POLVERI Piriche (XXVII, p. 785)
Polvere nera. - Il suo impiego è sempre più limitato, sia come esplosivo da mina, sia come esplosivo bellico.
Come tale trova ancora utilizzazione nelle carichette di accensione e di trasmissione, come carica deflagrante in proiettili shrapnel, come carica propellente nei razzi di segnalazione, nelle spolette a tempo.
Polveri senza fumo. - La grande varietà dei mezzi bellici moderni ha moltiplicato i tipi di armi da fuoco e i problemi che la balistica è chiamata a risolvere. Perciò anche le polveri da lancio hanno dovuto arricchirsi di nuove composizioni e adattarsi alle esigenze di un'artiglieria, dalla quale si richiede normalmente alta frequenza e precisione di tiro, associate ad elevata velocità iniziale dei proiettili, che, in alcuni casi, è giunta sino a 1400 m.s-1.
In linea generale si è accentuata ancora maggiormente la tendenza ad impiegare polveri con calore di esplosione più basso, allo scopo di ridurre l'erosione delle bocche da fuoco, sia per prolungarne la vita, sia per salvaguardarne la precisione di tiro. Dalla classica balistite al 50% di nitroglicerina, che ha un calore di esplosione di 1330 Kcal. kg-1 i, si scende, gradatamente, sino a polveri che hanno un calore di esplosione intorno alle 700 Kcal. kg-1, cioè quasi al limite compatibile con una combustione regolare. La realizzazione di queste polveri, cosiddette fredde, particolarmente utili nelle artiglierie contraeree, è stata facilitata dall'impiego del dinitrodietilenglicole (v. esplosivi, in questa App.), che ha un calore di esplosione circa 1/3 più basso della nitroglicerina. Naturalmente nella composizione di queste polveri entrano, in notevoli percentuali, cioè sino al 1°-I5%, sostanze raffreddanti e gelatinizzanti, come derivati dell'urea, dell'uretano, esteri organici della cellulosa, esteri ftalici.
Polveri calde sono invece preferite per cariche di mortai leggeri e, in genere, di armi che lavorano con pressioni modeste; particolarmente sono stati impiegati per la carica di lancio dei proiettili auto-propellenti (proiettili-razzo), per i quali si richiede un esplosivo ad alto contenuto di energia (1000-1300 Kcal. kg-1), che bruci regolarmente anche alle bassissime pressioni (300-400 kg. cm-2), che sono ammissibili nella camera di combustione, sia perché essa non deve avere pareti troppo spesse, che appesantirebbero dannosamente il proiettile, sia perché la combustione deve avvenire con una certa lentezza ed è noto che la velocità di combustione delle polveri gelatinizzate (V) è, entro certi limiti, una funzione lineare della pressione (P), della forma V + a = bP. Il tempo di combustione di una carica di lancio per proiettile autopropellente, è dell'ordine di qualche decimo di secondo; occorrono quindi grani di grosso spessore, che in genere sono tubi con uno spessore di corona di qualche centimetro. Nel campo delle polveri a doppia base, cioè contenenti nitroglicerina, o dinitrodietilenglicole, o nitrometriolo, ecc., i tipi laminati o trafilati a caldo, senza solventi volatili, hanno preso un netto predominio per la prontezza del loro impiego e per la costanza dei loro effetti balistici.
La composizione delle polveri alla nitrocellulosa, prodotte pure su larga scala, si è arricchita di componenti ausiliarî, stabilizzanti, raffreddanti, inibitori di igroscopicità, come difenilammina, centralite, dibutito dietil-ftalato, binitrotoluolo, allo scopo di migliorarne la stabilità, la costanza degli effetti balistici e diminuirne il calore di esplosione, che per la composizione classica si aggira sulle 950 Kcal. kg-1. Le polveri alla nitrocellulosa, nei tipi a combustione progressiva, sia per trattamento superficiale dei grani, sia per la loro forma geometrica (grani multiperforati cilindrici o a rosetta), sono quelle più spesso utilizzate per il caricamento di armi di piccolo calibro, con alta velocità del proiettile, come mitragliatrici e cannoncini anticarro e contraerei.