PORCHETUS SALVATICUS
– Visse a Genova nella seconda metà del XIII secolo. Membro di uno dei grandi clan della nobiltà cittadina genovese, quello dei Salvago, famiglia-albergo di parte guelfa, Porchetus Salvaticus è noto quale autore dell’opera Victoria Porcheti adversos impios Hebraeos, un trattato antiebraico dato alle stampe a Parigi da Agostino Giustiniani nel 1520.
L’opera deve essere contestualizzata nella fitta rete di rapporti tra genovesi ed ebrei, che tra il XII e il XIII secolo iniziarono a essere attivi nelle stesse piazze commerciali e avviarono spesso proficue collaborazioni. Tali scambi favorirono confronti culturali, particolarmente negli ambiti della geografia e della cartografia, dove sia genovesi sia ebrei primeggiavano, dai quali si svilupparono anche dialoghi su temi religiosi. Preoccupato per l’eccessiva apertura verso coloro che non avevano riconosciuto il figlio di Dio, Porchetus volle rimarcare la superiorità del cristianesimo sull’ebraismo, non diversamente da quanto avevano fatto alcuni mercanti genovesi, protagonisti di celebri dispute con ebrei: è il caso di quella sostenuta da Guglielmo Alfachino a Ceuta nel 1179 e di quella che vide protagonista Inghetto Contardo a Maiorca nel 1276 (o 1280, o 1286), quest’ultima data alle stampe nel XVI secolo e oggetto degli studi da parte di Agostino Giustiniani.
Del resto lo stesso Giustiniani, nei suoi Castigatissimi annali editi nel 1537, sotto l’anno 1299, dopo avere parlato dell’arcivescovo Porchetto Spinola, scrive che «la città ha havuto uno altro cittadino nominato Porcheto Salvego, il quale è stato monaco cartusiense et ha compilato un libro, intitolato Vittoria contra hebreos, che è il meglio che si trovi in questa materia. Et io per utilità de i studiosi et per honor della patria l’ho fatto stampire a Pariggi. Ha etiamdio Porcheto compilato uno altro libro intitolato De entibus trinis et unis, il quale si conserva in la libraria del convento di San Domenico» (c. CXIIIIr). Anche Raffaele Sopranis, nel 1667, elogiava il valore delle opere di Porchetto, ricordandone anche la seconda, «abbondante di misteriose, e sottilissime speculationi, che rendono immortale il nome del loro Autore» (p. 245).
Le sue opere ebbero dunque nei secoli una grande notorietà: ma la biografia di Porchetto rimane estremamente lacunosa e incerta, e l’erudizione cittadina lo ha sovente confuso con alcuni omonimi, attribuendogli oltre alla produzione letteraria anche un’attività pubblica. La difficoltosa identificazione è in buona sostanza dovuta alla struttura tipicamente genovese dell’albergo, l’organizzazione familiare di natura privatistica che raccoglie in un unico clan, con unica denominazione e unico stemma, differenti casate legate da interessi economico-politici (anche nel commercio internazionale) e contiguità residenziale urbana. Nell’albergo dei Salvago, dal genovese sarvegu (selvatico), negli ultimi anni del Duecento confluirono tre famiglie d’origine consolare, i Nepitella, gli Streggiaporco e i Porco, che assunsero come emblema un leone rampante ed ebbero le proprie dimore all’interno della cinta muraria cittadina del IX secolo, in un’ampia area ai piedi della collina di Castello.
Riguardo a Porchetto, la stessa appartenenza all’Ordine certosino, insediatosi nel Genovesato con l’abbazia di S. Bartolomeo della Certosa proprio negli anni del tardo Duecento, segnalata da Giustiniani, non trova allo stato attuale altra documentazione se non la tradizione erudita. Un implicito sostegno alla sua appartenenza all’Ordine ecclesiastico può peraltro essere ritrovato nel titolo dell’altro trattato (oggi perduto) a lui attribuito da Giustiniani, De entibus trinis et unis: un titolo e un argomento che difficilmente possono essere ricondotti alla cultura di un mercante o di un laico. Di conseguenza, restano di incerta attribuzione altre isolate attestazioni documentarie, che conviene comunque riportare.
Potrebbe essere riferito a Porchetto non tanto quel gruppo di quietanze e procure che nel 1267 attesta come un Porchetto Streggiaporco sia morto lasciando la moglie Maria e i figli Samuele, Simone, Giovanni, Andreolo e Pietrino, quanto piuttosto il fatto che nel 1271 sono documentati Giovanni, e un altro Porchetto e Samuele, dei quali non è indicata la paternità. Inoltre, un non meglio identificato Porchetto Salvago commercia certamente a Caffa nel 1289, mentre il 12 aprile 1294 Porchetto Salvago di Samuele riceve da Pietro Salvago la somma di 52 lire, 4 soldi e 7 denari da impiegare nei suoi commerci. E va ricordato ancora che un Porchetus Salvaticus nel 1295, mentre a Genova è in preparazione la flotta per combattere Venezia, è uno dei quattro ambasciatori genovesi inviati a papa Bonifacio VIII, il quale avrebbe imposto una tregua fra le due città in lotta.
Il profilo biografico meglio ricostruibile – senza peraltro che sia possibile ricollegarlo con sicurezza all’autore della Victoria adversus impios hebreos – è quello di un Porcheto fu Guglielmo Salvago. Il 25 maggio 1299 fu uno dei due ambasciatori genovesi che stipularono a Milano il trattato di pace con Venezia mediato da Matteo Visconti, così come il 9 maggio 1301, in Genova, rinnovò a nome del Comune il trattato con Carlo d’Angiò (alla prima approvazione del quale, il 2 giugno 1300, aveva forse presenziato come testimone «Porchetus Salvaigus»). Nello stesso 1301, il «nobilis vir Porchetus Salvaticus quondam Guillielmi» è incaricato di sovrintendere la redazione di due Libri Iurium del Comune, identificati attualmente come Liber A e Duplicatus, la cui stesura è affidata al notaio Rolandino de Riccardo. Porchetto Salvago del fu Guglielmo è ancora vivente nel 1313, quando conclude il matrimonio della figlia Caterina con Antonio Malfante (del quale un omonimo «Porchetus» è creditore ancora nel 1329), conduce operazioni finanziarie con il fratello Domenico e, già vedovo, sposa Marinetta figlia dell’illustre Lamba Doria. Si può solo supporre che Porchetto sia morto attorno al 1315.
Fonti e Bibl.: La Victoria si legge ancora nell’edizione cinquecentina: Victoria Porcheti adversus impios Hebræos, in qua tum ex sacris literis, tum ex dictis Talmud, ac Caballistarum et aliorum omnium authorum, quos Hebræi recipiunt, monstratur veritas catholicæ fidei. Ex recognitione R. P. Aug. Iustiniani ordinis Predicatorii, episcopi Nebiensis, Parigi, Egidio Gourmont, 1520; per il defunto Porchetto, la vedova Maria, Giovanni e Samuele e altro Porchetto tutti Streggiapoco nel 1271 e per Simone, Samuele, Pietro e Giovanni figli del fu Porchetto Streggiaporco e di Maria nel 1267, Archivio di Stato di Genova, Notai Antichi, 70 (Guglielmo di San Giorgio), cc. 3v-4r (15 luglio 1271), 4r (15 luglio 1271), 4r-v (15 luglio 1271), 4v (15 luglio 1271), 252v-253r (5 ottobre 1267), 253r (5 ottobre 1267), 253r-v (5 ottobre 1267), 260v (15 ottobre 1267); per Porchetto Salvago figlio di Samuele, ibid., 97 (Ambrogio Rapallo), c. 154v (12 aprile 1294); per Porchetto e Domenico Salvago fu Guglielmo, ibid., 101 (Ambrogio Rapallo), cc. 35v-36r (22 marzo 1313), 55v-57r (4 aprile 1313), 57r-58r (3 aprile 1313), 63v-64r (11 aprile 1313), 84r-v (18 luglio 1313), 93r-94v (22 agosto 1313), 95v-96r (22 ag. 1313); per Porchetto Salvago e il defunto Lanfranco suo figlio, ibid., 263/II (Giovanni Galli), c. 192v (17 febbraio 1329); Manoscritti, 496: Albero genealogico della famiglia Salvago, pp. 126 s.; Biblioteca Civica Berio, Mss., M.R.IX.2.23: F. Federici, Scruttinio della Nobiltà Ligustica composto dall’eccellentissimo senator Federico Federici ad uso dell’illustrissimo signor Tomaso Fransone quondam Tomaso (XVII secolo), c. 71r; ibid., M.R.IX.5.5: G. Giscardi, Origine e fasti delle nobili famiglie di Genova, IV (anno 1774), p. 1771; G.I. Bratianu, Actes des notaires génois de Pera et de Caffa de la fin du treizieme siécle (1281-1290), Bucarest 1927, p. 342; Annali Genovesi dopo Caffaro e i suoi continuatori, X, Iacopo da Varagine. Anonimi. Giorgio Stella, a cura di G. Monleone, Genova 1941, p. 19; I Libri Iurium della Repubblica di Genova, I, 6, a cura di M. Bibolini, Genova 2000, pp. VI-VII, XIX, XXII, XXVI; I, 7, a cura di E. Pallavicino, Genova 2001, docc. 1226 (25 maggio 1299), 1227-1228 (1° luglio 1299), 1229 (5 giugno 1299), 1230 (10 giugno 1299), 1231 (25 giugno 1299), 1232 (12 giugno 1299), 1233 (25 giugno 1299), 1234 (5 giugno 1299), 1236 (2 giugno 1300), 1239 (9 maggio 1301).
A. Giustiniani, Castigatissimi Annali con la loro copiosa tavola della Eccelsa et Illustrissima Republica di Genoa, Genova 1537, c. 114r; R. Soprani, Li scrittori della Liguria e particolarmente della Maritima, Genova 1667, pp. 244 s.; A. Oldoini, Athenaeum Ligusticum seu sillabus scriptorum ligurum nec non sarzanensium, accyrnensium, Reipublicae genuensis subditorum, Genova 1680; [G.B. Spotorno], Storia letteraria della Liguria, II, Genova 1824, pp. 86-89; G.N. Zazzu, Genova e gli ebrei. Incontro di due culture, in Cristoforo Colombo nella Genova del suo tempo, a cura di P. Sanavio - A. Martinelli - C. Porcu Sanna, introduzione di P.E. Taviani, Torino 1985, pp. 211-234 (in partic. p. 212); L. Grossi Bianchi, E. Poleggi, Una città portuale del Medioevo. Genova nei secoli X-XVI, Genova 1987, pp. 230 s.