MARIANI, Pompeo
– Nacque il 9 sett. 1857 a Monza da Martino, direttore insieme con Gaetano Pellegrino della scuola commerciale Mariani-Pellegrino, e da Giulia Bianchi, proveniente da una famiglia di pittori (era figlia di Giosuè e sorella di Mosè). Terminato il ginnasio, il M. fu avviato dal padre alla carriera bancaria presso la banca Cavagliani e Oneto di Milano.
Nel capoluogo lombardo fu introdotto da A. Noseda nei circoli culturali e artistici intorno ai quali gravitavano, tra gli altri, A. Boito, G. Braga, L. Gualdo e i pittori legati alla cultura tardoscapigliata L. Conconi e V. Bignami (quest’ultimo fondatore della Famiglia artistica). Con costoro divenne frequentatore del caffè Cova e dei teatri Dal Verme e alla Scala, sviluppando un forte interesse per la musica. Sempre a Milano, dall’amico Noseda apprese il gusto per gli oggetti ricercati. Spirito arguto e caricaturista dilettante di numerosi personaggi, tra cui suonatori e cantanti d’opera, l’esecuzione, nel 1878, di un ritratto grottesco del suo direttore gli costò il posto in banca e lo costrinse a rientrare a Monza. Tornato a Milano entro l’anno, fu introdotto da U. Dell’Orto presso il pittore E. Pagliano, dal quale decise di prendere lezioni lasciandone momentaneamente all’oscuro i suoi familiari in modo da saggiare le sue effettive possibilità artistiche.
Pagliano, amico di D. Morelli, fornì al M. una buona base accademica avviandolo allo studio dell’anatomia e delle tecniche artistiche spaziando dall’olio all’acquerello, alla tempera, all’acquaforte, e lo spronò all’esercizio mnemonico facendogli ridipingere a studio i soggetti elaborati en plein air. Lo zio Mosè, venuto a conoscenza delle sue doti grazie a G. De Nittis, che aveva notato le opere del M. visitando lo studio di Pagliano, intercedette presso i suoi genitori per consentirgli di intraprendere liberamente la carriera artistica e si adoperò per seguirne lo sviluppo mediante sedute di pittura nel parco e nei dintorni di Monza.
Nel 1878 il M., insieme con Dell’Orto, fece una escursione sul Gottardo e fissò in due album le impressioni raccolte. In quel periodo privilegiò soggetti campestri e ritratti: del 1879 è, per esempio, la piccola tavola con il ritratto della madre (Bordighera, Istituto internazionale di studi liguri). L’anno seguente, con Dell’Orto e S. Fornara, raggiunse l’Egitto.
Fin dalla partenza dal porto di Brindisi il M. raccolse immagini; ma nell’aprile del 1881, a causa di un incidente, fu costretto a rientrare a Milano portando con sé un cospicuo numero di schizzi su scene di vita araba e luoghi del Cairo. Il metodo di fissare le immagini con tratti veloci in numerosi taccuini gli permise di meditare ed elaborare con cura tutte le possibilità offerte da un medesimo soggetto risolvendolo in una serie di variazioni compositive. Dell’Arabo in preghiera, per esempio, partendo dallo stesso schizzo, eseguì, nel 1881, diverse versioni (di cui una a Verona, Collezione Istituti ospedalieri), indagando a fondo i giochi di luce, i tagli prospettici e le ambientazioni (la grande profusione di soggetti e titoli identici in epoche diverse, come la presenza in collezioni private di molte opere del M., ne rende talvolta difficile l’individuazione). L’esperienza africana determinò il ricorso a cromie più luminose e la coscienza degli spazi immensi registrati con tagli cinematografici, oltre a ricerche e sperimentazioni nella pennellata (Di Giovanni Madruzza - Ranzi, 1997, p. 37). Nel dipinto Dall’aia (collezione privata), esposto in quell’anno a Brera ma eseguito nel 1880, emerge infatti il divario con le opere egiziane: ancora irrisolta la tecnica, tra il brillante tocco dello zio e la larga stesura a macchia (P. M.…, 2002, p. 15).
All’Esposizione di belle arti di Milano del 1881 e dell’anno successivo presentò le opere elaborate partendo dagli studi condotti in Africa (proposte nuovamente nel 1883 anche a Roma e Nizza, dove vinse una medaglia d’oro). Queste segnarono l’inizio della fortuna artistica del M., che riscosse un ottimo successo di vendita. Da quel momento fu presente a varie esposizioni nazionali e internazionali (molte sue opere si trovano in collezione privata, altre non sono rintracciabili). Il M. si affermò anche nella ritrattistica, ambito in cui, con intuizione e sensibilità, sperimentò il linguaggio scapigliato attraverso la figura di F. Carcano, al quale si rivolse, sia per indagare la tecnica sia per eliminare aspetti malinconici, dettagli e toni scuri. Del 1882 è La signora Thea Rossi (Bordighera, Fondazione Pompeo Mariani); del 1883 sono invece il dipinto Mia madre in giardino (Milano, Galleria civica d’arte moderna) e il Ritratto di donna (Monza, Musei civici). Recatosi a Genova realizzò numerose vedute dello scalo marittimo alle diverse ore del giorno e della notte, facendo ricorso a scatti fotografici personali e a quelli di A. Noack, vincendo, nel 1884, con Il saluto al sol morente, il premio Principe Umberto (Collezione Intesa Banca commerciale italiana).
In questi soggetti marini sono stati ravvisati influssi della pittura olandese sulla quale il M. si era probabilmente aggiornato tramite le numerose riviste italiane e straniere cui era abbonato, ma anche mediante V. Gubricy e il mercante parigino A. Goupil (nel 1885 pose il proprio recapito per la vendita delle opere presso la galleria di Goupil, L. Boussod e R. Valadon).
Il ministero della Pubblica Istruzione acquistò il dipinto Vaporino rimorchiatore (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna, in deposito presso il ministero della Marina militare).
Tra il 1885 e il 1886 presentò i soggetti egiziani e le marine liguri alle esposizioni internazionali di Parigi, Londra e Liverpool, ricevendo altre medaglie di riconoscimento e conferme dal pubblico. Nel 1885 gli fu conferito il diploma di socio onorario dell’Accademia di Brera (di cui fu consigliere dal 1897 al 1905); mentre il re Umberto I acquistò una veduta del porto di Genova intitolata La sera (ubicazione ignota). Nel 1888, alla III Mostra d’arte internazionale di Monaco di Baviera, vinse la medaglia d’oro per il dipinto Tramonto nel porto di Genova (Monza, Musei civici) e, nel 1889, con Cantuccio di primavera (collezione privata), ricevette la menzione d’onore all’Esposizione universale di Parigi.
Vari personaggi della media e alta borghesia a Monza e a Milano si rivolsero a lui per i loro ritratti. Anche il re Umberto I apprezzò l’opera del M. e, oltre ad acquistare nel corso del tempo diversi paesaggi, commissionò al pittore alcuni ritratti, il primo dei quali nel 1889, destinato alla cappella Palatina di Palermo (del quale, non essendo nota la versione definitiva, è stato ipotizzato un bozzetto); un altro, destinato all’ambasciata italiana di Berlino, fu realizzato nel 1893 (ubicazione ignota). Per entrambe le occasioni il M. si recò a Roma per ritrarre dal vero il sovrano che, nel 1890, acquistò il paesaggio D’autunno al cader delle foglie. Anche Il torrente, premiato con medaglia d’argento all’Esposizione nazionale di Palermo nel 1891, fu acquistato dalla casa reale (ubicazione ignota).
L’anno seguente uno dei pochissimi temi storici trattati dall’artista, La partenza di Garibaldi dallo scoglio di Quarto, fu presentato all’Esposizione di belle arti di Roma e acquistato dal ministero della Pubblica Istruzione per il palazzo del Senato (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna).
In questo periodo il M. espanse il mercato delle sue opere Oltreoceano inviandone alcune a New York (nel 1890) e partecipando all’importante esposizione universale di Chicago nel 1893. Nello stesso anno presentò alla Triennale di Milano alcune tele dipinte nella zona della Zelata, vicino a Pavia (molte in collezione privata). Ripreso in diverse stagioni e in diversi momenti della giornata, il luogo offrì spunti per inedite scene di caccia che ampliarono il suo già vasto repertorio sul paesaggio con paludi, stagni, anatre e figure di cacciatori velati nella nebbia (il dipinto Una lanca del Ticino, acquistato dal re Umberto, è di ubicazione ignota). La tecnica, a veloci tocchi di pennello, brevi e allungati, ripercorre le ricerche impressioniste sulla luce; ma la gamma cromatica, ridotta ai toni del grigio e del bianco, risulta più vicina alla realtà italiana di De Nittis (Di Giovanni - Ranzi, 2002, pp. 20-22; Ranzi, 2003).
Nel 1898, a Bordighera, ricevette diverse commissioni da privati in vacanza sulla Riviera ligure (documentate nei taccuini conservati presso la Fondazione Pompeo Mariani di Bordighera). Tra le più importanti fu quella di F. Grossi, medico genovese, per l’arredo del salone del suo appartamento (tra le tele realizzate, Nevicata, Burrasca in mare, Partenza per la pesca sono conservate dal 1939 presso la Galleria d’arte moderna di Genova). Soggetto d’impronta più intimista e simbolista, sul quale il M. ritornerà a più riprese sempre nel 1898, è quello della donna che guarda il mare appoggiata a scogli, presentato alla Secessione di Monaco di Baviera con il titolo Misteri dell’anima (identificato con L’innamorata del mare, ora a Genova, Galleria d’arte moderna) e ripetuto in Brezza marina (L’attesa) e In contemplazione del mare (collezione privata). Pur non dedicandosi solitamente a temi sociali, il M. dipinse in quest’anno Gli emigranti (ubicazione ignota), tema esplorato più volte nel 1900 (e presentato alla personale del 1923 con titoli meno espliciti quali Tramonto nel porto di Genova nei Musei civici di Monza, Veduta nel porto e Nel porto di Genova in collezione privata).
Nel 1899 sostituì all’Accademia di Verona lo zio Mosè. Tornato dal 1900 al 1906 a Milano, si dedicò a ritrarre luoghi mondani praticando anche le tecniche incisorie.
Interessanti scene di città, realizzate in più versioni, ritraggono persone in movimento in ambienti più evocati che descritti: Autunno (Foglia caduta) (Milano, Galleria d’arte moderna), Alle corse di S. Siro (collezione privata), Signore al caffè (ubicazione ignota). Nel 1906, in occasione dell’inaugurazione del Sempione, all’Esposizione nazionale di Milano, organizzò una mostra commemorativa dedicata allo zio dove fu premiato con il diploma di benemerenza.
Nel 1907 sposò la cantante lirica Marcellina Caronni (detta Nanà) conosciuta a Bordighera, dove due anni dopo acquistò una villa sui colli e, nel 1911, vi fece costruire da R. Winter «La Specola», residenza con grande studio arredata con le sue opere e la sua preziosa collezione (comprendente più di 20.000 oggetti di genere diverso, dai gioielli di Cartier e Tiffany, a dipinti, disegni e incisioni di Giampietrino, Gherardo delle Notti, Tiepolo, David, Goya, Courbet, Degas, e inoltre ceramiche e molti altri pregevoli pezzi antichi, in parte dispersi dopo la sua morte, sui quali la Fondazione Pompeo Mariani sta conducendo un accurato lavoro di documentazione).
Il M. trovò in quel periodo nuove fonti d’ispirazione per il paesaggio: dipinse scene agresti e di pescatori e si dedicò a ritrarre con piacere la vita frivola ed elegante del casinò e dei caffè di Montecarlo. Questi temi furono presentati in diverse mostre Oltreoceano e in una personale a Roma, alla Società amatori e cultori delle belle arti, nel 1913, dove il ministero della Pubblica Istruzione acquistò La sala dei passi perduti (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna).
Il M. trascorse gli anni della guerra tra Milano e Bordighera. Pur non partecipando a pubbliche esposizioni, continuò a dipingere facendo ricorso, come d’abitudine, ai taccuini. Ricevette a Bordighera la visita della regina Margherita della quale, nel 1919, eseguì un piccolo ritratto (Bordighera, Istituto internazionale di studi liguri). Tra le poche opere a tema religioso, dipinse un Cristo deposto come ex voto per la guarigione della moglie destinata alla cappella Araldi di Uscio (ubicazione ignota). Nel 1923 fu allestita una mostra antologica con 348 opere alla galleria Pesaro di Milano.
Il 25 genn. 1925 il M. morì nella sua villa a Bordighera. Il corpo fu tumulato nel cimitero di Monza.
Del 2002 è l’ultima grande antologica a Monza. La Fondazione Pompeo Mariani, la cui sede è nella residenza del M. a Bordighera, conserva l’ampio archivio storico del M., molte opere, parte della sua collezione, e organizza eventi e mostre su di lui. Nel maggio del 2006, a Santa Margherita Ligure, si è tenuta la conferenza P. M. tra realismo e impressionismo, a cura di C. Bagnasco (atti in corso di pubblicazione).
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