PONTREMOLI (A. T., 24-25-26 bis)
Città della Toscana nella provincia di Massa e Carrara, capoluogo della Lunigiana e già del circondario omonimo, e dal 1787 sede vescovile. La città, posta sulle rive della Magra alla sua confluenza col torrente Verde, a 237 m. s. m., è un modesto centro di 3600 ab. La città presenta un aspetto moderno distendendosi su di una strada principale fiancheggiata da decorosi edifici. L'importanza di Pontremoli deriva dall'essere il centro amministrativo ed economico della regione (v. lunigiana), onde è dotata di scuole medie, biblioteche, teatro, ecc.; e ha un certo movimento commerciale. È stazione della ferrovia Sarzana-Parma. Il comune di Pontremoli, vasto 174,96 kmq., aveva nel 1861 una popolazione di 12.180 ab., salita a 16.068 nel 1921, ma discesa a 14.317 nel 1931.
Monumenti. - Tra gli avanzi di costruzioni medievali i più notevoli sono il castello, in posizione dominante, tratti delle mura turrite e la torre dell'orologio o del campanone, che era incorporata in un lungo muro costruito da Castruccio Castracane e detto Cacciaguerra, perché separava la città in due parti abitate rispettivamente dai guelfi e dai ghibellini. Delle due porte principali, la Parmigiana e la Fiorentina, sussiste solo la prima. La cattedrale, iniziata nel sec. XVII su disegno di Alessandro Capra di Cremona, ha una sola navata, a forma di croce latina, con alta cupola. La facciata è opera del sec. XIX, di V. Micheli. La chiesa di S. Francesco, a tre navate, è stata ingrandita nel sec. XV e consacrata nel 1503, ed ebbe nel 1741 un portico costruito su disegno di G. B. Natali di Pontremoli. Nell'interno, tra altro, una tela con S. Francesco del Cignaroli e un rilievo di Agostino di Duccio. Della chiesa romanica di San Giorgio, fuori della porta Parmigiana, non timane che l'abside.
Storia. - Pontremoli, come stazione della Via Francigena, è ricordata la prima volta nell'Itinerario di Sigerico di Canterbury nel 990. Nel sec. XI, appare in dominio degli Estensi; nel seguente s'istituì in comune signorile, riconosciuto da Federico I, nel 1167. Fu collegata al vescovo di Luni, con esso lottando contro i Malaspina. Resasi pienamente autonoma, acquistò sviluppo e forme di comune cittadino, fra i secoli XII e XIII, allorché fu attratta nelle grandi fazioni municipali dell'Italia settentrionale e specialmente intervenne nelle guerre fra Parma e Piacenza. Subì poi varie signorie, più stabilmente quella dei Milanesi, e dello stato di Milano seguì in parte le vicende, fino al 1650, quando fu ceduta da Filippo IV di Spagna al granduca di Toscana. Ebbe Pontremoli memorabili casi militari; resistette ad Arrigo V che la espugnò, nel 110; si oppose a Federico Barbarossa, nel 1167, impedendogli il passaggio della Cisa; fu incendiata dalle truppe di Carlo VIII, nel 1495.
Ebbe titolo di città dal granduca Leopoldo I, nel 1778, e fu elevata a sede vescovile, nel 1787.
Bibl.: G. Sforza, Memorie e documenti per servire alla storia di Pontremoli, Lucca-Firenze 1887-1904, voll. 3; P. Ferrari, La chiesa e il convento di S. Francesco di Pontremoli, Pontremoli 1926; L. Bocconi, Pontremoli, in Castelli di Lunigiana, ivi 1927; M. Giuliani, Luni e la leggenda di Apua nei cronisti pontremolesi, in Archivio stor. per le provincie parmensi, XXXIII, Parma 1933.