PONZI, Aldobrandesca, beata
PONZI, Aldobrandesca (Alda), beata. – Alda o Aldobrandesca Ponzi nacque a Siena il 28 febbraio del 1245 da Pierfrancesco e da Agnese Bulgarini.
Queste prime notizie biografiche, tratte dalla più antica e fino a ora conosciuta Vita della beata che fu pubblicata a Siena da un anonimo nel 1529, non sono comunque le più remote, poiché il più antico testo figurato di Alda Ponzi si trova in un brano di affresco tardo quattrocentesco che mostra un frammento del catafalco con il corpo della beata e due scene della sua Vita. Questo si conserva oggi distaccato dal muro nella Pinacoteca nazionale di Siena ed è proveniente dalla distrutta chiesa di S. Tommaso degli Umiliati a Siena.
Dopo un’infanzia trascorsa dedicandosi anche agli studi sacri, giunta in età da marito, Alda fu concessa in sposa dai genitori al nobile ma modesto, colto e religioso Bindo Bellanti, insieme al quale trascorse una breve vita matrimoniale dedicata alla carità e alla preghiera, fino a quando Bindo si ammalò gravemente e dopo una tormentata malattia, assistito dalla moglie, giunse a morte. Alda dopo aver composto il corpo del marito lo fece tumulare «cum honore» nella chiesa di S. Domenico. Rimasta vedova prese l’abito delle terziarie umiliate, che a Siena erano presso la chiesa di S. Tommaso, trascorrendo una vita in solitudine tra penitenze e preghiere, compiendo anche miracoli, due dei quali sono dipinti sul citato frammento di affresco. La beata morì all’età di 65 anni il 26 aprile del 1310.
Vale la pena segnalare che le circostanze della morte di Aldobrandesca hanno una quasi puntuale consonanza con quelle di Verdiana da Castelfiorentino. Entrambe le pie donne furono trovate cadavere in ginocchio dinanzi a un altare con le mani giunte in preghiera tanto da dare l’impressione di essere ancora in vita (Vita della Gloriosa Vergine S. Verdiana da Castelfiorentino scritta più di due secoli sono in Latino e dipoi Toscanamente dal venerabile e reverendissimo monsignor padre frate Lorenzo Giacomini Domenicano Vescovo d’Acaia compatriotto di essa. Colla giunta di ciò che alla stessa Vita appartiene [Raffaello Badii]. Giunta o seconda parte alla Vita della Gloriosa S. Verdiana distinta in quattordici capitoli ne’ quali si pone ciò che ad essa appartiene, a cura dell’abate generale vallombrosano Lorenzo Poltri, Firenze, per Vincenzio Evangelisti, 1692, p. 67; Giuseppe Maria Brocchi, Ristretto della Vita della Gloriosa Vergine S. Verdiana da Castelfiorentino, Firenze, appresso Giuseppe Manni, 1735 p. 20).
Il corpo di Alda fu conteso, per la sepoltura, tra i «patres Humiliati» e il «parochus S. Andreae» e soltanto il 29 di aprile, cioè tre giorni dopo la morte, il «reverendissimum Dominum Rogerium de Casulis ex Ordine S. Dominici et conventu Senensis Episcopum urbis», al quale era stato demandata la soluzione della controversia, si pronunciò in favore dei frati umiliati e «cum maximo cereorum apparatu et solennissimo Magistratus nobilitatisque totius officio sepultus est corpus ad latus ecclesiae dextrum sub altari Deiparae octodecim circiter passibus ab ara Principe».
Nel mese di novembre del 1489 – a seguito dei numerosi miracoli compiuti per intercessione della beata – si stabilì la traslazione delle sue reliquie in una «arcula idonea» e si acconsentì di fare ornare la stessa «a pictoribus». Dalla Vita di Alda, edita dal domenicano Gregorio Lombardelli nel 1584 – si tratta dell’altra testimonianza biografica superstite a nostra conoscenza – apprendiamo che nel 1583, ormai soppresso l’Ordine degli umiliati dal 1571 e la chiesa di S. Tommaso passata sotto la giurisdizione delle monache di S. Petronilla, in occasione di una ricognizione delle reliquie della beata, alla presenza sua, a quella di tutte le monache, a quella dell’abate Giulio Tuti, del rettore della chiesa di S. Tommaso «Magisters Daniel Francus», a quella del rettore del convento di S. Domenico «Magister Simone Cannucciario de Senis», avvenne la miracolosa guarigione di una monaca, «cui molestus catarrhus caput oculosque gravi afficiebat dolore».
Queste notizie fanno luce sulla collocazione e sulla decorazione del sepolcro della beata Alda Ponzi. Si trovava tra l’altare della Natività e il monumento Buonsignori in una «arcam lapideam» sotto la quale era dipinta la beata sul letto di morte con ai lati quattro scene dalla sua Vita. Si tratta del frammento conservato alla Pinacoteca nazionale di Siena che è attribuito a Guidoccio Cozzarelli e deve essere datato successivamente al 1489, sulla base delle informazioni forniteci dalla Vita del 1529.
La parte centrale della raffigurazione mostra, come abbiamo detto, il cadavere di Alda sul catafalco, vestito con l’abito delle terziarie umiliate, composto da copricapo, tonaca e scapolare. Questa immagine rappresenta una delle testimonianze più antiche dell’abito delle terziarie di questo Ordine. La beata tiene nelle mani un grosso chiodo che diventerà un suo attributo. Sopra il catafalco si legge: «Hic iacet n‹obilis› Ildibrandisca […] terti [sic] ordinis Humiliatorum», mentre in basso nella tabula ansata è scritto: «Obiit Anno Domini MCCCX».
La prima scena in alto a sinistra raffigura l’episodio dell’apparizione dei chiodi del Crocifisso e quello della beata che intaglia da un ramo di legno il chiodo più grande di quelli che l’angelo le mostra nella visione. La scena è spiegata da un passo della Vita nel quale si legge: «Movevasi anchora a grandissima divotione queta beata in contemplare la imagine del Crucifixo et dela Vergine gloriosa, onde spesse volte accesa di un fidele et sancto desiderio con grande humilità domandava a essa vergine, pietosamente pregandola per el dolor che sostenne nela morte del suo figliuolo, che quello si degnasse manifestarsele in quella forma et modo nel quale fu crucifixo. Et tanto di questa sancta Aldobrandesca ala Vergine fu grata, che meritò per essa essere exaudita manifestandosele una volta al oratione el Crucifixo con la Vergine da un lato dela croce molto mesta et lo Evangelista Giovanni da laltro. Et più per gran divotione desiderò veder li chiodi gli quali el Signore fu crucifixo et posta in oratione li apparve un Angelo con tre chiodi in mano, quali diligentemente considerati a maggiore divotione commossa entrò nel horto et pigliato un ramuscello di ulivo formò un chiodo a similitudine di un di quelli che haveva veduti in mano del Angelo. Del quale riferiscono quelli che han veduto el chiodo del Signore qual è appresso del Re di Francia esser simile in tutto a quello nel modo et nela misura» (La Vita di beata Aldobrandesca di casa Pontii da Siena, Impresso in Siena per Simone di Nicolò di Nardo. Ad instantia di Giovambattista del Nacharino, a di 31 marzo 1529, pp. 4-5). Nella scena bipartita si vede a sinistra Alda in abito da terziaria umiliata inginocchiata dinanzi a un altare, mentre un angelo che appare dall’alto le mostra i chiodi sanguinanti della Croce di Cristo. Sulla destra invece è dipinta la beata seduta su uno scanno, mentre con un coltello è intenta a scolpire da un ramo di ulivo il chiodo simile a quello usato per configgere i piedi di Cristo. Sotto questa prima scena si legge la scritta: «Quando la fece el chiovo».
L’episodio in basso a sinistra raffigura il miracolo dell’acqua trasformata in vino per un contadino, miracolo ripetuto per una sua amica di nome Berta: «Havendo questa beata al un lavoratore una volta nel horto et per povertà non havendo del vino per poterli dare a bere, dela qualcosa avedendosene el lavoratore li domandò che facesse un segno di croce sopra el vaso pieno dacqua et subito in sua presentia fu converso in vino. Similmente una donna chiamata Berta pigliando la corporale refezione insieme con questa beata, vedde in un bichiere nel qual era un poca di aqua et segnato da questa convertirsi in vino» (La Vita di beata Aldobrandesca di casa Pontii da Siena, Impresso in Siena per Simone di Nicolò di Nardo. Ad instantia di Giovambattista del Nacharino, a di 31 marzo 1529, p. 7).
Anche questa scena riproduce fedelmente quanto è narrato nella legenda. È ritratta la beata con l’abito delle terziarie umiliate, con alle sue spalle un pozzo dal quale ha attinto l’acqua contenuta nel bicchiere che tiene nella mano sinistra e che benedice; l’acqua che si trasformò in vino e la beata che porge il bicchiere a un contadino che regge una zappa. Sotto questa scena si legge: «Quando la fece del aqua vino».
Stranamente nella visita pastorale di monsignor Francesco Bossi del 1575, della chiesa di S. Tommaso degli Umiliati non c’è alcuna menzione né dell’altare della beata Aldobrandesca, né delle pitture che lo ornavano.
Fonti e Bibl.: La Vita di beata Aldobrandesca di casa Pontii da Siena, Impresso in Siena per Simone di Nicolò di Nardo. Ad instantia di Giovambattista del Nacharino, a di 31 marzo 1529; G. Lombardelli, Vita della Beata Aldobrandesca Pontii de’ Bellanti da Siena del Terz’Ordine degli Humiliati, in Siena, appresso Luca Bonetti, 1584; Siena, Archivio arcivescovile, Sante Visite, 21, Visita apostolica di monsignor Bossio, anno 1575, cc. 127v-130v.; Acta Sanctorum, Apriliis III, Antverpiae 1675, pp. 466-472; P. Burchi, Aldobrandesca da Siena, in Bibliotheca Sanctorum, I, Roma 1961, coll. 751 s.; P. Torriti, La Pinacoteca Nazionale di Siena, Genova 1990, p. 565; R. Argenziano, La beata nobiltà. Itinerario iconografico, in I Libri dei Leoni. La nobiltà di Siena in età medicea (1557-1737), a cura di M. Ascheri, Milano 1996, pp. 315 s., 319, 325; A. Ambrosioni, Umiliati, Umiliate, in Dizionario degli Istituti di perfezione, IX, Roma 1997, pp. 1489-1507; Sulle tracce degli Umiliati, a cura di M.P. Alberzoni - A. Ambrosioni - A. Lucioni, Milano 1997; F. Andrews, The early Humiliati, Cambridge 1999, pp. 38-63; V. Schauber - H.M. Schindler, Bildlexikon der Heiligen. Seligen und Namenspatrone, Augsburg 1999, p. 20; R. Argenziano, L’iconografia dei santi e beati senesi: un medioevo ininterrotto, in Santi e beati senesi. Testi e immagini a stampa, catalogo della mostra (Siena 24 giugno - 31 agosto 2000), Siena 2000, pp. 18, 66, 69; G. Rocca, Le Umiliate, in La sostanza dell’effimero. Gli abiti degli Ordini religiosi in Occidente, a cura di G. Rocca, Roma 2000, pp. 395 s.; Verdiana da Castelfiorentino. Contesto storico, tradizione agiografica e iconografia, a cura di S. Nocentini, Firenze 2011; A. Bartolomei Romagnoli, Pier Pettinaio e i modelli di santità degli Ordini Mendicanti a Siena tra Duecento e Trecento, in Hagiographica, XXI (2014), pp. 136-139.