poltro
Una sola volta, in rima, in Pg XXIV 135 " Che andate pensando sì voi sol tre? ", / sùbita voce disse; ond'io mi scossi / come fan bestie spaventate e poltre.
Si conoscono due interpretazioni fondamentali. L'una, che fu già del Lana, Benvenuto, Lombardi, ed è quella per cui propendono in genere i moderni (Vandelli, Porena, Sapegno, Chimenz, Mattalia, ecc.), scorge nel termine il significato di " puledre ", cioè " giovani " e pertanto facili ad adombrarsi, impressionabili, " paurose ". " Poltracchio e poltracchiello - nota il Vandelli - usò il Sacchetti per poledruccio più di una volta "; e il Landino ci attesta che, quando egli scriveva, era voce corrente ‛ poltruccio '. Cfr. anche l'antico francese ‛ poultre '.
Secondo l'altra interpretazione (Buti, Anonimo, Vellutello, Daniello, Andreoli, Torraca, Grabher, ecc.), p. vale, invece, " impoltronite " (" da ‛ poltro ' - chiosa il Vellutello -, che significa il letto nel qual l'uomo s'appigrisce e impoltronisce "), " pigre ", " sonnolente ", ovvero " tranquille ", per essere state in riposo, da cui lo spavento le riscuote energicamente; e così intende, in sostanza, anche il Pagliaro, il quale, affrontando marginalmente la questione (Ulisse 327 n. 2), propone la derivazione del termine dal latino " putris ‛ putrido, molle, floscio ' con il noto sviluppo parassitico di l per ipercorrettismo popolare " (mentre, a giudizio del Parodi [Lingua 263], si tratterebbe di un deverbale [cfr. If XXIV 46 ti spoltre]).
A difesa di questa seconda interpretazione, il Grabher nota che essa " sembra la più adatta sia per la graduazione dei significati - ‛ spaventate mentre riposano tranquille ' è assai più coerente che ‛ spaventate e giovani (o simili) ' - sia per aderenza allo stato di Dante, che è spaventato mentre è immerso nella tranquilla astrazione dei suoi pensieri (132) ". Secondo il Porena, invece, " l'inversione è dovuta alla rima "; mentre, a giudizio del Mattalia, essa si giustifica con la tendenza, in D.,. a rovesciare la serie causa-effetto (cfr. If II 47- 48).