PORDENONE (dal nome romano di Portus Naonis; A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Udine, a 49 km. da questa città, posta nella pianura friulana, ma non lontana dalle Prealpi, 23 m. s. m., poco a valle della linea delle resultive e delle brughiere, su un'altura circondata da terreni acquitrinosi e sulla riva destra del Noncello (antico Naone; donde il nome), affluente del Meduna, in mezzo al verde di molti alberi. Difesa un tempo da mura con 18 torri di cui restano poche tracce e da un castello (trasformato in carcere), la parte antica è percorsa dal Corso Vittorio Emanuele, munito ai lati da portici irregolari; in fondo è il palazzo comunale e il duomo con un bel campanile. Già nel sec. XV-XVI erano sorti borghi fuori delle mura (San Giovanni, Sant'Antonio, della Colonna, ecc.) e ora le frazioni di Torre e di Rorai Grande sono contigue al resto. Secondo per abitanti, nella provincia, soltanto a Udine, Pordenone è il maggiore centro industriale del Friuli, sopra tutto in virtù dei suoi tre grandi cotonifici (il primo dei quali risale già al 1840 e il secondo al 1875), che dànno lavoro a circa 5000 operai e posseggono 150 mila fusi e 1500 telai. Vi è poi una fabbrica di terraglie, una cartiera, una fabbrica di macchine agricole e di concimi. Il comune di Pordenone copre un'estensione di 28,10 kmq. (di cui 18,3 occupati da campi e 4,2 da prati) e aveva, nel 1931, una popolazione di 22.506 ab. (9788 nel 1881), di cui 13 mila risiedenti a Pordenone, 5500 nelle due frazioni di Rorai Grande e di Torre, il resto in case sparse.
Monumenti. - Il duomo, a tre navate con tiburio ottagonale, mostra all'esterno la sua struttura gotica tarda con le cornici sottolineate da eleganti archeggiature pensili. Singolare il campanile alto 72 m., cominciato, si vuole, nel 1219 e compiuto nel 1427: al termine della canna si va allargando per una serie di aggetti, con svariati ornamenti in cotto, che formano mensola alla cella campanaria a trifore, ed è coronato da uno slanciato minareto ottagonale. Anche il Palazzo municipale è costruzione gotica con aggiunto avancorpo cinquecentesco. Le più cospicue opere d'arte di Pordenone sono quelle di Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone: in duomo la pala della Madonna, opera giovanile (verso il 1510), i Ss. Erasmo e Rocco, affresco del 1524, la pala dell'altar maggiore, incompiuta (1525); nel palazzo municipale un gruppo di Santi e, forse, una festa campestre; nella chiesa di Torre la pala della Madonna e Santi (1520); in quella di Rorai la vòlta affrescata del coro (1516). Il duomo ha anche tele del Fogolino e dell'Amalteo. G. M. Calderari, scolaro del Pordenone, lasciò affreschi nella chiesa della Trinità e in duomo (cappella Mantica).
Gli usi costruttivi della Marca Trevigiana si rivelano nelle case a portico con facciate decorate ad affresco dei secoli XIV-XVII, conservate specie nella lunga via che costituisce l'asse della città vecchia, e si allarga in piazza a imbuto davanti al palazzo municipale.
Storia. - Troviamo la prima volta notizia di Pordenone in Candido, nei suoi Commentarî di Aquileia del 452. Poco o nulla però se ne sa fino al sec. XIII. Senza dubbio il luogo con il suo territorio fece parte della giurisdizione spirituale e temporale dei patriarchi di Aquileia, dalla cui soggezione tentò di liberarsi con l'aiuto dei Trevisani nel 1202. Riuscì infatti a sconfiggere e fugare il patriarca Peregrino, che l'aveva stretta d'assedio. Venti anni dopo fu saccheggiata e incendiata dal patriarca Bertoldo, sdegnato perché i Trevisani l'avevano occupata. Risorta dalle rovine, passò successivamente nel 1269 alla casa di Stiria, nel 1276 a quella d'Austria e fu feudo del conte di Porcia fino al 1351. Dopo varie vicende, nel 1420, non riconobbe, come invece tutto il resto del Friuli, il dominio veneto, ma si conservò suddita della casa d'Austria, fino al 1508, anno in cui fu occupata dai Veneziani e data in feudo al loro capitano Bartolomeo d'Alviano. Nel 1537 estinta la famiglia degli Alviano, la Serenissima vi mandò un suo nobile con titolo di provveditore e capitano. Da allora seguì le sorti della repubblica.
Bibl.: V. Tinti, Compendio storico della città di Pordenone, Venezia 1837; V. Candiani, Pordenone, Pordenone 1902.