POLPO (dal gr. πολύπους "dai molti piedi")
Nome volgare di un Cefalopodo (v.) Dibranchiato Octopodo che, in Italia, indica, di regola, l'Octopus vulgaris; ma qualche volta si estende, solo o seguito da un aggettivo, ad altre specie di Octopus e di Eledone. Il polpo ha larga diffusione ed è la specie di Octopus più frequente e più nota lungo la scogliera sommersa del Mediterraneo, ove raggiunge non di rado i 10 kg. di peso; a Nizza ne venne catturato uno lungo circa 3 metri e del peso di 25 kg. (v. cefalopodi, Tav. a colori).
Con l'aiuto delle ventose il polpo striscia o si arrampica veloce sulla scogliera; nei tratti pianeggianti può anche camminare poggiando sulle braccia piegate a voluta; inseguito si lancia a nuoto retrogrado. Accumulando sassolini sul fondo si costruisce un ricovero che tiene sgombro dagli avanzi di cibo e dove la femmina depone e custodisce le uova, innaffiandole a intervalli, col getto d'acqua dell'imbuto. Pasto preferito è un granchio, sul quale il polpo si avventa; dopo averlo ghermito lo paralizza col secreto delle ghiandole velenifere, iniettato col becco entro la cavità branchiale.
Il pescatore tende agguato al polpo con una lenza che porta un'esca bianca al posto dell'amo; o più semplicemente lo afferra e lo trae dall'acqua mediante un uncino; poi lo uccide con un morso nel capo; se l'esemplare è grosso, lo trafigge col coltello. I giovani hanno carni tenere e saporite; i grossi adulti diventano coriacei e mal digeribili (v. anche pacifico, oceano: Fauna).