POPOLAZIONE (XXVII, p. 914)
Dopo la prima Guerra mondiale la popolazione di tutto il mondo, Europa compresa, ha ripreso, pur con rapidità molto diversa nei singoli paesi, il suo cammino ascendente. Secondo i calcoli dell'Institut international de statistique, fondati in buona parte su censimenti, e solo per alcune vaste regioni, come la Cina e l'Africa centrale, su semplici stime, il movimento della popolazione nelle varie parti del mondo, sarebbe stato il seguente:
Nel movimento della popolazione si manifesta però una profonda differenza fra i paesi dell'Europa occidentale, l'Unione Sovietica e quasi tutte le altre parti del mondo. Prima della Guerra mondiale 1914-18 nell'Europa ad occidente dell'URSS, l'aumento medio decennale era stato del 10%, non tenendo conto dell'emigrazione (si calcola che più di 7 milioni di persone siano emigrate nel 1910-1920, mentre dal 1920 al 1930 la perdita netta totale causata dall'emigrazione non ha raggiunto i 3 milioni, e nel decennio 1930-39 è scesa a cifre sensibilmente inferiori). Ma nella stessa Europa non sovietica l'incremento della popolazione ha assunto proporzioni assai diverse da paese a paese: esso è stato minimo nei paesi di più antica civiltà, più intensamente industrializzati, con grande sviluppo delle città e con un tenore di vita più elevato: Francia, Belgio, Olanda, Paesi scandinavi, Germania; massimo invece in quei paesi, i quali conservano ancora un carattere prevalentemente rurale, come l'Italia (ad eccezione della Valle padana), la penisola iberica, la penisola balcanica, la Romania, la Polonia. Nelle prime, la mortalità continua a decrescere, ma per effetto di questa progressiva diminuzione, l'età media si eleva e diminuiscono sempre più le nascite; nelle altre, prevalentemente rurali, diminuisce bensì, per le migliorate condizioni igieniche, la mortalità, ma si mantiene ancora alta la natalità.
Il fenomeno assume la massima intensità nell'URSS dove la natalità si mantiene altissima, e dove fin dal tempo degli ultimi zar l'aumento della popolazione aveva assunto proporzioni impressionanti, e continuò pressappoco nella stessa misura dopo gli anni della rivoluzione e della guerra civile: tra il 1926 ed il 1939 l'aumento naturale è stato di 23 milioni di abitanti, nonostante le perdite determinate dalla collettivizzazione coatta delle terre, dalle carestie e dalle deportazioni. Nel 1939 il censimento ha registrato una popolazione totale di 170 milioni di ab. (compresa la parte asiatica dell'URSS.).
Delle altre parti del mondo solo l'America del Nord e l'Australasia, dove la popolazione è per la maggior parte d'origine europea e le condizioni di civiltà e di vita sono pressappoco le stesse che in Europa, hanno mostrato un'analoga tendenza verso la stabilizzazione o la lenta discesa. Invece vastissime regioni dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina hanno raggiunto uua fase demografica che è paragonabile a quella dell'Europa occidentale durante i primi 80 anni del secolo scorso: la mortalità va infatti rapidamente decrescendo in seguito alle applicazioni della scienza medica moderna, ma la natalità seguita a restarvi assai più elevata.
La seconda Guerra mondiale nonostante la sua maggiore estensione, il maggior numero dei mobilitati e la maggior efficacia dei mezzi di distruzione impiegati, ha determinato. probabilmente per il carattere profondamente diverso delle operazioni militari, un complesso di perdite, fatta eccezione per l'URSS, inferiore a quello della prima Guerra mondiale.
Secondo calcoli ancora molto incerti, le perdite fra i militari nelle due guerre, per i quattro maggiori belligeranti, sarebbero state le seguenti:
Indubbiamente superiori sono invece, nella seconda Guerra mondiale, le perdite tra la popolazione civile, dovute all'efficacia enormemente maggiore dell'arma aerea, alle stragi sistematiche compiute dai Tedeschi di tutti gli Ebrei caduti nelle loro mani (circa 6 milioni) e di grandi masse della popolazione polacca e russa, alle rappresaglie compiute nelle terre occupate.
Le perdite totali di militari e civili nelle due guerre mondiali sarebbero state le seguenti:
Secondo una fonte sovietica, le perdite dell'Unione Sovietica sarebbero state assai più elevate, e cioè: 7 milioni di caduti in operazioni militari, 5 milioni di vittime civili, 5 milioni di casi di morte in conseguenza del freddo e della denutrizione. Ma forse il più grave dei fenomeni demografici determinati dalla seconda Guerra mondiale fu il trasferimento coatto di enormi masse di popolazione (v. migratorie, correnti; minoranze nazionali, in questa App.).
Nonostante, tuttavia, le perdite enormi e questi spostamenti coatti, che non sono certo favorevoli all'incremento demografico, la popolazione dell'Europa, tra il 1939 ed il 1946, è aumentata del 3,2% (da 363,9 milioni a 375,6, senza l'URSS). Il censimento del 1946, che registra per l'Unione Sovietica una popolazione totale di 193 milioni, dimostra che anche in questo paese, così duramente colpito dalla guerra, le perdite straordinariamente alte sono state presto compensate per merito della nataliià mantenutasi assai elevata. Così pure in Germania, se la popolazione totale appare discesa da 69,3 a 65,8 milioni, in realtà questa diminuzione è causata soltanto dalla perdita delle provincie orientali; entro i confini attuali la popolazione, per merito delle migrazioni, è salita nello stesso tempo da 59,6 a 65,8 milioni. Tutto sommato, dunque, anche per effetto della mancata emigrazione, gli effetti demografici della guerra in Europa non sono stati così gravi come si sarebbe potuto aspettare.
Bibl.: M. Huber, État de la population depuis les recensements, Parigi 1939; Institut international de statistique, Aperçu de la démographie des divers pays du monde, 1929-36, L'Aia 1939; E. M. Kulischer, The displacement of population in Europe, Montreal 1943 (Uff. Int. del Lavoro); International Committee for the study of european questions, The Results of the war of 1939-45 as regards the population of Germany and of the allied countries of Europe, 1946 (O.N.U.); T. Lorimer, The population of the Soviet Union. History and prospects, 1946 (S. d. N.); J. B. Schechtmann, European populations transfers, 1939-1945, Oxford 1946; v. inoltre gli annuarî statistici della Società delle nazioni, Les Cahiers de l'économie soviétique, gennaio-marzo 1946; Commission économique de l'Europe (O.N.U.), Études sur la situation et les perspectives économiques de l'Europe, Ginevra 1948; Die gegenwärtige Bevölkerungssituation Europas, in Monatsberichte, des Oesterr. Inst. f. Wirtschaftsforsch., 26 marzo 1948.