MELA, Pomponio (Pomponius Mela)
Nacque a Tingentera presso Calpe, nella Spagna Betica (De chor., II, 90) e appartiene a quella corrente di Spagnoli, come Seneca, Quintiliano, ecc., che affluisce a Roma nell'età imperiale. L'opera sua, De chorographia, in tre libri, è la più antica geografia a noi giunta in latino, redatta probabilmente (se la vittoria di Britannia, accennata in III, 49, è quella riportata da Claudio) tra la fine del 43 e i primi del 44 d. C.
In quest'opera M., dopo una hreve introduzione di carattere generale, descrive, movendo dallo stretto di Gibilterra, le regioni dell'Africa e dell'Asia che guardano il Mediterraneo (I), quindi l'Europa, tornando, da ovest a est, al punto di partenza: seguono alcuni paragrafi sulle isole del Mediterraneo (II). Infine M. segue le regioni sull'Oceano dallo Stretto di Gibilterra al Baltico, e dal Caspio torna di nuovo, per il sud, a Gibilterra (III). La geografia cosmografica e generale, che nei Greci ha tanta importanza, e dai Romani è di regola trascurata, è da M. almeno accennata (1, 4) sia pure sulla falsariga di fonti greche. L'influsso di queste, poi, diretto o no, è ovunque palese: dagli Ionici, da Erodoto, da Ipparco, da Eratostene, da Strabone, M. deriva notizie che in molti casi erano già superate al suo tempo. Non si può cercare qui originalità: per i Romani la geografia è subordinata a scopi esterni. M. mira a comporre opera d'eloquenza, deplorando anzi che l'argomento poco vi si presti (1,1): così mentre tratta rapidamente dell'Italia, perché troppo nota (2, 57) si compiace di miti strani e di descrizioni meravigliose o fantastiche che si riferiscono a regioni remote o male esplorate. Per quanto riguarda il problema delle fonti dirette di M., questi, secondo il Müllenhoff, avrebbe in massima parte elaborato un'opera geografica di Cornelio Nepote; un'altra fonte sarebbe, per l'Europa orientale, un corografo di età compresa tra la fine del IV e i primi del II sec. a. C. che a sua volta deriverebbe da Erodoto e Damaste. Secondo altri anche Cornelio sarebbe una fonte indiretta. La questione s'intreccia qui con quella delle fonti di Plinio il Vecchio che nel libro 3° ha molti punti di contatto con M. e rivela una fonte comune, non sembrando probabile che Plinio abbia utilizzato Mela (Münzer). Il Detlefsen fa derivare la descrizione dell'Africa in M. e in Plinio, da un periplo del Mediterraneo di Varrone, per le coste settentrionali, da Cornelio e da altri per il resto (v. però A. Klotz, Quaestiones plinianae geographicae, Berlino 1906, pp. 69 seg. e pp. 2 12-217, che considera Varrone come fonte solo indiretta).
Ediz.: di C. Frick, Lipsia 1880; traduz. e commento di H. Philipp, Lipsia 1918 (Voigtländers, Quellenbücher, 11 e 31).
Bibl.: M. Schanz, Geschichte der röm. Litteratur, 3ª ed., II, ii, Monaco 1913, pp. 346-49; A. Klotz, op. cit., pp. 48-88; F. Gisinger, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., suppl. IV, coll. 672-675. - Per la cronologia: C. Frick, in Berlin. Philol. Wochenschr., XXVIII (X), 1908, coll. 1496-97; G. Wissowa, in Hermes, 1916, p. 89 segg. - Per le fonti: K. Müllenhoff, Deutsche Altertumskunde, Berlino 1892, III, p. 63; IV, p. 39; E. Schweder, Die Koncordanz der Chorographien des Mela und Plinius, Kiel 1879; D. Detlefsen, Die Geographie Afrikas bei Plinius und ihre Quellen, in Quellen und Forsch. zur alten Gesch. und Geogr., XIV, Berlino 1908; A. Klotz, op. cit., pp. 69 segg. e 212-217; id., in Berl. Philol. Wochenschr., XXVIII (1908), p. 1059 segg.