POLYGNOTOS (Πολύγνωτος)
2°. - Ceramografo attico operante entro il terzo venticinquennio del V sec. a. C. Il nome con la formula ἔγραψεν appare su cinque vasi che sono da assegnargli e su uno che J. D. Beazley attribuisce invece alla sua scuola. P. è anche il nome con cui firma il pittore un poco più anziano e completamente diverso come temperamento e stile che è noto come Pittore dello sköphos Lewis (Lewis Painter; v. lewis, Pittore di). Più difficile da spiegare la firma assai simile come formula e come ductus che appare su un'anfora del Pittore di Nausikaa. Quest'ultimo artista è infatti contemporaneo del nostro P., e per quanto indipendente come tradizioni formali e carattere, palesa in quest'opera isolata una certa volontà d'avvicinamento al modo di esporre grave e raccolto del nostro pittore.
Per molti aspetti P. continua il grandioso mondo formale del Pittore dei Niobidi, con la sua contenuta e spettacolare tragicità, l'elevatezza del tono morale, l'esposizione eloquente e lucidissima. D'altra parte i nuovi fermenti rappresentati dallo sviluppo dell'arte fidiaca e forse dalla concezione sempre più appassionata e nostalgica della scultura funeraria delle stele non rimaneva senza effetto. E le figure di P. vengono a caricarsi di passionalità e di tormento interiore così come il segno cristallino e inesorabile del Pittore dei Niobidi si inflette a rendere volti scavati e larghi occhi angosciosamente interrogativi. I contorni sono meno puri, come logorati di passione: anche quando svolge temi affatto simili a quelli del maestro, battaglie o amazzonomachie, in esse non troviamo mai quelle azioni folgoranti, le figure che si avventano in attacchi dirompenti senza possibilità di ritorno. Si veda l'eroe dell'anfora di Londra E 272, così cauto e stanco, e gravato di preoccupazioni spirituali, anche nel combattimento. Persino Apollo sterminatore non agisce con la sua consueta luminosa e annientatrice immediatezza: nella pelìke del Louvre G 375 il dio avanza faticoso e pesante contro Tityos, quasi a schiacciare con la massa montagnosa l'avversario abbattuto a terra. Più a suo agio è l'artista nelle scene statiche, quando evoca in un clima di sospeso mistero la missione di Trittolemo, o nelle scene di congedo, o anche quando comunica un'inconsueta nostalgica nota di spiritualità alle figurazioni di banchetti.
Per queste qualità che in un certo senso esprimono così compiutamente le tendenze fondamentali della sua epoca è ben naturale che P. si trovi al centro di un grande gruppo di artisti che partono da lui e si muovono intorno a lui. Di alcuni è stato possibile determinare la fisionomia, come dei Pittori di Lykaon, di Ettore, di Peleo, di Kleophon. Ma un grande numero di vasi è ancora trattato dal Beazley come indiviso ad attestare l'influenza diretta e continuata di P. sulle opere compiute intorno a lui.
Bibl.: J. C. Hoppin, Red-fig., II, p. 374; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, II, p. 54; J. D. Beazley, Vasenm. Rot-fig., p. 391; id., Red-fig., p. 677. E. Simon, Antestherien-Skyphos des P., in Antike Kunst, 6, 1963, p. 6 ss.