polpa
Il termine designa in D. la " parte carnosa del corpo " umano o di animale.
Si registra, sempre in rima e in unione con ossa, a denotare, complessivamente, la struttura corporea: Rime CIV 86 questo foco m'have / già consumato sì l'ossa e la polpa, / che Morte al petto m'ha posto la chiave; If XXVII 73 Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe / che la madre mi diè, cioè " finché fui vivo, anima e corpo " (Chimenz); Pg XXXII 123 la donna mia la [cioè la volpe, simbolo dell'eresia] volse in tanta futa / quanto sofferser l'ossa sanza polpe, " quanto a quella magrissima bestia permetteva la sua estrema debolezza " (Andreoli, come già il Lombardi e, in genere, i commentatori più recenti), cioè lentamente, in quanto " la debolezza, che viene dall'eccessiva magrezza, non consente un rapido cammino " (Casini-Barbi); ma cfr. il Cesari: " quanto corre un animal per somma magrezza leggiero ", e il Tommaseo. Anche il Porena si chiede: " è un molto di corsa per la leggerezza che ne risulta, o un poco per scarsezza di muscoli? ".