POMPA (gr. πομπή "corteo", "processione" da πέμπω "invio" "accompagno", "scorto")
È il solenne corteo che in Grecia e in Roma accompagna magistrati e simboli sacri verso un luogo sacro, un tempio (v. processione) o verso una località di pubblici giuochi; ovvero la sposa alla casa dello sposo e il defunto alla sepoltura. In essa è sempre implicito un valore religioso.
Nella pompa nuziale (nuptialis pompa, deductio in domum, ἄγειν εἰς οἰκίαν) la fanciulla esce dalla casa paterna accompagnata dal parentado e preceduta da una scorta di fanciulle coetanee, di giovanetti che cantano versi d'occasione (fescennini). Fiaccole accese presidiano da mali spiriti.
Nei funerali (funeris) precedevano il feretro il banditore (praeco) e il tibicine (siticen) che modulava la cantilena funebre, le insegne delle cariche sostenute, le immagini in cefa degli antenati innestate su pali, poi i liberti, i clienti, e le prefiche che davano il tono alle lamentazioni; e lo seguivano i parenti e gli amici in veste nera (toga pulla) e senza ornamenti.
Nella pompa trionfale (p. triumphalis) il generale vestito di porpora e coronato di alloro e con il volto spalmato di minio, in figura di Giove, avanzava su una quadriga tirata da quattro cavalli bianchi verso il Campidoglio. Lo precedevano le spoglie di guerra, le immagini simboliche (alberi e torri dipinte) delle terre e città conquistate, i re e i duci vinti in catene, le vittime del sacrificio gratulatorio e lo seguiva l'esercito che cantava inni di vittoria, non senza moniti talora salaci per il vincitore. Di qui il solenne corteo scendeva poi nel circo per i giuochi o votati dal vincitore o normali alla fine della campagna di guerra autunnale e ciò spiega l'affinità tra la pompa trionfale e quella circense.
Nella pompa circense (p. circensis) teneva il primo luogo il magistrato che procedeva su una biga con la toga di porpora, la tunica palmata, la corona in capo e lo scettro con l'aquila in mano. Il corteo era aperto da giovinetti che avessero entrambi i genitori viventi (patrimi et matrimi), cosa reputata di fausto augurio; seguivano coloro che prendevano parte ai giuochi (corridori a cavallo o su biga o quadriga, atleti, danzatori, tibicini, citaristi); ministri inferiori del culto con incensieri fumiganti, sacerdoti, le immagini degli dei portate a braccia, oppure su barelle (fercula), e i loro attributi e simboli religiosi primitivi forse a tipo di feticcio, dette con benevolo eufemismo exuviae deorum, su piccoli carri a due ruote (tensae) che, come si ricava da monete e bassorilievi, portavano nel fianco il simbolo della divinità (fulmine per Giove, pavone per Giunone, civetta per Minerva). A Giulio Cesare fu dato l'onore di veder la sua immagine portata insieme con quella degli dei (Suet., Caes., 76). Durante l'epoca imperiale si aggiunsero alla pompa le immagini degl'imperatori defunti e sopra un carro (carpentum) quelle delle imperatrici, come si vede su una moneta di Caligola dedicata alla memoria di sua madre Agrippina.
La pompa circense usciva dal Campidoglio scendeva nel foro e per il vicus Tuscus e il foro Boario giungeva al Circo Massimo e vi entrava girando attorno alla spina per farsi ammirare dal popolo che, già disposto sui gradini, l'accoglieva in piedi tra grandi applausi. Giunto il corteo sotto il pulvinare o balcone del magistrato che presiedeva, si celebrava un sacrificio, indi si dava principio ai giuochi. La più ampia descrizione della pompa circense è quella di Dionigi d'Alicarnasso (VII, 70), che dichiara di essersi attenuto, per i tempi più antichi, a Fabio Pittore.
Bibl.: A. Piganiol, Recherches sur les jeux rom., Strasburgo 1923.