POPULISMO
Da un punto di vista storico, p. è il nome con cui è stato designato in Occidente il movimento politico-culturale russo (narodnicestvo, i cui seguaci si dicono narodniki, populisti) sviluppatosi nella seconda metà del 19° secolo e durato fino alla Rivoluzione. Esso sorse dal tronco positivistico della sociologia e del socialismo agrario di P.L. Lavrov e N. Michajlovskij, non senza derivazione da A.J. Herzen. I populisti, animati da una profonda fede nel popolo russo, contrari al burocratismo zarista e propensi a ''saltare'' la fase d'industrializzazione occidentale, aspiravano a vedere attuata una sorta di socialismo rurale, sulla base della obscina o comunità rurale russa. A questi motivi è ispirata l'''andata verso il popolo'' degli intellettuali russi di quel periodo.
In seguito, e in particolare nel 20° secolo, il termine p. fu utilizzato per denominare quei movimenti culturali e politici o anche quegli atteggiamenti mentali e ideologici caratterizzati dalla credenza nei valori positivi di quell'indifferenziata entità che è il ''popolo''. Il p. è un fenomeno complesso che varia da luogo a luogo e da tempo a tempo. Molto schematicamente si può affermare che esso − sia che si presenti come movimento culturale o politico, sia come atteggiamento mentale o ideologico − è comunque sempre caratterizzato dalla credenza nei valori positivi di quell'indifferenziata entità che è il ''popolo'' e dall'esistenza o dall'asserzione della presenza di un rapporto diretto (e quasi carismatico) fra leadership e popolo.
Dal momento che il popolo viene considerato il depositario dei valori di una comunità ed è esso stesso una comunità di appartenenza, il p. rifiuta non solo le interpretazioni classiste della politica, ma anche quelle interclassiste, che comunque asseriscono la presenza di classi i cui interessi possono essere riconciliati. La contrapposizione classica per i populisti, invece, è quella fra popolo e non-popolo. Di qui, varianti populiste di tipo antisemita e xenofobo, nazionalista e razzista. Inoltre, il p. si traduce spesso in movimenti nei quali un legame forte, affettivo ed emotivo, s'instaura fra il popolo e il leader e non viene mediato da alcuna organizzazione. I populisti rigettano, pertanto, sia la trasformazione del loro movimento in partito organizzato sia la democrazia rappresentativa intessuta di strutture politiche intermedie e di gruppi sociali. Questa caratteristica ha naturalmente reso le esperienze populiste molto instabili e fluttuanti, sia perché le emozioni del popolo sono soggette a mutamenti repentini sia perché gli stessi leaders riescono difficilmente a mantenersi all'altezza delle domande popolari per lungo periodo di tempo (senza, in qualche modo, istituzionalizzare il loro potere).
Le condizioni che favoriscono la comparsa del fenomeno populista sono quelle tipicamente legate a epoche di transizione e quindi di ansietà collettive. Così il p. russo fa la sua comparsa qualche decennio prima della fine dell'Ottocento in concomitanza con un processo di rottura dei vecchi schemi di governo e d'inizio di una, seppur contenuta, modernizzazione socio-economica. A sua volta, il p. sorge negli Stati Uniti di fronte alla prima significativa crisi di carattere economico nelle grandi pianure del Midwest, quando, colpite dalla siccità, le popolazioni divengono timorose per il futuro. In entrambi i casi, il fenomeno ha origine nelle aree rurali e presenta non poche componenti di carattere progressista. Non è solo una reazione contro un futuro minaccioso, ma è il tentativo d'introdurre riforme che migliorino le condizioni delle masse popolari. Nel p. russo vi sono embrioni del movimento socialista; in quello statunitense, i prodromi del progressismo politico che ricomparirà negli anni Venti.
In altre aree, tipicamente in America latina, il p. assume caratteristiche diverse. Fermi restando gli aspetti emotivi, il legame non mediato fra leader e popolo e l'accentuazione del valore del popolo, il p. latino-americano è spesso un fenomeno fondamentalmente urbano, con componenti anche piuttosto conservatrici. Eppure, anche il p. latino-americano partecipa dell'attacco ai privilegi e al potere dei proprietari terrieri e spinge nella direzione dell'espansione della sfera politica, del passaggio dalla democrazia limitata alla democrazia di massa.
Gli esiti politici dei vari movimenti populisti sono stati alquanto diversi. Nel caso russo, il p. ha da un lato fornito apporti al nascente socialismo, dall'altro contribuito alla comparsa del terrorismo. Nel caso statunitense, il p. è sfociato sia nel progressismo che in movimenti di carattere religioso, conservatore, revivalista non ancora morti. Nel caso latino-americano, il p. ha dato origine a partiti, sia conservatori che progressisti, ma talvolta ha aperto la strada a dittature personalistiche (J.D. Perón in Argentina, G.D. Vargas in Brasile).
L'epoca del p. sembrerebbe finita, senonché andare al popolo, sentire il popolo, vedere nel popolo la più nobile espressione politica, cercare e instaurare con esso un rapporto diretto, sono tutte attività che esercitano un forte fascino su molti uomini politici (e intellettuali), i quali, pertanto, fanno rivivere, nel loro stile, alcuni aspetti di un p. mai domo.
Bibl.: N. Pollack, The populist response to industrial America; Midwestern populist thought, Cambridge (Mass.) 1962; O. Ianni, O colapso do populismo no Brasil, Rio de Janeiro 1968 (trad. it., La fine del populismo in Brasile, Milano 1974); Populism. Its meanings and national characteristics, a cura di Gh. Ionescu ed E. Gellner, Londra 1969; F. Venturi, Il populismo russo, Torino 19722; A.E. Van Niekerk, Populism and political development in Latin America, Rotterdam 1974; C. Mendes de Almeida, Beyond populism, Albany (Georgia) 1976; L. Goodwyn, The populist moment: A short history of the agrarian revolt in America, New York 1978; M. Canovan, Populism, ivi 1981.