LEBRUN, Ponce-Denis Écouchard (detto Lebrun-Pindare)
Poeta francese, nato l'11 agosto 1729 a Parigi, morto ivi il 2 settembre 1807. Si segnalò fra i condiscepoli del Collegio Mazzarino con un discorso versificato; con un'Ode famosa si guadagnò la stima di Louis Racine, figlio del grande poeta tragico; altre ne indirizzò al Voltaire, al Buffon, esaltando le Époques de la Nature, ecc.; nell'Ode sur le vaisseau Le Vengeur toccò la maggiore perfezione. Dettò liriche soavi per la propria sposa, Fanny de Sourcourt, verseggiatrice anch'essa, dalla quale peraltro si divise poi legalmente, con uno scambio di libelli poetici velenosi. Ottenuta, alla morte del suo protettore, il principe di Conti, una pensione da Luigi XVI, si diede a dire le lodi del suo nuovo mecenate; ma, sopravvenuta la Rivoluzione, s'affrettò a cantare la libertà risorta, e, spuntato l'astro napoleonico, non esitò a tributargli servili adulazioni. Carattere volubile, espresse con misurato e studiato lirismo i moti del proprio animo in Odes, in Élégies di grazia tibulliana; tradusse Orazio e altri classici con squisita maestria. Si servì della satira per i suoi sdegni e i suoi odî, raggiungendo, nelle sei centinaia di epigrammi che produsse, una vigoria tutta sua, per cui non pochi di essi sono citati a modello. Lavorò a lungo a due poemi, La Nature ou le Bonńeur philosophique et champêtre, e Les Veillées du Parnasse, che lasciò frammentarî. Membro dell'Institut, onorato e celebrato, ebbe il necrologio dello Chénier, che lo vantò imitatore di Pindaro: nome accordatogli dai contemporanei e ripetuto dai posteri.
Ediz.: Øuvres (escluse le Odes repubblicane), a cura di L. Ginguené, Parigi 1811, voll. 4; Øuvres choisies, 1821, voll. 2; Petits poètes français depuis Malherbe jusqu'à nos jours, a cura di P. Poitevin, II, Parigi 1864.
Bibl.: Ch. A. Sainte-Beuve, Lundis, 1850-69, II.