POLO de MEDINA, Salvador Jacinto
Scrittore spagnolo, nato nel 1607 a Murcia, dove morì non prima del 1657. Di natura umanistica e di mentalità piuttosto superficiale, P. de M. riuscì ad assimilare la maniera poetica del suo tempo, tanto da poter echeggiare con facilità stilistica, e non soltanto formale, gli atteggiamenti più tipici: nella lirica sentì l'influenza del Góngora, specie nei romances e negli epigrammi; nella prosa rifece il tono satirico e polemico del Quevedo e del Cervantes, rimanendo sempre in margine al loro mondo morale e artistico.
Nel genere più propriamente festivo e burlesco, P. de M. scrisse le sue composizioni più vivaci non solo seguendo gl'impulsi occasionali del suo temperamento brioso (si veda la sua raccolta più ricca: El buen humor de las Musas, 1637), ma anche parodiando con grazia assunti letterarî e classici, di derivazione soprattutto mitologica e ovidiana (Fábula burlesca de Apolo y Dafne; Fábula de Pan y Siringa; Fábula de Vulcán; Fábula de Venus y Marte, ecc.). Con estrema facilità s'impadroniva e mistificava lo stile del Quevedo (come con El hospital de incurables, viaje de este mundo al otro, condotto appunto sul modello dei Sueños del Quevedo); agli stessi interessi, per quanto esposti con un procedimento didattico, s'ispira un'altra sua operetta prosastica (Gobierno moral á Lelio, 1657), che trovò anche imitatori in J. P. Rubio y Bazán (Lelio instruído de J. Polo a Fabio) e J. B. de Aguilar (Fabio instruído de Lelio a Lauro): era il genere che trovava allora la maggiore diffusione nella cultura spagnola (cfr. l'ediz. delle sue Poesías nella Biol. de autores esp., voll. XVI e XLII).