PONDICHÉRY (A. T., 93-94)
È la città più importante degli Stabilimenti Francesi dell'India, sede del governatore, posta sulla costa di Coromandel (Golfo del Bengala) a N. di Karikal e presso il delta del Gingy, in una bella cintura di vegetazione tropicale, bagnata da ottobre a gennaio dal monsone, mentre nelle altre stagioni e specialmente d'estate soffre talora la siccità. A oriente, presso il mare, è la città bianca (cioè il centro europeo) costruita regolarmente, pulita, con molte case abitate da Europei, munite di terrazze (dette aragamasses). La rada, che è tra le migliori della costa di Coromandel, è costituita da un lungo molo (munito d'un bel viale assai frequentato durante le ore del passeggio) e da una diga foranea lunga 340 m., che è stata gettata proprio di fronte alla Piazza del Governo. Un canale parallelo alla spiaggia separa la città bianca dalla città indigena (cosiddetta città nera), centro commerciale pittoresco e animato. Una linea ferroviaria (della quale 12,5 km. sono in territorio francese) unisce Pondichéry a Villupuram sulla linea Madras-Trichinopoly. Mezzo di locomozione usuale nella città è la pondichérienne, vetturetta a due ruote trainata da un indigeno. La città è inoltre sede d'un arcivescovato e d'una facoltà di diritto, che fu fondata nel 1876. Vi è pure un bel giardino botanico.
Il territorio circostante a Pondichéry è percorso nella parte meridionale dal fiume Ponnear, che ne segna il confine e in quella settentrionale dal Gingy; esso copre un'estensione di 291 kmq. (di cui circa 258 coltivati) e conta circa 171 mila ab. (densità 587 per kmq.), in maggioranza Indiani di religione brahmana. Oltre a Pondichéry (ab. 47.626) comprende i 7 comuni di Arian Coupom (20.636 ab.), Bahour, Modéliarteth, Nettapacom, Oulgaret (28.899 abitanti), Tiroubouvané (20.963 ab.), Villenour (23.498 ab.), che complessivamente contano 93 villaggi grandi e 141 secondarî, separati spesso tra loro da stagni, che servono per l'irrigazione dei campi di riso. Questo è il prodotto principale, non sufficiente tuttavia ai bisogni della popolazione, che è invece in grado di esportare notevoli quantità di arachidi, per la raccolta delle quali immigrano contadini dall'India inglese. Si coltiva anche miglio, sesamo, cotone, indaco. Vi sono alcune fabbriche di olio e stabilimenti per la tessitura del cotone, che dà luogo a una discreta produzione di percalli tinti d'azzurro (esportati nelle colonie francesi d'Africa). Discretamente diffuso è l'artigianato indigeno.
Storia. - Dopo i primi tentativi fatti a Surate, la Compagnia francese delle Indie Orientali, fondata nel 1664 dal Colbert, comperò, nel 1683 dal sovrano di Beijapur, con l'assenso del Gran Mogol Aureng Zeib, un piccolo territorio sul fiume Gingy, fra stagni e canali. L'occupazione avvenne per fare concorrenza agli Olandesi, che avevano preso possesso di una posizione più settentrionale (San Tomé). Sorse qui un piccolo emporio, che prese il nome di Pondichéry; ma la fortuna fu avversa al nascente stabilimento, perché durante la guerra della Lega d'Augusta gli Olandesi lo assalirono e se ne impadronirono. Poté tuttavia Luigi XIV rivendicarne il possesso alla pace di Ryswyk: e da quel momento il territorio si venne ampliando per opera del governatore Dumas che, mentre la Compagnia acquistava altri stabilimenti in India (Mahé, 1726; Carical, 1739), incominciava un'abile politica per attrarre a sé le popolazioni vicine. L'opera fu continuata e perfezionata dal Dupleix che, nominato direttore degli stabilimenti francesi e governatore di Pondichéry (1742), diede presto a quello stabilimento tale importanza, che gl'Inglesi, signori di Madras, se ne insospettirono e, durante la guerra di successione austriaca, aprirono le ostilità anche in India. Dapprima le sorti furono favorevoli alla Francia: Madras cadde in potere del La Bourdonnais, governatore dell'Île-de-France, ma le discordie tra lui e il Dupleix provocarono la rovina del vasto e ambizioso disegno della Lompagnia. Pondichéry fu assediata dagl'Inglesi, ma validamente difesa (1748).
Dopo la pace di Aquisgrana, il Dupleix fece di Pondichéry il grande centro della sua politica di espansione; ma gravi errori da lui commessi ne provocarono la revoca; il suo successore Godelen, col trattato del 1754 rinunziò indirettamente alla politica di conquiste. Durante la guerra dei Sette Anni, l'Inghilterra ad opera di Lord Clive s'impadronì di Pondichéry, strenuamente, ma inutilmente difesa dal Lally-Tollendal (1761).
Pondichéry tornò alla Francia con la pace di Parigi (1763); durante la guerra d'America però gl'Inglesi s'impadronirono di quello stabilimento e ne rasero al suolo le fortificazioni (1778). Ma ancora una volta, alla pace del 1783, gl'Inglesi furono, loro malgrado, costretti a restituire tutto ciò che avevano tolto ai Francesi in India. Quel dominio durò poco, perché dieci anni più tardi Pondichéry ricadde in potere degl'Inglesi. Il Primo Console ne richiese e ne ottenne la restituzione alla pace di Amiens: sennonché l'anno appresso, riprese le ostilità, la bandiera inglese tornò a sventolare su quello e sugli altri stabilimenti francesi dell'India. La pace di Vienna segnò il definitivo ritorno di Pondichéry alla Francia.
Bibl.: Le domaine colonial français, I, Parigi 1929; G Hardy, Histoire de la colonisation française, ivi 1928; A. Martineau, in Histoire des colonies françaises et de l'expansion de la France dans le Monde, V.