PONZELLO
(Ponsello, Poncello). – Famiglia di architetti, originari di Caravonica (Imperia). Capostipite fu Bernardo e da lui nacquero Giovanni e Domenico (Poleggi, 19722, p. 224). Il primo fu attivo prevalentemente a Genova e dintorni; il secondo lavorò anche a Genova, ma in misura minore rispetto al fratello, restando al servizio del duca di Savoia Emanuele Filiberto per diversi anni. Ennio Poleggi (ibid.) segnalò come loro consanguineo lo scultore Giacomo, operoso nella basilica di S. Maria Assunta in Carignano a Genova nel 1555, e l’omonimo Giacomo, figlio di Giacomo (Poleggi, 19722, p. 224), scultore in palazzo Pessagno nella stessa città.
Domenico Ponzello e i due figli Cesare e Sebastiano lavorarono principalmente nel ducato sabaudo (Baudi di Vesme, 1968, pp. 845-847). Carlo Promis (1871) riportò la notizia fornita da Ferrante Vitelli che li ricordava a Fossano, presso Cuneo («col piccol Ponsello hano fatto grandi e varii discorsi sopra questo luoco»; ibid.)
Altri due Ponzello menzionati da Raffaele Soprani (1674, 1768, pp. 363 s.), Tomaso e Sebastiano, esercitarono la professione di architetti, ma si hanno scarse notizie sulla loro attività (Neri, 1881). Un Giovanni Antonio Ponzello seguì in Sicilia Emanuele Filiberto di Savoia, nominato viceré nel 1622.
Domenico Ponzello, nacque a Pieve di Teco intorno al 1520. Fu al servizio forse di Carlo II di Savoia e del successore Emanuele Filiberto. Nel 1548 fu incaricato di demolire il palazzo Fieschi in via Lata a Genova (Neri, 1881, p. 67); sembra invece da respingere la proposta di Mario Labò (1933, p. 253) di attribuire a lui il progetto per la chiesa intitolata al Gesù e ai Ss. Andrea e Ambrogio nella stessa città (Pirri, 1970, p. 144, nota 35).
Le Minute di lettere e nobiltà con cui Emanuele Filiberto, quale vicario imperiale, conferiva a Domenico Ponzello il titolo di conte, il 14 febbraio 1561 in Vercelli, costituiscono un documento importante, perché riassumono parte degli anni di servizio dell’ingegnere presso i Savoia (Archivio di Stato di Torino [AST], Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Piemonte, Patenti controllo finanze, 1561, registro 10, cc. 64v-68r). In queste lettere si ricorda che Ponzello si era segnalato sin dalla gioventù al servizio dello Stato sabaudo, soprattutto nel progetto e nella direzione dei lavori del forte di Montalbano e del castello di Nizza, oltre che nelle opere di difesa del porto di Villafranca.
Nel 1559 fu incaricato di occuparsi della nuova cittadella di Vercelli.
L’urgenza di predisporre le opere di difesa indusse Emanuele Filiberto a stipulare un contratto di appalto già il 29 dicembre 1560, malgrado Ponzello ricevesse il relativo saldo solo nel 1571 (Beltrame, 1991; Id., 2005). Dagli studi di Doriano Beltrame emerge però che alla morte del duca, nel 1580, la fabbrica fosse ancora in costruzione.
Nel 1562 fu retribuito per lavori all’edificio, al giardino e alla fontana del castello di Rivoli, (Baudi di Vesme, 1968, p. 846). Nel 1564 subentrò nella direzione del cantiere della cittadella di Torino, progettata da Francesco Paciotto. Dopo l’allontanamento di quest’ultimo e di suo fratello con l’accusa di vendita di disegni militari, l’architetto genovese fu responsabile del completamento dell’opera fino al 1566 (Claretta, 1887, p. 243).
Una lettera non datata, scritta probabilmente dal citato Vitelli e indirizzata a Emanuele Filiberto, dimostra che Ponzello intervenne in un punto nodale della cittadella, «la casa matta fabricata nella controscarpa inanzi la punta del Balouardo» (AST, Sezione Corte, Materie Militari, Intendenza generale delle fabbriche e fortificazioni, mazzo 1 non inventariato). La missiva è inserita con altre lettere relative alla casamatta, fatta costruire per proteggere il celebre pastiss (fortificazione di cui rimangono ampie tracce sotterranee nell’attuale corso Matteotti a Torino).
Morì prima del 12 agosto 1573, come attesta una patente del duca Emanuele Filiberto, nella quale Ponzello è menzionato come deceduto («fu architetto nostro messer Dominico Poncello»; Baudi di Vesme, 1968, p. 847).
Giovanni Ponzello, fratello di Domenico, nacque probabilmente a Genova intorno al 1520. Fu architetto camerale e soprintendente alle opere pubbliche della città dal 1576 al 1596 (Alizeri, 1864, p. 47). Eseguì interventi di manutenzione a edifici pubblici come la Lanterna e il Ponte di Calvi, ampliato e reso più comodo, e realizzò opere per il miglioramento e la sistemazione della contrada di Sosiglia.
Per la committenza privata progettò o diresse i lavori per palazzi sulla strada Nuova, sulla strada Maggiore e in via Aurea. Si ricordano, in particolare, il palazzo Spinola (via Garibaldi 5), oggi sede bancaria, costruito su suo disegno tra il 1558 e il 1564; la chiesa di S. Pietro in Banchi, già progettata nel 1572 da Bernardino Cantone e completata con l’aiuto di Giovanni da Andrea Ceresola, detto il Vannone (1585); la Loggia dei Mercanti (1589-95), sempre opera di Vannone, per la quale concluse la riqualificazione della piazza Banchi su cui prospetta l’edificio; la chiesa di S. Maria Maddalena, di cui fornì un progetto nel 1581 (Poleggi, 19722, p. 511), mai portato a termine perché l’impresa fu poi affidata a Vannone (1586-90).
Ancora in palazzo Doria Pamphili, iniziato da Perin del Vaga nel 1529 e conosciuto come palazzo del Principe perché di proprietà del grande ammiraglio Andrea Doria, Giovanni fu tra i numerosi artisti che contribuirono al completamento dell’edificio (1566-74) su committenza di Gianandrea Doria, nipote dell’ammiraglio, realizzando il collegamento con il monastero di S. Benedetto (1593), mentre con il fratello Domenico fu impiegato nella progettazione della villa Imperiale (1561-64), poi Scassi, detta La Bellezza.
Tra il 1565 e il 1580 completò per Battista Grimaldi la villa detta La Fortezza, seguendo il progetto redatto da Bernardo Spazio (1555-69). L’opera più importante di Giovanni resta però il palazzo Grimaldi Doria Tursi, oggi Municipio di Genova, edificato insieme al fratello Domenico e definito «irripetibile reggia» (Poleggi, 2004, p. 4),
Morì, forse a Genova, tra il 1597 e il 1598 (Alizeri, 1864).
Sebastiano Ponzello, figlio di Domenico, è documentato nel 1571 a Bourg en Bresse quale architetto di quella importante fortezza (AST, Sezione Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Lettere di particolari, V41).
In due lettere dell’8 e il 9 dicembre sui lavori in corso, indirizzate a Ferrante Vitelli, segnalava problemi di conservazione alle murature per le pessime condizioni meteorologiche. Lo stesso Vitelli, scrivendo da Mondovì il 3 luglio 1573, osservò che Cesare Ponzello, secondogenito di Domenico e fratello di Sebastiano, era «giovane di bona natura e spirito migliore che no era suo padre» (ibid.), giudizio che lascia intravedere come fra Vitelli e Domenico Ponzello fossero sorti degli screzi.
Operò anche in Corsica per la Repubblica genovese, a San Fiorenzo vicino Bastia. Nel maggio 1565 rilevava problemi nell’incrocio delle linee di tiro dai baluardi e la necessità di porvi riparo (Viganò, 2004, p. 139).
Ignoti sono il luogo e la data di morte.
Di Giovanni Antonio Ponzello non sono noti la data e il luogo di nascita. Attivo in Sicilia al servizio del viceré Emanuele Filiberto di Savoia, si trattenne nell’isola anche dopo che quest’ultimo morì di peste a Palermo nel 1624. A Messina gli è stato attribuito il progetto della Palazzata, un grande intervento di sistemazione architettonica del porto, voluto dal defunto viceré (Aricò, 1998). Nel 1634 eseguì una perizia insieme all’ingegnere Nicola Francesco Maffei per una vertenza tra lo scultore Nicola Melluso e il duomo di S. Agata ad Alì (F. Cosentino, Maffei, in Dizionario biografico degli Italiani, LXVII, Roma 2006, pp. 206 s.). Nel 1640 effettuò una capillare ricognizione dei territori di Aci e Catania, accompagnando il maestro razionale del Tribunale del Real Patrimonio, don Ascanio Ansalone (Gazzè, 2012). Dei relativi rilievi topografici, che dovevano essere molto accurati, si è però persa traccia presso l’Archivio di Stato di Palermo (ibid., p. 109).
Da una lettera al duca Carlo Emanuele II, scritta a Messina l’8 marzo 1650, emergeva il suo desiderio di rientrare in patria, nonostante si trovasse in Sicilia «con conveniente trattenimento» (Baudi di Vesme, 1968, pp. 847 s.).
Morì a Messina nel 1654 (Gazzè, 2012, p. 108).
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi... (1674), Genova 1768, pp. 363 s.; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell’Accademia, Genova 1864, pp. 44 s., 47 s., 52-54, 58, 63; C. Promis, Gl’Ingegneri militari che operarono o scrissero in Piemonte dal 1300 al 1650, in Miscellanea di Storia italiana, XII, Torino 1871, p. 463; A. Neri, Una famiglia di architetti genovesi, in Giornale ligustico di archeologia, storia e belle arti, VII-VIII (1881), pp. 64-80; G. Claretta, L’edificazione della Cittadella di Torino, in Atti della Società di archeologia e belle arti per la Provincia di Torino, V (1887), pp. 220 s., 223, 243; M. Labò, Ponzello Domenico, P. Giacomo, P. Giovanni, P. Sebastiano, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, Leipzig 1933, pp. 253 s.; A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, III, Torino 1968, pp. 845-848; P. Pirri, Giuseppe Valeriano S.I. architetto e pittore, 1542-1596, Roma 1970, p. 144, nota 35; E. Poleggi, Strada Nuova: una lottizzazione del Cinquecento a Genova, Genova 19722, ad ind.; B. Signorelli, Progetti, attività, realizzazioni di ingegneri militari nell’ambito dei territori sabaudi e della “Padania” subalpina, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., XXXII-XXXIV (1978-80), pp. 45 s.; D. Beltrame, La “fabrica” della Cittadella di Vercelli nel secondo Cinquecento. Modelli progettuali e cantiere, in Bollettino storico vercellese, XXXVII (1991), pp. 42, 45, 51; E. Poleggi, Guida di architettura, Torino 1992, ad ind.; E. Biaggi, Messer Domenico Ponsello. Un ligure illustre alla corte del Duca di Savoia, in La Casana, XXXV (1993), pp. 2-6; N. Aricò, Un’opera postuma di Jacopo Del Duca. Il teatro marittimo di Messina, in L’urbanistica del Cinquecento in Sicilia... Atti del Convegno... 1997, a cura di A. Casamento - E. Guidoni, Roma 1998, pp. 172-193; A. Scotti Tosini, La Cittadella, in Storia di Torino, III, Dalla dominazione francese alla ricomposizione dello Stato, 1536-1630, a cura di G. Ricuperati, Torino 1998, pp. 418 s., 442; M. De Candido, Le “Château” de Nice, du donjon des comtes de Provence à la citadelle des ducs de Savoie, XIIIe-XVIe siècle, in Nice Historique, CVI (2003), 3, pp. 141-144, 147; E. Poleggi, Strada Nuova prima dei musei, in I Musei di Strada Nuova a Genova. Palazzo Rosso, Palazzo Bianco, Palazzo Tursi, a cura di P. Boccardo - C. Di Fabio, Torino 2004, pp. 1-10; M. Viganò, “El fratin mi ynginiero”: i Paleari Fratino da Morcote ingegneri militari ticinesi in Spagna (XVI-XVII) secolo, Bellinzona 2004, pp. 139, 142, 162 s.; D. Beltrame, La “Fabrica” della Cittadella di Vercelli nel secondo Cinquecento. Apporti documentari sulle vicissitudini degli anni Sessanta e Settanta, in Bollettino storico vercellese, LXIV (2005), pp. 31-36, 45, 60 s.; C. Bonardi Tomesani, La prima rete di fortezze filibertiane, in Fortezze “alla moderna” e ingegneri militari del ducato sabaudo, a cura di C. Bonardi Tomesani - M. Viglino Davico, Torino 2005, pp. 275 s., 281; Architetti e ingegneri militari in Piemonte tra ’500 e ’700: un repertorio biografico, a cura di M. Viglino Davico - E. Chiodi - C. Franchini - A. Perin, Torino 2008, pp. 209 s.; L. Gazzé, Governare il territorio: la Sicilia, descritta, misurata, disegnata (secoli XVI-XVII), Acireale 2012, pp. 102-109.