TOTTI, Pompilio
– Nacque a Cerreto di Spoleto. La data di nascita è ignota, ma collocabile tra il 1590 e il 1591. Per i genitori, è stata avanzata l’ipotesi che possano essere Fulvio Totti e la moglie Giulia, originari di Cerreto, ma spostatisi a Roma, dove vissero sino al 1631 (Franchi, 1994, p. 765). Il luogo di nascita, in passato confuso con Cerveteri, è invece ormai accertato, tanto più che a Cerreto la famiglia Totti era tra le più cospicue. È assai probabile che la famiglia di Pompilio appartenesse a un ramo collaterale, benché non ce ne sia traccia nei documenti e negli alberi genealogici.
Pressoché nulla si conosce della giovinezza. A partire dal 1611 Totti si era trasferito a Roma, dove lavorò come apprendista presso il libraio Giovanni Martinelli, in via del Pellegrino. Nel 1619 aprì la sua bottega, all’insegna della torre, nello stesso edificio di piazza Navona dove visse, assieme con la moglie Chiara, nata a Roma nel 1588, e il resto della famiglia per tutta la vita. Nel 1614 gli nacque il primogenito Carlo, cui fecero seguito Settimio, Caterina, Elisabetta, Lodovico e Anna.
L’attività di libraio-editore e incisore si svolse a Roma, nel cuore del vivace mondo editoriale capitolino del primo Seicento, fianco a fianco con stampatori e tipografi, anche celebri, con i quali sin dall’inizio della sua carriera Totti strinse proficue collaborazioni. In particolare, intrecciò un rapporto lavorativo privilegiato con Andrea Fei, che fu stampatore ducale a Bracciano, con la famiglia di Giacomo e Vitale Mascardi, «i più fecondi editori e tipografi di Roma» (Brevaglieri, 2009, p. 264) e con Guglielmo Facciotto.
Le prime due opere pubblicate a istanza di Totti, entrambe stampate per i tipi di Fei, risalgono al 1621 e va dunque anticipato di un paio d’anni, rispetto a quanto sino a oggi noto, l’inizio della sua produzione editoriale: si tratta della traduzione italiana di un testo di Pierre Matthieu, drammaturgo e cultore di storia, e di una versione dei Saggi morali di Francis Bacon. Quest’ultimo lavoro, per le cure di Andrea Cioli, segretario del granduca di Toscana, venne poi ripubblicato nel 1626. Nel 1622 Totti ricorse nuovamente a Fei per la pubblicazione della versione volgarizzata della Antiquae Romae topographia, una guida alle antichità di Roma corredata di immagini incise. L’opera, già data alle stampe nel 1534 da Bartolomeo Marliani, è rappresentativa del genere antiquario, per il quale Totti dimostrò sempre un forte interesse. Al 1622 risale anche il primo e unico volume stampato da Totti, un manuale sulla cura del cavallo (Del modo di conoscere la natura del cavallo e le medicine appartenenti a loro), scritto nel secolo precedente da Agostino Colombre e già pubblicato dall’editore veneziano Alessandro de’ Vecchi.
Negli anni successivi diede alle stampe una Vita di Cola di Rienzo, attribuita a Tommaso Fiortifiocca ma in realtà di autore anonimo. L’opera, che venne poi ristampata nel 1631, uscì, in dodicesimo, ancora una volta dai torchi di Fei, con una dedica a Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano. Sempre per i tipi di Fei, nel 1625 Totti diede alle stampe un inedito di Offreduccio Ancaiani sulla figura di Annibale, dedicato al cardinale Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII. Lo stesso anno, in collaborazione con Andrea Montano, dedicò al cardinale Ludovico Ludovisi la ristampa di un altro volume di antiquaria ed erudizione, i Dialoghi intorno alle medaglie, inscrittioni et altre antichità dello spagnolo Antonio Agustín, già uscito nel 1592 dalla tipografia di Facciotto e corredato di numerose incisioni.
Un vero punto di svolta nell’attività di Totti si ebbe nel 1627 quando affidò alla stamperia romana di Andrea Fei la prima parte di un ampio lavoro erudito di sua mano, il Ritratto di Roma antica.
Dedicato al giovane principe milanese Ercole Trivulzio, che si sarebbe dovuto trasferire nella città dei papi in seguito alla decisione del padre Teodoro di abbracciare la carriera ecclesiastica, il testo si pone nel solco delle guide di viaggio del secolo precedente ma presenta alcune sostanziali novità, come l’uso sistematico della calcografia nell’illustrazione dei monumenti e la decisione di riservare il volume alle sole antichità romane, tralasciando opere e architetture moderne. Benché le incisioni non raggiungano la qualità dei successivi lavori editi da Totti, l’opera ebbe un buon successo e nel 1633 ne venne pubblicata una seconda edizione, aumentata, con una dedica al duca Charles de Créquy, ambasciatore francese a Roma.
In seguito alla pubblicazione della Roma antica, il lavoro della bottega subì per qualche anno un apparente rallentamento: non risultano nuove pubblicazioni sino al 1632, quando Totti, per i tipi di Facciotto, pubblicò una piccola versione di Il Goffredo, overo Gierusalemme Liberata, dedicata a Paolo Borghese e arricchita con incisioni di mano probabilmente dell’urbinate Luca Ciamberlano. Al Goffredo fecero seguito un’edizione – a oggi non reperita – della tragedia Pastor fido di Battista Guarini, la commedia del poeta Giovanni Giacomo Ricci dal titolo La poesia maritata e la tragicommedia Licandro del drammaturgo Girolamo Della Manna: quest’ultima, edita dai Mascardi, raccoglieva annotazioni di Napoleone Ricci – segretario del cardinale Pier Maria Borghese, al quale fu anche dedicata l’opera – assieme con i sonetti di membri delle Accademie degli Umoristi e dei Fantastici.
Nel 1634 Totti tornò all’antiquaria con la pubblicazione della versione volgarizzata del cinquecentesco Ristretto dell’historie del mondo, opera del gesuita Orazio Torsellini, latinista e storico, che dedicò a Giovan Francesco Sacchetti, militare e diplomatico vicino a Urbano VIII. L’edizione del testo fu curata dal poeta-antiquario Ottavio Tronsarelli. Tre anni dopo fu pubblicata una seconda edizione dell’opera, dedicata ai giovani Carlo e Maffeo Barberini, nipoti del pontefice.
In una Roma dove l’attività tipografico-editoriale, straordinariamente vivace e dinamica, era ormai entrata in competizione con quella veneziana, Totti riuscì a ritagliarsi uno spazio tutt’altro che marginale. Nel luglio del 1634 il conte Fulvio Testi scrisse una lettera a Francesco I d’Este, duca di Modena, in cui definiva l’editore umbro come «della prima classe de’ librai di Roma» (Rhodes, 1969, p. 165). Nella stessa missiva Testi invitava il duca ad accettare la dedica del testo che Totti stava preparando, i Ritratti et elogii di capitani illustri, un’antologia in cui brevi biografie di condottieri, contenenti profili individuali e res gestae, erano affiancate da ritratti incisi, alcuni di mano dello stesso Totti.
L’operazione editoriale coinvolse anche le penne di Tronsarelli, dello storico Agostino Mascardi, dei poeti Fabio Leonida e Giulio Roscio, al quale venne poi erroneamente attribuita la paternità della riedizione del lavoro (1642), ma che era morto già nel 1591. Il volume, per il quale il duca inviò a Totti cento scudi, non era tuttavia un lavoro originale, ma la terza edizione ampliata di una raccolta incisa ed edita per la prima volta nel 1596 dal trentino Aliprando Caprioli, che aveva svolto un raffinato lavoro iconografico, traendo i ritratti da dipinti, sculture, medaglie e xilografie.
Tra il 1635 e il 1637 Totti pubblicò, per i tipi dei Mascardi e di Bernardino Tani, due lavori di carattere devozionale, un trattato veterinario di Alessandro Venturini intitolato Zomista overo Secretario degli animali, una raccolta di poesie del conte Testi e la Fortuna di Cesare di Anton Francesco Doni. Nel 1637, anno in cui fu ripubblicato il Ristretto dell’historie del mondo, Totti compilò e affidò ai torchi di Vitale Mascardi un’appendice all’opera di Torsellini dal titolo di Ristretto delle grandezze di Roma in cui, nella prefazione, appare per la prima volta la firma del figlio Lodovico, che era entrato al seminario romano e che affiancò il padre negli ultimi anni della sua attività editoriale. Il Ristretto era destinato ad anticipare l’uscita, nel 1638, di quello che è considerato il maggiore lavoro di Totti, vale a dire il Ritratto di Roma moderna, con il quale completò l’operazione editoriale iniziata poco più di un decennio prima.
La Roma moderna, stampata da Vitale Mascardi, postillata da Lodovico Totti e dedicata al cardinale Antonio Barberini, si presentava come una nuova tipologia di guida, organizzata per rioni e per giornate, dove la descrizione architettonica e artistica degli edifici, religiosi, pubblici e privati, era unita a quella delle origini e della storia degli stessi. Il volume ebbe un largo successo e fu ripubblicato varie volte sino al 1689.
Nel 1638 affidò a Fei, per l’ultima volta, la stampa di un trattato del giurista Giacomo Antonio Marta. Nel medesimo periodo incaricò il viterbese Bernardino Diotallevi della stampa di un popolare volume del romanziere Luca Assarino, Delli amori d’Antioco e di Stratonica. L’anno successivo pubblicò un Antidotario romano latino, e volgare e, in un unico volume, la traduzione delle Storie romane di Lucio Anneo Floro e le Notizie del mondo di Lucio Ampelio, che dedicò ancora una volta a un Sacchetti, Matteo, già tesoriere di Francesco Barberini. Il suo ultimo lavoro fu presumibilmente la compilazione di un indice per Le sacre grotte vaticane, opera dell’erudito Francesco Maria Torrigio, curata da Lodovico Totti e pubblicata da Vitale Mascardi.
Colpito forse da una malattia infettiva, Totti morì il 2 agosto 1639, precedendo di pochi giorni la moglie, e fu seppellito nella chiesa di S. Luigi dei Francesi.
Nel 1640 i suoi eredi cedettero l’attività paterna a Filippo de’ Rossi, che promosse negli anni successivi la riedizione di molti dei lavori del libraio umbro.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, S. Luigi dei Francesi, Morti, 1601-57, c. 298rv, 2 agosto 1639.
D.E. Rhodes, P. T.: Publisher, engraver, roman antiquary, in Papers of the British School at Rome, XXXVII (1969), pp. 161-172; S. Franchi, Le impressioni sceniche. Dizionario bio-bibliografico degli editori e stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, I, Roma 1994, pp. 454-457, 765; Libri e cultura nella Roma di Borromini, a cura di B. Tellini Santoni - A. Manodori, Roma 2000, p. 91; S. Brevaglieri, Editoria e cultura a Roma nei primi tre decenni del Seicento, in Rome et la science moderne. Entre Renaissance et lumières, a cura di A. Romano, Roma 2009, pp. 257-310.