popfilosofo
(pop-filosofo), s. m. Chi coltiva la pop-filosofia, interessandosi di filosofia e delle varie manifestazioni della cultura popolare contemporanea.
• Un’educazione sentimentale al dolore che ha dato origine a un ateismo accanito e radicale e a quella «rivolta dionisiaca» su cui si basa il suo fortissimo «pensiero di vivere». Rievoca quegli «anni d’inferno», [Michel] Onfray, racconta l’esperienza dentro la «macchina cannibale», la «cloaca antropofaga», nel saggio «La potenza di esistere», il nuovo manifesto edonista edito in Italia da Ponte alle Grazie, che il popfilosofo presenta ‒ con Giuseppe Scaraffia ‒ questa sera alle 21 al Circolo dei Lettori. (Clara Caroli, Repubblica, 14 aprile 2009, Torino, p. XIII) • La prospettiva che le primarie possano essere cancellate e che il Pd si converta all’idea di una scelta unitaria, aveva messo in allarme nei giorni scorsi l’unico candidato per ora in campo, il pop-filosofo Simone Regazzoni, ex portavoce di Raffaella Paita nella lunga campagna elettorale cominciata con le primarie che hanno segnato lo scisma con una parte di Pd genovese e il gruppo di Sergio Cofferati (sconfitto). (Alessandra Costante, Secolo XIX, 3 settembre 2016, p. 14, Genova) • Ma che cosa significa essere un pop-filosofo? «Vuol dire», ci spiega [Tommaso] Ariemma, «intendere la filosofia come un esercizio di pensiero capace di lasciarsi contaminare dalla cultura di massa e capace di contaminarla a sua volta. Si tratta di una nuova forma di filosofia, che non applica ai fenomeni popolari delle categorie già costituite altrove, ma che pensa “con” questi fenomeni, rispondendo in modo inedito alle innovazioni del presente». (Roberto Carnero, Piccolo, 6 luglio 2017, p. 30).
- Composto dall’agg. ingl. pop, abbreviazione di popular ‘popolare’, e dal s. m. filosofo.