portapizza
(portapizze), s. m. e f. e agg. Chi o che consegna le pizze a domicilio; che serve a contenere una pizza.
• Certo, nella Napoli del dopoguerra l’igiene non è necessariamente al primo posto. Ci si adatta. Così come ci si arrangia per tirare su due spiccioli. Teoricamente, Alfredino dovrebbe frequentare le elementari; in pratica, avendo fame e poco controllo familiare, è uno dei tanti scugnizzi che fanno la fortuna dei ristoranti: lavapiatti, garzone, portapizza. (Giovanni Chianelli, Repubblica, 27 luglio 2014, Napoli, p. XVI) • [tit.] «Girasole», il contenitore portapizza a prova di igiene [testo] [...] L’idea è nata a Castegnato dove la sinergia tra la locale Brescia Stampi [...] e la bergamasca BZ Stampi (Cologno al Serio) ha portato alla realizzazione di «Girasole», un piatto portapizza in polipropilene alimentare. (Cesare Mariani, Corriere della sera, 21 ottobre 2015, Cronaca di Brescia, p. 8) • In prospettiva l’evoluzione tecnologica porterà un’ulteriore accelerazione. Effetto dei Big Data. Per esempio raccogliendo gli ordini dei clienti l’azienda sa quali sono i piatti preferiti di chi abita in certi quartieri della città, e quindi può aiutare un ristoratore ad adeguare la sua offerta per la consegna a domicilio alla richiesta del mercato. Mentre seguendo con i Gps i movimenti di «portapizze» può ottimizzare i tempi di ritiro e consegna dei piatti. (Pietro Saccò, Avvenire, 17 giugno 2016, p. 27, Economia & Lavoro).
- Composto dal v. tr. portare e dal s. f. pizza.
- Già attestato nell’Unità del 13 marzo 1986, p.11, Cultura Spettacoli (Michele Anselmi), usato come s. m. nella variante grafica porta-pizze.