PORTA SOLE, Angelo da
PORTA SOLE (Portasolis), Angelo (Angelus Perusinus) da. – Nacque a Perugia, nel rione di Porta Sole, intorno al 1280 e fu battezzato nella chiesa di S. Antonio.
Non si conoscono i nomi dei genitori e le notizie biografiche che lo riguardano sono scarse, desumibili per lo più dalle fonti ufficiali costituite dagli Atti capitolari della Provincia romana dell’Ordine domenicano, nel quale entrò quando aveva intorno ai tredici o ai quindici anni, e dal necrologio del nativo convento perugino.
Studiò teologia a Siena tra il 1305 e il 1306 e riscontrò presto il successo con l’attività omiletica. Gli Atti capitolari della Provincia romana lo attestano lettore e studente in diversi conventi: a Gubbio come lector artis novae nel 1299 (Acta capitulorum provincialium Provinciae Romane (1234-1344), 1941, p. 133), a Siena nel 1305 e a Prato nel 1310 come studente in filosofia (pp. 155, 178), a Perugia come lettore delle Sentenze nel 1311 (p. 181). Nel 1317 il Capitolo generale di Anagni lo promosse predicatore generale (p. 204) e il Capitolo di Pisa, nel 1320, lo nominò predicatore generale di tutta la Provincia, specificando: «cui volumus quod cedant ceteri predicatores cum pervenerit ad conventus, cum plena libertate lectoris actu legentis» (p. 221). Il necrologio lo attesta priore nei conventi di Città di Castello, di Perugia e di Pisa (Maiarelli, 1995, p. 79). Ludovico Jacobilli (1647) gli attribuisce la fondazione, a Perugia, della Compagnia dei disciplinati e di altre confraternite e la redazione di una Regola del terz’ordine dei predicatori per li tertiari domenicani e altre regole per diverse confraternite.
Il necrologio conventuale si limita ad attestare la sua attività normativa in favore della Confraternita dei disciplinati, ma dell’eventuale testo non si ha traccia.
Chiamato a Roma come penitenziere apostolico da Giovanni XXII, Angelo da Porta Sole fu nominato dal papa, nel 1325, vescovo di Sulcis (ma non si recò mai in quella diocesi, che aveva scelto un altro prelato). A Firenze, forse intorno alla metà degli anni Venti, in coincidenza con la signoria di Carlo di Calabria, figlio di Roberto d’Angiò e alleato del papa, pacificò le famiglie in lotta. Nel 1330 fu nominato vescovo di Grosseto.
Per decisione di Giovanni XXII i Capitoli cattedrali non avevano più il diritto di nominare i vescovi, prerogativa che avrebbe assunto ormai il papa. Le relazioni tra la città di Grosseto e Angelo da Porta Sole – che fu il primo vescovo a non provenire dalla diocesi di Massa Marittima e appunto a essere nominato dal papa – furono particolarmente tese: sottomessa Grosseto a Siena nel 1334, poco dopo la sua morte, il nuovo vescovo grossetano fu scelto tra i cittadini senesi.
È ricordato negli atti dei Capitoli provinciali (del 1331 e del 1332) insieme ad altri vescovi dell’Ordine cui dedicare suffragi pro vivis (Acta capitulorum provincialium Provinciae Romane (1234-1344), pp. 267, 279). Per la presenza a Grosseto di Vanni il Malia, alleato dei pisani e ‘tiranno’ della città che i senesi cercavano di sottomettere, il vescovo si ritirò a Ischia (ora Istia di Ombrone), castello della sua diocesi, dove morì l’11 maggio del 1334 (Maiarelli, 1995, p. 81).
È giunto fino a noi l’inventario dei libri che Angelo da Porta Sole possedeva al momento della morte, raccolti dal commissario papale Ponzio Stefani. Si tratta di diciassette volumi di contenuto prevalentemente liturgico e omiletico, due dei quali furono venduti per 36 fiorini d’oro: una Summa confessorum al vescovo Guglielmo di Lucca e un messale domenicano a un maestro Iacopo Pellegrini (Guidi, 1948, p. 24; Archivio segreto Vaticano, Camera Apostolica, Introitus et exitus, 145, cc. 29r-v, in Bibliothèques Ecclésiastiques au temps de la Papauté d’Avignon, a cura di D. Williman, 1980, p. 118, n. 334.1).
Angelo da Porta Sole ebbe grande fama di predicatore. La Cronaca di San Domenico di Perugia narra che fu chiamato a predicare ad Avignone nel palazzo della Curia pontificia e in altre chiese della città e che, in virtù del grande successo ottenuto, gli fu richiesto di attraversare la città «vestito pontificalmente» per benedire la popolazione (Maiarelli, 1995, pp. 80 s.).
La raccolta dei suoi sermoni (De tempore, de sanctis e de mortuis) è trasmessa da un unico codice di circa 400 fogli scritto da più mani e conservato presso la Biblioteca nazionale di Firenze (Mss., B.VIII.1637; cfr. Pellegrini, 2000, pp. 317-319).
La prima serie dei sermoni fu pronunciata durante l’Avvento e la seconda durante la Quaresima, plausibilmente a Siena, a Firenze e in alcune città dell’Umbria. La raccolta omiletica, oltre all’interesse per lo studio della predicazione trecentesca che poteva essere mescidata, costituisce un documento importante per la storia dei rapporti tra oratoria laica e oratoria ecclesiastica, e in genere sul linguaggio politico del primo Trecento.
Vi si trovano ingiunzioni moraleggianti molto spesso minacciose, che la dicono lunga sulle intromissioni di un predicatore negli affari cittadini, in particolare quando Angelo da Porta Sole attacca senza mezzi termini quegli arengatores corrotti che incitano alla guerra contro gli alleati guelfi della Chiesa. Il frate denuncia gli estensori degli statuti super pauperes in quanto, basandosi su calcoli volontariamente errati sul valore dei beni posseduti dai singoli cittadini, impongono loro tasse ingiuste. Paragonando i cattivi consiglieri agli ebrei che ingannarono Cristo, Angelo da Porta Sole li accusa di favorire parenti e amici elargendo elemosine ad alcuni monasteri femminili trascurando poi i veri poveri religiosi. Le denunce contro giudici, mercanti, prestatori o quei milites che, spinti dall’ozio, invadono le città vicine, dovettero fare facilmente presa sul pubblico grazie all’impiego di una retorica e di uno stile semplice che attingeva a proverbi della lingua parlata. Altri sermoni, che trattano della pace, della concordia e del bene comune, temi predicati dal domenicano Remigio de’ Girolami, furono forse pronunciati a Firenze nella prospettiva di una pacificazione cittadina. Riflesso di una moda diffusa all’epoca, nonché del fascino e della paura che esercitavano le pratiche negromantiche su Giovanni XXII, molti sermoni fanno riferimento all’influenza dei pianeti sulla vita degli uomini con argomentazioni derivanti dal trattato De sortibus di Tommaso d’Aquino. Sul passo che tratta degli effetti della pace e della guerra nelle città e nel contado echeggia la traduzione dell’Etica a Nicomaco (forse nel volgarizzamento di Taddeo Alderotti, fra l’altro citato dal predicatore: Firenze, Biblioteca nazionale, Conventi Soppressi, B.8.1637, f. 204r).
Per Angelo da Porta Sole la città dove si vive bene non è solo «bene assituata», «fertile et copiosa», «pacifica et quieta et di lectere plena», ma anche «libera et franca» (Dessì, 2012, p. 107). La descrizione della città in pace e di quella in preda alla guerra fa pensare agli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, al punto da rendere lecito ipotizzare che Lorenzetti si sia trovato tra il pubblico delle prediche di Angelo da Porta Sole.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, Conventi Soppressi, B.8.1637; Archivio segreto Vaticano, Registra Vaticana, 119, ep. 651, f. 242v; Perugia, Biblioteca Augusta, 1150: T. Bottonio, Historia praedicatorum; Grosseto, Curia vescovile, F. Anichini, Storia ecclesiastica della città e diocesi di Grosseto (manoscritto datato 1751); Acta capitulorum provincialium Provinciae Romane (1234-1344), a cura di Th. Kaeppeli - A. Dondaine, Roma 1941.
L. Jacobilli, Vita de’ santi e beati dell’Umbria, I, Foligno 1647, pp. 274 s.; C. Crispolti, Perugia Augusta, Perugia 1648, p. 353; C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Evi, I, Monasterii 1913, pp. 269, 468; P. Guidi, Inventari di Libri nelle serie dell’Archivio Vaticano, Città del Vaticano 1948; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, I, Roma 1970, pp. 77 s.; A. Tacconi, Frate Angelo, vescovo di Grosseto (1330-1334), in Bollettino della Società storica maremmana, XXXIII-XXXIV (1977), pp. 52-60, in partic. p. 55; Bibliothèques Ecclésiastiques au temps de la Papauté d’Avignon, a cura di D. Williman, I, Paris 1980; A. Maiarelli, La cronaca di San Domenico di Perugia, Spoleto 1995; L. Pellegrini, I manoscritti dei predicatori: i domenicani dell’Italia mediana e i codici della loro predicazione (secoli XIII-XV), Roma 2000, pp. 273-274, 317-319; C. Delcorno, Predicatori e movimenti religiosi. Confronto e tensioni (secoli XII-XIV), in Cristia-nesimo nella storia, XXIV (2003), pp. 581-617, in partic. p. 615; R.M. Dessì, «Diligite iustitiam vos qui iudicatis terram» (Sagesse I, 1): sermons et discours sur la justice dans l’Italie urbaine (XIIe-XVe siècle), in Rivista internazionale di diritto comune, XVIII (2007), pp. 197-230, in partic. pp. 199, 205-210, 214, 225; C. Delcorno, «Quasi quidam cantus». Studi sulla predicazione medievale, a cura di G. Baffetti et al., Firenze 2009, pp. 12, 19-21, 28 s., 33, 36, 38 s., 41, 114 s. (saggi pubblicati originariamente nel 1994 e nel 1995); R.M. Dessì, Il bene comune nella comunicazione verbale e visiva. Indagini sugli affreschi del Buon Governo, in Il Bene comune: forme di governo e gerarchie sociali nel basso medioevo. Atti del XLVIII Convegno storico internazionale, Todi... 2011, Spoleto 2012, pp. 89-130, in partic. pp. 104-109, 128.