POLVERI farmaceutiche (lat. pulveres)
Preparazioni medicinali, ottenute per polverizzazione, in mortaio appropriato, di sostanze chimiche e droghe, mondate dalle parti estranee e opportunamente disseccate; successivamente sono passate attraverso setacci di maglia più o meno stretta secondo il grado di finezza che si deve raggiungere. Per ciascuna polvere s'indica il grado di finezza con un numero fra parentesi, corrispondente al numero di maglie comprese nel lato di un quadrato di un centimetro di lato. Si distinguono così: polveri grossolane (5), grosse o farine (10), quasi fine (20), fine (30), finissime (40).
La Farmacopea italiana (1929) registra: la polvere di Seidlitz (pulvis aërophorus laxans: tartrato sodico potassico in polvere [40] gr. 75, bicarbonato sodico 2,5 + [separatamente] acido tartarico in polvere [40] 2); la polvere del Dower o polvere di oppio e d'ipecacuana composta (pulvis ipecacuanhae opiatus: oppio in polvere [40] gr. 10; ipecacuana in polvere [40] 10, lattosio in polvere [40] 80; un grammo di questa polvere contiene 10 cgr. di oppio, circa 1 cgr. di morfina); la polvere di liquirizia composta (pulvis liquiritiae compositus: sena in polvere [40] gr. 180, polvere di radice di liquirizia [40] 236, solfo sublimato lavato 80, olio essenziale di finocchio 4, zucchero in polvere [40] 500).