POPPER, Karl Raimund, Sir
(App. III, II, p. 463)
Filosofo della scienza inglese, morto a Croydon (Surrey) il 17 settembre 1994. Professore di Logica e metodo scientifico fino al 1969 alla London School of Economics and Political Science, fu poi professore emerito dell'università di Londra e visiting professor in varie università statunitensi ed europee. Nominato baronetto nel 1965, fu membro della Royal Society, della British Academy, dell'Académie internationale de philosophie de science e, dal 1982, socio straniero dell'Accademia Nazionale dei Lincei.
Sin dalla Logik der Forschung (1935), sottolineando l'impossibilità logica di derivare asserzioni universali (leggi scientifiche) da asserzioni singolari descriventi osservazioni empiriche, P. ha posto radicalmente in discussione il valore e l'esistenza stessa dei procedimenti induttivi. In particolare, sulla base dell'asimmetria tra verificazione e falsificazione − per la quale un numero per quanto elevato di conferme non è mai sufficiente a verificare in modo conclusivo un'asserzione universale, mentre un solo controesempio può invalidarla − ha criticato il verificazionismo dell'epistemologia neopositivistica quale forma di giustificazione induttiva delle leggi scientifiche, individuando nella "falsificabilità" e nel metodo ipotetico-deduttivo il carattere proprio della conoscenza scientifica: piuttosto che attraverso generalizzazioni o conferme empiriche, questa procederebbe tramite congetture e ipotesi di ampia generalità che vengono sottoposte a tentativi di falsificazione, consistenti nel saggiarne la validità mediante il controllo empirico delle asserzioni singolari da esse dedotte. La continua applicazione di tale metodo, implicante la temporanea "corroborazione" delle ipotesi, la correzione degli errori o la sostituzione delle teorie confutate con nuove teorie da sottoporre a controllo, è per P. espressione del carattere sempre provvisorio del sapere scientifico, ma al tempo stesso anche garanzia della crescita della conoscenza come incessante avvicinamento alla verità. Nella falsificabilità P. individua inoltre un "criterio di demarcazione" tra scienza e metafisica: le teorie scientifiche si distinguono dalle dottrine metafisiche in quanto, diversamente da queste ultime, sono esposte al verdetto dell'esperienza, che può decretarne la falsità. Benché già abbastanza nota in quanto alternativa al verificazionismo del neopositivismo, è soprattutto in seguito alla traduzione inglese della Logik der Forschung (1959) che l'epistemologia di P. ha acquistato vasta risonanza e influenza, suscitando ampi consensi ma anche quelle obiezioni che hanno caratterizzato per oltre un ventennio il dibattito epistemologico contemporaneo (da ricordare, al proposito, la controversia di P. con Th. Kuhn e P.K. Feyerabend).
A partire dagli anni Sessanta, le obiezioni avanzate contro i procedimenti induttivi sono state elaborate da P. in una prospettiva darwiniana in cui la conoscenza, incluse le sue forme più elevate, è considerata continua con l'evoluzione naturale: l'attività scientifica, da questo punto di vista, sarebbe caratterizzata da procedure per prove ed errori, dall'eliminazione delle teorie errate (intese come soluzioni inadatte) e dalla conservazione selettiva di quelle più adatte. L'orientamento evoluzionistico è poi confluito, nell'ultimo P., in una teoria della "conoscenza oggettiva" che considera i prodotti e i "contenuti" dell'attività intellettiva umana (teorie scientifiche, concezioni filosofiche, opere d'arte, ecc.) come dotati di intrinseche relazioni logiche e di un tipo di oggettività che ne giustificherebbe una sorta di esistenza platonica. Le entità oggettive astratte di questo dominio ontologico, che P. ha chiamato "Mondo 3" in contrasto con il "Mondo 1" degli oggetti fisici e con il "Mondo 2" degli eventi soggettivi, entrerebbero in relazione causale con il mondo psichico soggettivo e, indirettamente, tramite la mediazione di quest'ultimo, con la realtà fisica e biologica. Su questa tripartizione ontologica e sull'evoluzionismo che la sottende P. ha basato la sua soluzione "interazionistica" del problema mente-cervello (v. mente, in questa Appendice); a essi ha inoltre connesso una concezione indeterministica con cui ha inteso render conto della libertà e della creatività umana nonché della crescita della conoscenza. L'indeterminismo sostenuto da P. è in certa misura un esito delle tesi di The poverty of historicism (1957), che sotto il nome di "storicismo" includeva sia le concezioni hegeliane e marxiste sia ogni pretesa di prevedere (o "profetizzare") eventi futuri in modo non condizionale, ma in base a leggi specificamente storiche riguardanti gli eventi storico-sociali come totalità. Accanto alla difesa dell'indeterminismo − sintomo di un interesse sempre vivo per le questioni metafisiche −, il P. più recente ha in parte attenuato le sue posizioni originarie nei confronti della metafisica sottolineando come, storicamente, teorie metafisiche (per es. l'atomismo, originariamente al di là di ogni possibile procedura di confutazione, e quindi non controllabile empiricamente) abbiano avuto una notevole funzione euristica, assumendo il ruolo di veri e propri "programmi di ricerca" per le indagini scientifiche.
L'opera di P. ha avuto grande influenza anche sul piano della filosofia politica e della metodologia delle scienze sociali. In quanto estensione al mondo sociale della concezione fallibilistica della conoscenza, la filosofia politica di P. (delineata in The open society and its enemies, 1945, 19522) è una critica del totalitarismo, che per P. avrebbe le sue radici in Platone, Hegel e Marx, a difesa di una "società aperta" in cui ogni soluzione politica sia sottoposta al vaglio della critica e le istituzioni democratiche consentano ai governati di controllare e cambiare i governanti. Per quanto riguarda la metodologia delle scienze sociali, oltre che alle tesi di The poverty of historicism, il nome di P. è legato soprattutto alla teorizzazione dell'individualismo metodologico in economia e in sociologia e a una famosa polemica sul metodo con T.W. Adorno e i "francofortesi", per questi ultimi olistico e dialettico, per P. individualistico e analogo a quello delle scienze naturali.
Opere principali: The logic of scientific discovery (trad. ingl. di Logik der Forschung, 1959; trad. it., 1970); The poverty of historicism (2ª ed. riveduta, 1961; trad. it., 1975); Die Logik der Sozialwissenschaften, in Kölner Zeitschrift für Soziologie und Sozialpsychologie, 14 (1962), pp. 233-48 (rist. in Der Positivismusstreit in der deutschen Soziologie, a cura di H. Maus e F. Fürstenberg, 1969, pp. 103-23; trad. it., 1972); Conjectures and refutations. The growth of scientific knowledge (1963, 19692; trad. it., 1972); The open society and its enemies (5ª ed. riveduta e ampliata, 1966; trad. it., 1974); Revolution oder Reform? Herbert Marcuse und Karl Popper. Eine Konfrontation, a cura di F. Stark (1971; trad. it., 1977); Objective knowledge. An evolutionary approach (1972; trad. it., 1975); Replies to my critics, in The philosophy of Karl Popper, a cura di P.A. Schilpp (1974), ii, pp. 959-1197; Unended quest. An intellectual autobiography (1976; trad. it., 1976, 19782); The self and its brain. An argument for interactionism, in collaborazione con J.C. Eccles (1977; trad. it., 1981, in 3 voll.); Die beiden Grundprobleme der Erkenntnistheorie (1979; trad. it., 1987); Postscript to the logic of scientific discovery, 3 voll. (1983; trad. it., 1984); Die Zukunft ist offen (conversazione con K. Lorenz, 1985; trad. it., 1989).
Bibl.: Plato, Popper and politics, a cura di A. Bambrough, Londra 1967; Problems in the philosophy of science, a cura di I. Lakatos e A. Musgrave, Amsterdam 1968; Criticism and the growth of knowledge, a cura di I. Lakatos e A. Musgrave, Cambridge 1970 (trad. it., Milano 1976); D. Antiseri, Karl Popper. Epistemologia e società aperta, Roma 1972; B. Magee, Popper, Londra 1973 (trad. it., Il nuovo radicalismo in politica e nella scienza, Roma 1975); The philosophy of Karl Popper, a cura di P.A. Schilpp, 2 voll., La Salle (Ill.) 1974; R.J. Ackermann, The philosophy of Karl Popper, Amherst (Mass.) 1976; G. Giorello, Il falsificazionismo di Popper, in L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, vii, Milano 19762, pp. 456-518; F. Barone, Il neopositivismo logico, Roma-Bari 19772, 19863; A. O'Hear, Karl Popper, Londra 1980 (trad. it., 1984); M. Pera, Popper e la scienza sulle palafitte, Roma-Bari 1982; Popper and the human sciences, a cura di G. Curry e A. Musgrave, Dordrecht 1985.