celtiche, popolazioni
Nome attribuito dai greci agli antichi popoli detti «galli» dai romani e che le fonti greche chiamavano anche galati. Loro sedi originarie sembrano essere state la Germania meridionale e la Boemia: di qui le popolazioni c., a partire dal 1000 circa a.C., sciamarono verso l’odierna Francia, spingendosi poi sino alle Isole Britanniche, nella Spagna (➔ ), nell’Italia settentrionale; con puntate giunsero sino a Roma (390 a.C.) e nel cuore della Grecia, a Delfi (279 a.C.); riuscirono infine a penetrare in Asia Minore ove una regione (la Galazia) prese nome da loro. Non costituirono mai uno Stato unitario. Durante l’Età del Ferro, la civiltà dei celti ha la sua espressione nelle culture che prendono nome dalle località di Hallstatt (9°-5° sec. a.C.) e di La Tène (5°-1° sec. a.C.); un particolare sviluppo di quest’ultima civiltà, sino al 7°-8° sec. d.C., si nota nell’Irlanda, celtizzata sin dalla metà del 1° millennio a.C., ma rimasta immune da invasioni romane e germaniche. Le lingue celtiche costituiscono una famiglia di lingue indoeuropee, cui appartengono l’irlandese, lo scozzese e il dialetto dell’isola di Man (gruppo settentrionale o gaelico), il gallese, il cornovagliese e il bretone (gruppo britannico o meridionale). Nell’antichità a queste lingue, riunite sotto la qualifica di insulari, si aggiungeva il celtico continentale o gallico, che è stato parlato su un’area vastissima (Gallia, Germania meridionale, Italia settentr., pianura del Danubio, Galazia), di cui si conservano testimonianze solo in iscrizioni e nell’onomastica e, in misura minore, nella toponomastica. Anche le odierne lingue «insulari» sono in regresso e minacciate di scomparsa, salvo l’irlandese che nella Repubblica d’Irlanda ha riacquistato la funzione di lingua nazionale. L’arte dei celti si è manifestata con caratteri propri, per lunghi periodi, in quelle terre in cui progressivamente le popolazioni c. si stanziavano. L’arte celtica si suole distinguere in due periodi storici, corrispondenti rispettivamente alle culture di Hallstatt e di La Tène. Armi, monili, vasellame, monete (sempre di bronzo e ferro), disseminati su un’area vastissima, hanno caratteri comuni che consentono di riconoscervi la manifestazione di un popolo che ha raggiunto una sua identità culturale e sociale ben definita. È un’arte eminentemente decorativa e aniconica che crea forme altamente specializzate giungendo al geometrismo più puro, opponendosi – nella voluta indeterminazione fra oggetti animati e inanimati – alla ricerca di ordine e di obiettività dell’arte mediterranea.