porta
I. In senso proprio per " porta di una città " in Pd XI 47 Porta Sole (in Perugia); XVI 94 Sovra la porta ch'al presente è carca / di nova fellonia: " haec fuit antiqua porta veteris civitatis dicta Porta Sancti Petri, nunc autem novi cives venerant ad habitandum ibi, scilicet Circuli vel Cerchi " (Benvenuto); XVI 125 nel picciol cerchio s'entrava per porta / che si nomava da quei de la Pera: " Dice l'A.: chi crederebbe che quelli della Pera fossero antichi? Io dico ch'elli sono sì antichi, che una porta del primo cerchio della cittade fu denominata da loro " (Ottimo); in Cv IV XXVIII 5 E sì come a colui che viene di lungo cammino, anzi ch'entri ne la porta de la sua cittade, li si fanno incontro li cittadini di quella, così a la nobile anima si fanno incontro... quelli cittadini de la etterna vita.
Porte hanno l'Inferno e il Purgatorio. Sulla base di alcune espressioni bibliche (" porta caeli ", Gen. 28, 17; " Haec porta Domini, iusti intrabunt in eam ", Ps. 117, 20; " In dimidio dierum meorum vadam ad portas inferi ", Is. 38, 10; " ostium portae domus Domini ", Ezech. 8, 14) che nell'immaginazione popolare avevano assunto valore di realtà concreta, D. immagina che al suo Inferno si acceda per una p. (If III 11); a questa medesima p. si allude in VIII 124-126 Questa lor tracotanza non è nova; / ché già l'usaro a men segreta porta; e in XIV 86 poscia che noi intrammo per la porta / lo cui sogliare a nessun è negato. In Pg IV 129 le parole di Belacqua, non mi lascerebbe ire a' martiri / l'angel di Dio che siede in su la porta, accennano invece alla p. del Purgatorio. Questa, a differenza della infernale, è chiusa. Dopo che D. ha umilmente implorato di essere ammesso al regno della purgazione, l'angelo portiere scioglie il serrame volgendo nella toppa prima una chiave d'argento e poi una chiave d'oro (per il significato allegorico dell'episodio e per maggiori particolari v. CONFESSIONE); quindi spinge i battenti che si aprono a fatica, stridendo e mugghiando sui cardini (cfr. Pg IX 133-136), e tornano poi a chiudersi con gran fragore alle spalle del poeta e della sua guida (cfr. X 4). È probabile che nel pensiero di D. tutto questo si ripeta al passaggio di ogni anima. La p. del Purgatorio viene ancora nominata in IX 76, 90, 120 e 130, X 1.
Controversa è l'interpretazione di If I 134: D. si augura di poter vedere la porta di san Pietro. Unico fra gli antichi commentatori, Benvenuto sostiene che si tratti della p. del Paradiso: " idest portam Paradisi, cuius custos ponitur Petrus ". Gli altri interpreti trecenteschi propendono però a individuare in tale espressione la p. del Purgatorio, basandosi sul fatto che D. mette ad essa per custode un angelo con le chiavi di s. Pietro. D'altra parte, D. non parla in nessun luogo di altra p. che dal Purgatorio conduca al Paradiso.
Quest'ultima tesi ha molto credito anche fra i moderni interpreti (Tommaseo, Casini-Barbi, Scartazzini-Vandelli, Torraca, Porena, Mazzoni). Tuttavia, come si è detto, l'immagine di una vera e propria p. del Paradiso era comune nella fantasia e nella letteratura medievali e veniva suggerita soprattutto dalle parole di Cristo all'apostolo: " Io ti darò le chiavi del regno dei cieli " (Matt. 16, 19). Si confronti per esempio, tra i molti testi citabili, Giacomino da Verona: " Per çascaun canton si è tre belle porte, / clare plu ke stelle et alte, longhe e grosse " (Contini, Poeti I 629); e Bonvesin de la Riva: " Dnanz dal patre dolcissimo lo iusto se deporta, / In delectevre gloria festeza e se conforta: / Plasess a Iesù Criste ke foss avert la porta, / Là sus o è lo iusto ke tal dolzor apporta " (Le opere ..., a c. di G. Contini, Roma 1941, 53-55). Del resto, lo stesso D. usa l'espressione ‛ coeli ianua ' in un noto verso del Paradiso (XV 30): sicut tibi cui / bis unquam coeli ianua reclusa?
Molto più generico, ma sempre con riferimento alle p. celesti, è il verso di Rime CVI 32 lietamente [la virtù] esce da le belle porte, / a la sua donna torna.
La voce è poi adoperata a proposito delle sette porte attraverso le quali si entra nel nobile castello del Limbo (If IV 110), la cui interpretazione allegorica è discussa, e per designare l'ingresso della città di Dite, con riferimento tanto al vano quanto ai battenti: Io vidi più di mille in su le porte (If VIII 82); Chiuser le porte que' nostri avversari (VIII 115); e ancora in IX 89 e XIV 45.
Il sostantivo ricorre frequentemente nel Fiore, una volta col significato comune di " porta d'abitazione " (ben potess'egli entrarvi per la porta, CLXXX 11), e le altre a indicare le p. del castello della Gelosia (Gelosia andava a proveder le porte, XXXII 1); così pure in Fiore XXVIII 12, XXX 3 e 10, LXXI 14, LXXXIII 3, CXXXVI 13, CCV 2, CCVII 8.
2. Con valore traslato di " apertura ", " voragine ", in If XXIV 37, dove la porta / del bassissimo pozzo denota la bocca del più basso cerchio infernale, cioè del nono cerchio.
La parola si trova poi in molte espressioni figurate: in If X 108 da quel punto / che del futuro fia chiusa la porta, " dal momento in cui non si potrà più varcare la porta che conduce al futuro ", cioè quando non ci sarà più futuro, alla fine del mondo; altri invece intende " dal momento in cui il futuro cessa di essere tale e diviene presente "; in If XXVI 59 l'agguato del caval che fé la porta / onde uscì de' Romani il gentil seɯe (" credo che ‛ far la porta ' vaglia come ‛ far la via , dar modo, dar cagione '. Di fatti a cagione del cavallo fuggì Enea, che poi fondò Roma ". Così il Cesari, seguito dal D'Ovidio, da Scartazzini-Vandelli, dal Porena, dal Sapegno. Invece gli antichi commentatori intendono per porta la breccia aperta dai Troiani nelle loro mura per farvi passare il cavallo, dalla quale breccia poi uscì fuggiasco Enea destinato a fondare la stirpe romana); in Pg XV 111 ma de li occhi facea sempre al ciel porte (" cioè... sempre ragguardava lo cielo colli occhi ", come spiega il Buti; utilmente si può citare a illustrazione della figura il passo di Cv III VIII 9, secondo il quale gli occhi e la bocca, per bella similitudine, si possono appellare balconi dell'anima); analogamente in Pd XXVI 14 vegna rimedio a li occhi che fuor porte / quand'ella entrò col foco ond'io sempr'ardo (" porte, cioè entramento, sì come è la porta entramento nella casa ", spiega il Buti); in Cv IV XXIV 9 dico che questa prima etade [l'adolescenza] è porta e via per la quale s'entra ne la nostra buona vita; e in IV XXV 1 cosa... necessaria in questa etade a bene intrare ne la porta de la gioventute; in Pd III 43 La nostra carità non serra porte / a giusta voglia, " il nostro amore non nega accoglimento a un giusto desiderio "; in XI 60 tal donna... / a cui... / la porta del piacer nessun diserra (la povertà " che nessuno fa entrare nel proprio gradimento ", cioè " che nessuno ha piacere, gode di possedere ", come spiega il Chimenz; la porta del piacer è qui evidentemente modellata su alcune metafore scritturali: " portas iustitiae ", Ps.117-119; " liberasti me... de portis tribulationum ", Ecli. 51, 4-5). Analogamente in Detto 310 t'aprirò la porta (" ti accoglierò "); mentre in Rime dubbie IV 2 perché s'è Petra en così crudel porta / entrata si allude alla p. della morte, alla tomba (cfr. la dogliosa petra del v. 1).
Infine, nel verso non ebber battesmo, / ch'è porta de la fede che tu credi (If IV 36), il Boccaccio, invece che porta, legge parte, e postilla: " cioè della fede catolica; e però dice che è parte di quella, per ciò che gli articoli della fede son dodici, de' quali dodici è il battesimo uno ". ‛ Parte ' leggono anche Lana, Benvenuto, Buti, e altri commentatori antichi, nonché molti editori antichi e moderni. Il Petrocchi preferisce, sulla base dell'autorevole codice Co, la lezione porta, che ha dalla sua l'uso dei testi canonistici nel designare il battesimo (v. per es. Agost. Confess. III 21 " non enim intratus aliter in regno caelorum ex illo "), e anche il passo dantesco (Pd XXV 8-11) ricordato dal Barbi (Problemi I 204. Per tutta la questione v. Petrocchi, Introduzione 170 e ad l.).
Bibl. - Per la porta di san Pietro cfr.: C. Pietropaoli, Il Giubileo nella D.C., Lanciano 1900 (cfr. " Bull. " IX [1902] 247); E. Pranzetti, La Porta di s. Pietro (nota dantesca), Tivoli 1901; D. Bulferetti, La porta del Purgatorio dantesco, saggio critico, Brescia 1903; F. Flamini, I significati reconditi della Commedia e il suo fine supremo, Livorno 1903; G. Fraccaroli, L'irrazionale nella letteratura, Torino 1903; il Pietropaoli avanza la bizzarra ipotesi che la porta di s. Pietro sia la Porta Santa.
Per la porta del piacer v. la proposta di E. Auerbach, Lettura del canto XI, in Lett. Dant. 1564; proposta considerata inaccoglibile da U. Bosco in Dante vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 324 nota.