DE CAPITANEIS, Pompeo
Non si hanno notizie di questo orefice milanese precedenti al 12 apr. 1511, quando in un documento relativo alla vendita di una vigna per la somma di 60 ducati, risulta abitante a Roma, in Trastevere, insieme alla moglie Lucrezia (Bulgari, 1958).
Nel censimento della città di Roma, durante il pontificaro di Leone X, il D. figura abitante nel rione Parione, nella parrocchia di S. Stefano in Piscinula (Armellini, 1882, p. 75), e proprietario di una casa in cui abita "Francesca Spagnola cortegiana" (ibid., p. 46). Dall'agosto 1521 al maggio 1531 il D. abita a piazza del Pellegrino, in una casa del monastero di S. Agostino (Bertolotti, 1881, p. 285). In un censimento antecedente il sacco di Roma, il D. risulta avere 0 5 bocche da sfamare" (Gnoli, 1894). Con breve di Clemente VII del 7 genn. 1527, dove è indicato il suo casato, fu nominato pesatore della Zecca (Bertolotti, 1881, p. 285), incarico che gli venne confermato il 31 ott. 1532 (Arch. Segr. Vat., Arm. XXIX-XXX, vol. 94, ff. 112v, 113r).
L'attività del D. si svolse tuttavia anche al di fuori della Zecca. Nel 1528 lavorò ad un calice per Clemente VII e ad un pettorale, eseguì e aggiustò anelli, fece una piccola croce ornata di quattro smeraldi e di un diamante, rifece il braccio di un angelo del vecchio pettorale (Müntz, 1888, pp. 21, 41). Il 20 ag. 1529 fu dato ordine di pagargli 100 ducati a saldo del 507 dovutigli "pro pretio auri et factura pectoralis martirij et gemmis et aptatura alterius pectoralis et unius calamis et unius coclearis et coppe ad usum communionis S.mi D.N.PP." (Bertolotti, 1881, p. 287).
B. Cellini narra nella sua Vita che durante l'assedio di Firenze gli era stato commissionato da Clemente VII un bottone di piviale; avendolo saputo, il D. e l'intagliatore fiorentino Michelino di Francesco Naldini si unirono per preparare alcuni disegni relativi alla stessa commissione, ma senza successo (cfr. Davico Bonino, in Cellini, 1973, pp. 101 s.). Il D. agli occhi del Cellini era il più invidioso e pericoloso avversario ed aveva grande influenza su Clemente VII, in quanto parente del suo primo cameriere Traiano Alicorno. Tuttavia il D. doveva essere soprattutto ben considerato dal papa, se questi gli commissionava opere di una certa importanza e lo elogiava come nel documento- del 1527 (Plon, 1883, p. 22). Come risulta in un arbitrato del 23 agosto, il D. fu console degli orefici nel 1529, carica cui fu di nuovo eletto il 25 giugno 1534 (Bulgari, 1958).
Nel maggio 1531 il D. fu pagato per alcune stoffe, il che fa supporre al Bertolotti (1881, p. 288) che avesse un "traffico di telerie"; nel marzo 1532 il D. ebbe un diverbio con Gaspare da Modena (ibid., p. 289). Il 19 apr. 1533 un mandato di pagamento a suo nome veniva effettuato per l'oro e la fattura di una Rosa d'oro, e inoltre il D. veniva nuovamente pagato per una spada regalata da Clemente VII la notte di Natale del 1533 (Bulgari, 1958).
Il 26 sett. 1534 i! D. fu ucciso da Benvenuto Cellini con due coltellate, presso S. Lucia della Chiavica (Plon, 1883, pp. 26-32).
Secondo il Cellini, il D. lasciò in eredità, ad una sua figlia naturale, di cui non è specificato il nome, 3.000 ducati di dote (Davico Bonino, in Cellini, 1973, p. 161). L'8 ott. 1534 veniva aperta contro il Cellini una "investigatione" (Bertolotti, 1875, p. 101), cui poneva fine il salvacondotto concesso al Cellini il 10 ott. 1534 (Archivio Segreto Vaticano, Arm. XXIX-XXX, vol. 93, f. 217).Ludovico, fratello del D., rappacificatosi con Benvenuto Cellini il 17 ott. 1534, fu nominato pesatore e soprastante della Zecca, con lo stesso stipendio e gli oneri del De Capitaneis (Ibid., vol. 99, ff. 9v, 10r). Il 13 gennaio del 1535 Ludovico riceveva la prima paga mensile di 6 ducati come pesatore della Zecca; questi mandati si succedono regolarmente fino al 1550 (Bertolottì, 1881, p. 254). Il 4 nov. 1551 Ludovico rinunciò alla sua carica presso la Zecca (Martinori, 1917, p. 13).
Non sono molte le notizie relative all'attività di Ludovico, il quale, secondo il Bertolotti, era diventato pesatore della Zecca più per intercessione di Giovanni Gaddi, prelato amico del Cellini, e con l'intento di suggellare la pace avvenuta, che per le proprie capacità; egli piuttosto si faceva aiutare da altri orefici (Bertolotti., 1875, p. 85).
II Bertolotti (1881, II, p. 312) registra un orefice milanese di nome Ludovico de Paganis, che prese parte alla prima riunione degli orefici del 13 giugno 1508nell'oratorio dei SS. Pietro e Paolo dell'Università della Confraternita del Gonfalone; il documento non è stato rintracciato e non è quindi accertabile se sia da identificare, come è ritenuto in Bulgari (1958), con Ludovico De Capitaneis.
Fonti e Bibl.: B. Cellini, Vita, a cura di G. Davico Bonino, Torino 1973, ad Indicem; A. Bertolottì. in Archivio storico artistico archeologico e letterario della città e provincia di Roma, I (1875), pp. 79 s., 82-85, 101 ss., 110 ss. (per Pompeo); 85 s., 88, 95 (per Ludovico); Id., Artisti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI e XVII, I,Milano 1881, pp. 248, 251, 253 s., 284-92 (per Pompeo); 254, 269, 290, 292 s., (per Ludovico); M. Armellini, Un censimento della città di Roma sotto il pontificato di Leone X, Roma 1882, pp. 46, 75; E. Plon, B. Cellini, Paris 1883, pp. 22, 26-32, 41, 46, 77, 144, 200 (per Pompeo); 31 (per Ludovico); E. Müntz, L'oreficeria a Roma sotto il regno di Clemente VII, in Archivio storico d. arte, I (1888), pp. 14, 20 s., 37, 41; F. Cerasoli, Documenti ined. su B. Cellini, ibid., VII (1894), pp. 372 ss.; D. Gnoli, Censimento d. popolaz. di Roma avanti il sacco... del 1527, Roma 1894, pp. 89 (per Pompeo); 58 (per Ludovico); E. Martinori, Annali della Zecca di Roma, Roma 1917. fasc. 8, pp. 153, 163, 167 s.; fasc 9, pp. 8 s. (per Pompeo); fasc. 9, pp. 9, 47, 49; fasc. 10, p. 13 (per Ludovico); C. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, I,1, Roma 1958, p. 362.