PORDENONE
(Naones, Curs Naonis, Portus Naonis nei docc. medievali)
Città del Friuli-Venezia Giulia, capoluogo di provincia, situata su di un'altura alluvionale, al centro dell'area pianeggiante compresa tra il Livenza e il Tagliamento.Il Portus Naonis ('porto del fiume Naonis') si sviluppò sulla riva del corso d'acqua (od. Noncello) che collegava il Friuli occidentale con la laguna veneta, alla testa di ponte del sistema idrico-viario Livenza-Meduna-Noncello.La prima attestazione documentaria menziona la corte regia Naones, concessa dal re Berengario I (888-924) al vescovo di Padova nell'897 (I diplomi di Berengario I, 1903, p. 56). Naones passò poi sotto il controllo del duca di Baviera nel 952 e successivamente, dopo essere stata annessa per breve tempo nel ducato di Carinzia (976-983), fu sotto il dominio degli Eppenstein, degli Spanheim e dei Babenberg. Nel corso del sec. 13° fu teatro di aspre lotte tra il Patriarcato di Aquileia e la Marca Trevigiana. Nel 1221 un documento ricorda chiese bruciate e distrutte dagli eventi bellici (Documenta historiae Foroiuliensis, 1861, pp. 28-29), ma non sono noti i nomi di queste chiese, che dipendevano dalla pieve di Torre, sotto la diocesi di Concordia Sagittaria. Nel 1254 sono menzionati la chiesa di S. Antonio in Carnario, demolita nel 1895, e un castrum (Diplomatarium Portusnaonense, 1865, p. 15). L'8 maggio 1278 il vescovo di Concordia Sagittaria concesse il titolo di parrocchia alla chiesa di S. Marco, fino allora semplice cappella, sorta nell'area cimiteriale della città (Diplomatarium Portusnaonense, 1865, pp. 23-25). Nel 1272 P. divenne possedimento degli Asburgo, da cui ottenne gli statuti comunali nel 1291 e il titolo di città nel 1314. La loggia del Comune risulta ultimata nel 1291.P. conserva ancora le tracce dell'impianto urbanistico trecentesco, sviluppatosi essenzialmente intorno ai due centri, costituiti l'uno dalla zona portuale, il secondo intorno al castello. La riqualificazione edilizia del sec. 14° è testimoniata da due importanti documenti. Nel primo (Bianchi, 1844, p. 44) si ricorda un rovinoso incendio che nel 1318 distrusse quasi tutta la città, rendendo necessaria la riedificazione delle case, che in precedenza erano quasi tutte in legno, con l'adozione di pareti in muratura. La seconda fonte (Bianchi, 1844, p. 80) è costituita da una convenzione tra un costruttore e la comunità di P., che cedeva per cinque anni una fornace pubblica a uso privato, con la clausola di calmierare i prezzi del materiale laterizio prodotto, affinché tutti i cittadini potessero assicurarsi i materiali idonei a evitare il propagarsi degli incendi. A tale periodo risalgono alcuni edifici civili ancora esistenti, al di là delle trasformazioni successive e della fondazione di edifici religiosi e di sette conventi, che sono stati poi completamente ricostruiti o distrutti.La prima costruzione della chiesa di S. Marco aveva una pianta a granaio con tre absidi a terminazione rettilinea. Di questa fase rimangono labili tracce: resti di decorazione ad archetti, traccia dei salienti della facciata. Nel corso del Trecento la struttura fu profondamente restaurata con la costruzione di un transetto emergente solo in alzato, sormontato da tiburio. Della fabbrica trecentesca, notevolmente trasformata nel secolo successivo, sono leggibili parte delle strutture esterne - tra le quali decorazioni ad archetti entro cui sono dipinte figure di sante, del 1350 ca. - e tracce di muratura interna, dove sono stati messi in luce nel 1972 brani pittorici affrescati sulla parete meridionale e sulla controfacciata dell'edificio. Le pitture sono opera di differenti pittori della seconda metà del Trecento, aggiornati sulla cultura vitalesca e veneziana. Al riguardo, il nome di Stefano - pievano di S. Agnese, pittore veneziano, pagato per avere accomodato il tabernacolo nel 1382 (Vincenzo Joppi, Notariorum, Udine, Bibl. Com., Fondo Joppi, 681, IX, c. 211r) - è stato avvicinato a due santi dipinti sulla parete meridionale (Cozzi, 1993). La torre campanaria, che sorge isolata, fu completata nel 1347.Sostanzialmente ben conservata è la chiesa di S. Maria degli Angeli, detta anche del Cristo. L'edificio, eretto nel 1309, fu oggetto di numerosi lasciti testamentari. Gli affreschi, riscoperti nel 1967, di mani diverse, mostrano le principali correnti artistiche diffuse in Friuli e nella Venezia Giulia. Le pitture dell'arco trionfale riflettono la cultura pittorica veneziana; il registro superiore sinistro, risalente al quarto decennio, dipende invece dagli affreschi di S. Maria in Sylvis a Sesto al Règhena, dell'équipe formatasi nella bottega padovana di Giotto. Le pareti laterali, realizzate forse entro il sesto decennio, dispiegano le novità importate da Vitale da Bologna.La lezione di Vitale, all'opera a Udine dal 1348, si espanse, dopo l'impressionante replica da parte di alcuni stretti collaboratori del maestro nel ciclo affrescato nel duomo di Spilimbergo, nei numerosi affreschi che decorano pievi modeste, come il ciclo, recentemente restaurato, di S. Giovanni Battista a Redenzicco di Sedegliano. L'influenza di Tomaso Barisini, attivo nella vicina Treviso, si scorge nella Madonna con il Bambino dipinta nel duomo di P. e nella figura di santa coronata affrescata a S. Maria degli Angeli. Echi tomaseschi si ritrovano anche nel ciclo con le Storie di s. Orsola dipinto nella chiesa di S. Floriano a San Giovanni di Polcenigo. Altri affreschi dei primi del Trecento si conservano a S. Leonardo in Sylvis a Vallenoncello, a S. Agnese a Roraipiccolo e a Ss. Maria e Giuliana a Castello d'Aviano.
Bibl.:
Fonti. - G. Bianchi, Memoriale di Odorico Notajo e Maestro in Pordenone (1292-1332), in Documenti per la storia del Friuli dal 1317 al 1325, I, Udine 1844, pp. 34-58, 80; Documenta historiae Foroiuliensis saeculi XIII ab anno 1200 ad 1299 summatim regesta, a cura di G. Bianchi, Wien 1861; Diplomatarium Portusnaonense, a cura di G. Valentinelli, Wien 1865 (rist. anast. Pordenone 1984); I diplomi di Berengario I, a cura di L. Schiaparelli (Fonti per la storia d'Italia, 35), Roma 1903.
Letteratura critica. - A. Benedetti, Breve storia di Pordenone, Pordenone 1956; id., L'iconografia di Pordenone, Il Noncello 16, 1961, pp. 17-38; I. Furlan, Cultura architettonica e figurale in Friuli dall'età di mezzo all'epoca della rinascita, in Pordenone. Storia, arte, cultura e sviluppo economico delle terre tra il Livenza e il Tagliamento, Torino 1969, pp. 181-228: 181-202; Pordenon, "47° Congresso della Società filologica friulana, Udine 1970", Udine 1970; G. Chiaradia, Pordenone. Schede per la lettura della città, Pordenone 1980; La conservazione dei beni storico-artistici dopo il terremoto del Friuli (1976-1981). Catalogo dei restauri eseguiti dalla Soprintendenza, Trieste 1983; T. Sebastiano, Inedito contributo all'iconografia pordenonese, Il Noncello 59, 1984, pp. 205-212; P. Goi, Tesoro e tesori. Indagine sui preziosi delle chiese cittadine, in Il tesoro del duomo di Pordenone, a cura di G. Ganzer, cat., Pordenone 1987, pp. 43-55; P. Casadio, Chiesa di S. Maria degli Angeli detta del Cristo, in La tutela dei beni culturali e ambientali nel Friuli-Venezia Giulia (1986-1987) (Relazioni della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia, 8), Trieste 1991, pp. 364-369; U. Trame, Caratteri urbani e sistema insediativo, in Pordenone, una città, a cura di P. Goi, Pordenone 1991, pp. 57-115; San Marco di Pordenone, a cura di P. Goi, Pordenone 1993; P. De Rocco, La fabbrica del duomo nell'assetto urbano e nel paesaggio, ivi, pp. 34-93; E. Cozzi, La decorazione ad affresco del Trecento e dell'inizio Quattrocento, ivi, pp. 183-223; F. Zuliani, La pittura del Trecento in Friuli, in In domo habitationis. L'arredo in Friuli nel tardo Medioevo, a cura di G. Fiaccadori, M. Grattoni d'Arcano, Venezia 1996, pp. 26-37; G. Valenzano, Appunti sull'architettura civile in Friuli nel tardo Medioevo, ivi, pp. 52-67.G. Valenzano