NERI, Pompeo
Politico ed economista, nato a Firenze il 17 gennaio 1706, morto ivi il 15 settembre 1776. A ventun'anno ebbe la cattedra, allora costituita, di diritto pubblico nell'università di Pisa, e da questa passava poi allo Studio fiorentino; nel 1735 il granduca di Toscana lo toglieva all'insegnamento per affidargli l'ufficio di auditore delle reali possessioni, che il N. tenne fino alla estinzione della casa Medici. All'avvento dei Lorena sul trono di Toscana, tra coloro che cooperarono a sospingere e guidare i sovrani sulla via delle riforme, ebbe un posto eminente il N., che, amico dell'economista senese Sallustio Bandini, fece conoscere questo a Francesco II: ambedue furono ispiratori delle prime leggi liberiste. Segretario del Consiglio di reggenza per gli affari di finanza dopo che Francesco II ebbe lasciato la Toscana, il N. attese insieme con altri agli studî per la bonifica della Maremma e della Valdichiana, promosse il riordinamento dell'università di Siena, iniziò il lavoro di codificazione del diritto civile e criminale del quale fissò il piano in una serie di relazioni in parte pubblicate in parte tuttora inedite. Il progetto non ebbe seguito per circostanze indipendenti dalla volontà del N., che, nel frattempo, riuscì però a preparare e far promulgare leggi importanti, come quelle sui fedecommessi, sulla limitazione dei diritti feudali, sul regolamento della nobiltà. Nel 1748, per desiderio dell'imperatrice Maria Teresa, il N. fu chiamato a Milano per occuparvi la carica di presidente dell'ufficio del censimento. A Milano egli rimase dieci anni, ebbe parte notevolissima nella riforma del sistema censuario e nel riordinamento dei comuni, e scrisse anche un'opera sul prezzo della moneta, giungendo per primo a intravvedere il principio del costo di riproduzione, svolto molto più tardi da scienziati stranieri. Richiamato in Toscana, vi assunse la carica di consigliere di reggenza per le finanze, e con più intenso fervore riprese la politica liberista applicata specialmente al commercio dei grani. Assunto al trono granducale Pietro Leopoldo, il N. fu uno dei più ascoltati consiglieri del nuovo sovrano, che lo nominò ministro per gli Affari interni e, in seguito alla creazione del Consiglio di stato nel 1770, presidente del consiglio stesso. I provvedimenti sulla libertà del commercio granario, precariamente applicati negli anni precedenti, diventarono per opera del N. definitivi; ottenne che fosse emanata la legge sulle manomorte promossa da lui stesso fin da quando era a Milano; suggerì la soppressione delle corporazioni e magistrature delle arti e la creazione della Camera di commercio; preparò la riforma municipale e varie leggi intese a ridurre e abolire le servitù rurali. Il N. ebbe così il merito di tradurre in pratica principî dottrinali, che erano rimasti fino allora dominio della pura speculazione, e fu il vero artefice delle riforme economiche dei primi due granduchi lorenesi. Si dilettò anche di letteratura e ridusse a commedia il Candide del Voltaire.
Bibl.: G. Rocchi, P. N., in Archivio storico italiano, s. 3ª, XXIV (1876); A. Anzilotti, Movimenti e contrasti per l'unità italiana, a cura di L. Russo, Bari 1930; specialmente il cap. 3°, Le riforme in Toscana.