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PANDONE, Porcelio

di Remigio Sabbadini - Enciclopedia Italiana (1935)
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PANDONE, Porcelio

Remigio Sabbadini

Umanista, nato verso il 1405 a Napoli; viveva ancora nel gennaio 1485. Passò giovinetto a Roma dove aprì scuola. Nel 1432 polemizzò col Panormita. Nel 1434 fu inviato in missione al concilio di Basilea. Al ritorno, per aver parteggiato contro Eugenio IV venne chiuso in carcere; uscitone dopo circa un decennio, vagò di corte in corte: a Ferrara (1449) a Napoli (1450-52, 1465-66), a Rimini (1456), a Milano (1456-59), a Roma (1459-64, 1473-85). Nel 1432 fu coronato poeta a Napoli dall'imperatore Federico III. Trascorse gli anni 1452-53 al campo di Iacopo Piccinino, delle cui imprese scrisse in due libri i Commentaria, travestendo il Piccinino da Scipione Emiliano e lo Sforza da Annibale. Soprattutto si esercitò nella poesia, ma poesia di accattonaggio: il Bos prodigiosus per Martino V, il Triumphus per il re Alfonso, il De amore Iovis in Isottam per il Malatesta, la Feltria per Federico di Montefeltro, l'Admirabile convivium per il cardinal Pietro Riario, ecc. e moltissime elegie. Il verso gli fluisce facile, talvolta elegante, più spesso sciatto e scorretto. Non si sa donde provenisse il famoso codice Bembino di Terenzio, ch'egli primo possedette.

Bibl.: U. Frittelli, Giannantonio de' Pandoni detto il Porcellio, Firenze 1900; G. Zippel, Giunte e correzioni a G. Voigt, Il

risorgimento dell'antichità classica, ivi 1897, pp. 33, 40-41; R. Sabbadini, in Giorn. storico d. lett. ital., C (1932), p. 270; altre indicazioni bibliografiche in V. Rossi, Il Quattrocento, 2ª edizione, Milano 1933, pp. 117, 274.

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