Poor law
Legislazione inglese a favore dei poveri. Varata sotto il regno di Elisabetta I, restò sostanzialmente in vigore dal 1597 al 1834. Nel 1795, con il cosiddetto ‘Speenhamland System’ (dal luogo nel Berkshire dove venne varato), nel tentativo di trovare una soluzione ai problemi del pauperismo lasciati irrisolti dalla P. l. elisabettiana (con la legge del 1601 i poveri venivano costretti a lavorare qualunque fosse il salario che potevano trarne), vennero varati interventi di stabilizzazione sociale attraverso il sostegno del reddito dei capi famiglia che, pur in condizione lavorativa, versavano in una situazione di particolare disagio. Inoltre furono presi provvedimenti a favore degli anziani e in genere di soggetti in condizione non lavorativa. I sussidi potevano essere in danaro o in natura ed erano erogati attraverso la rete delle parrocchie.
Tra la fine del 18° e l’inizio del 19° sec., il notevole aumento della spesa collegabile con la P. l. attirò l’attenzione di economisti e politici, suscitando intensi dibattiti. Gli economisti di scuola classica (T.R. Malthus e D. Ricardo concordano su questo punto) avversarono soprattutto lo Speenhamland System, sostenendo che questo creasse forti disincentivi all’attività produttiva, contribuendo di fatto ad accrescere, anziché alleviare, la povertà. Inoltre il sistema si prestava ad abusi da parte padronale.
Dopo il 1834, con il Poor law amendment act, si dettarono condizioni più restrittive, soprattutto accompagnando l’erogazione dei sussidi alla prestazione di attività nelle workhouses, che esistevano in Gran Bretagna sin dal Medioevo. Rimasero in vigore invece gli altri tipi di sostegni, anche se nel corso del 1800 furono sottoposti a importanti modifiche. Durante il 1900, la graduale diffusione della mutualità e della sicurezza sociale finì con il rendere obsoleta la P. l., abrogata nel 1948 con il National assistance act, cui seguì il varo del Welfare State.