Popoli e culture dell'Italia preromana. I Camuni
Popolazione che abitava l’attuale Val Camonica, sottomessa dai Romani nel 16 a.C. con la spedizione militare di Publio Silio contro le popolazioni alpine.
Il loro nome appare per secondo, subito dopo quello dei Trumplini, tra le gentes Alpinae devictae nell’iscrizione del Tropaeum Augusti a La Turbie presso Nizza, il cui testo è riportato integralmente da Plinio il Vecchio (Nat. hist., III, 134). I Camunni sono considerati, insieme ai Trumplini e agli Stoeni, questi ultimi abitanti delle Giudicarie, gentes Euganee da parte di Plinio sull’autorità di Catone (Nat. hist., III, 133-34) mentre Strabone (IV, 206) li considera di stirpe retica. Dal punto di vista archeologico, la Val Camonica appare durante la seconda età del Ferro (V-I sec. a.C.) al centro di un’area culturale, comprendente anche la Valtellina, la Val Trompia, la Val Sabbia e le Giudicarie, caratterizzata dalla ceramica tipo Breno-Dos dell’Arca, il cui tipo più significativo è una foggia di boccale a base svasata e con parete piatta o rientrante dalla parte dell’ansa, e da iscrizioni su ceramica e pietra in alfabeto di Sondrio, il significato delle quali rimane ancora oggi del tutto oscuro.
Con l’alfabeto retico di Bolzano, quello di Sondrio o Camuno condivide l’assenza della vocale “o”. Pur presentando aspetti comuni o affini, in questo periodo il territorio della cultura tipo Breno-Dos dell’Arca si differenzia in maniera precisa dall’area culturale di Fritzens- Sanzeno, che certamente corrisponde al Paese dei Reti. È probabile quindi che la notizia di Plinio sia quella giusta e che la cultura tipo Breno-Dos dell’Arca debba essere attribuita agli Euganei. Per quanto riguarda la prima età del Ferro, l’estrema lacunosità delle fonti non consente di delineare un quadro culturale preciso. Gli oggetti sporadici, per lo più di bronzo, mostrano affinità con i tipi diffusi nell’ambiente alpino centro-orientale, in particolare nell’area culturale di Luco e Meluno. I riti funerari sono scarsamente conosciuti. I pochi documenti, come la piccola necropoli di Breno del V-IV sec. a.C., alcune tombe di Castione della Presolana e due tombe di Capo di Ponte del I sec. a.C. - I sec. d.C. attestano il rito dell’inumazione.
La documentazione più importante per conoscere la civiltà dei Camuni dell’età del Ferro è senza dubbio l’arte rupestre della Val Camonica. Il IV stile copre tutto l’arco cronologico dell’età del Ferro e si può suddividere in cinque fasi: IV-1, caratterizzata da uno stile geometrico-lineare e databile all’VIII sec. a.C.; IV-2 o stile protonaturalistico, databile al VII-VI sec. a.C.; IV-3 o stile naturalistico (V-IV sec. a.C.); IV-4 (IVIII sec. a.C.) e IV-5 o stile decadente, databile al II-I sec. a.C. I principali soggetti raffigurati sono scene di caccia al cervo da parte di cavalieri armati di lancia e con l’ausilio dei cani, scene di duello, scene di parate militari con esibizione delle armi e della virilità e inoltre raggruppamenti di capanne, scene di attività artigianali (fabbro, tessitura), composizioni di armi, motivi simbolici (impronte di piedi, figure di palette, labirinti, la cd. “rosa camuna”), iscrizioni.
Dopo la conquista romana, la tribù dei Camuni fu adtributa probabilmente a Brescia. Il capoluogo della valle prese il nome di Civitas Camunnorum, centro che gradualmente assimilò il modello urbano romano, con un’area pubblica destinata ad accogliere terme, teatro e anfiteatro, quest’ultimo scoperto nel 1984-85. Nella vicina Breno, nel corso del 1986, è stato scoperto un santuario dedicato a Minerva, che ha restituito una statua della dea di marmo di Carrara. A seguito della conquista romana i Camuni adottano gli usi romani anche nel campo dei riti funerari e si diffonde quindi la cremazione. Necropoli a cremazione sono state scoperte a Breno, Cividate Camuno e Borno.
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