Porciano
Nella lunga descrizione del corso dell'Arno, in Pg XIV 16 ss., D., per bocca di Guido del Duca, dice che il fiume incontra dapprima brutti porci, più degni di galle / che d'altro cibo fatto in uman uso (vv. 43-44). L'epiteto è verosimilmente rivolto a tutti gli abitanti del Casentino, così come nella terzina successiva tutti gli abitanti di Arezzo sono qualificati botoli... rignhiosi. Alcuni chiosatori sostengono che D. intendesse riferirsi in particolare ai conti Guidi di Romena, per assonanza tra il loro castello di P., che si ergeva presso Stia, e l'epiteto del v. 43 (cfr. Casini, Revelli [Italia 144], Sapegno, Mattalia).
Sulla questione si dilungavano alcuni commentatori antichi: Pietro dice dei Guidi che erano " in opera venerea luxuriosa implicitos "; Benvenuto sostiene che D. li appella porci " propter foedam luxuriam ". Non è agevole dirimere la questione, ma forse la cosa migliore è intendere tutti i Casentinesi, ivi inclusi i conti Guidi. V. anche CASENTINESI.
Bibl. - P. Beltrani, La Romagna di D. nel canto XIV del Purgatorio, Fermo 1904 (recens. di F. Torraca, in " Bull. " XII [1905] 75); R. Davidsohn, D. i Conti Guidi e gli Elisei, ibid. XIX (1912) 221-225.