BATONI, Pompeo Girolamo
Pittore, nato a Lucca il 25 gennaio 1708, da giovinetto esercitò con bravura l'oreficeria nella bottega paterna. Il suo compare e protettore Alessandro Guinigi e i pittori Brugeri e Lombardi, suoi maestri, indussero il padre, restio, a toglierlo dal cesello per avviarlo alla pittura. Recatosi a Roma nel maggio 1728, il B. studiò sulle opere di Raffaello e sugli antichi marmi del Vaticano. Ammogliatosi nel 1730 fu costretto, per provvedere alle necessità della famiglia, a miniare ritratti e ventagli; ma un suo quadro d'altare per S. Gregorio e un altro per S. Celso ebbero finalmente ottima accoglienza. Intorno al 1740 egli dipinse per il conte Merenda di Forlì la Maddalena ch'è ora a Dresda, e quindi il Prometeo e La morte di Meleagro (1740-1743), ora presso i conti Minutoli a Lucca; le Arti (1740) del museo di Francoforte; le Nozze di Psiche (1756) del museo di Berlino; e la Caduta di Simon Mago (1760) di S. Maria degli Angeli, opera grandiosa, forte ed ispirata. ormai il B. divideva col Mengs il primato dell'arte in Roma, ma alle trionfanti teorie del Mengs e del Winckelmann non attribuiva eccessiva importanza. Come squisito e sagace ritrattista, effigiò pontefici e imperatori: Benedetto XIV, Clemente XIII, Pio VI, Giuseppe V, Leopoldo II, ecc. Il Camuccini, il Landi, il Nocchi debbono al B. quello che di grazia e di scioltezza settecentesca e d'amore del vero restò nelle loro pitture più o meno, secondo la moda, statuarie. Colpito d'apoplessia morì il 4 febbraio 1787.
Oltre le opere già rammentate ricorderemo: a Roma, la decorazione del padiglione nel giardino del Quirinale e le decorazioni del palazzo Colonna, il ritratto del Metastasio nella galleria Borghese, la Natività nella Gall. naz. d'arte antica, l'autoritratto nell'Accademia di San Luca, S. Tomaso d'Aquino nel Collegio angelico; a Torino, nella Pinacoteca, Enea che fugge da Troia; a Milano, a Brera, la Santa Famiglia; a Brescia, la Presentazione di Cristo al Tempio in S. Maria della Pace; a Chiari, nella chiesa dei Filippini, l'Immacolata Concezione; a Treviso il ritratto del Benaglio nel capitolo della Cattedrale; a Parma, in S. Antonio, la Predicazione di S. Giovanni Battista; a Forlì, quadri e bozzetti presso i conti Merenda; a Firenze, l'autoritratto e due Storie di Ercole, agli Uffizi; a Lucca l'Estasi di S. Caterina e il Martirio di S. Bartolommeo nella Pinacoteca, il ritratto di monsignor Manzi al Museo e opere nelle collezioni Poschi e Guinigi; nel palazzo comunale di Tarquinia, il ritratto del conte N. Soderini; a Messina, il Martirio di San Giacomo, ora nel Museo. Inoltre: a Lisbona, l'Ultima Cena e il Cuor di Gesù, per la chiesa delle Carmelitane; le Tre arti e altre opere nella galleria di Dresda; il Figliol Prodigo nella galleria di Vienna; due ritratti nel Museo del Prado; e in private raccolte molti altri dipinti di soggetto sacro e mitologico e ritratti, tra i quali a Londra il più bel ritratto femminile da lui dipinto, quello della marchesa Brignole (1766), esposto a Palazzo Pitti nel 1922.
Il B. restò un settecentesco dalla pennellata chiara, facile e spedita, in pieno trionfo del Neoclassicismo, con il Mengs e con il David a Roma imperanti, ma suoi cordiali amici. È evidente l'influsso sull'arte di lui della scuola francese, da Le Moyne a Rigaud, da Nattier a Van Loy; e basta guardare i rasi e i velluti e le loro pieghe brillanti e la stessa liscia dolcezza delle carni rosee smaltate. Nell'elogio del B. scritto da Onofrio Boni che lo conobbe e vide spirare, è questo acuto confronto col Mengs: "Il Mengs fu fatto pittore dalla filosofia, il B. dalla natura. Ebbe il B. un gusto naturale che trasportavalo al bello senza ch'egli se ne accorgesse; il Mengs vi arrivò con la riflessione e con lo studio".
Bibl.: O. Boni, Elogio di P. G. B., Roma 1787; F. Benaglio, Vita del pittore P. B., in Vita e prose di F. B., scelte da A. Marchesan, Treviso 1898; H. Posse, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VII, Lipsia 1909 (con accurata bibl.); L. Haitecoeur, I musaicisti sampietrini del Settecento, in L'Arte, XIII (1910), pp. 450-60; E. Lazzereschi, Due tele di P. G. B., in Rass. naz., 1913, pp. 227-247.