portare [porte, II singol. pres. cong.]
Il verbo ricorre con larga frequenza, in riferimento sia a cose, materiali e non, sia a persone. Si presta a vari usi; ma quasi tutte le occorrenze, all'attivo e al passivo, possono ricondursi a due accezioni fondamentali, nell'ambito delle quali si distinguono poi i significati più particolari: quello di " trasportare ", " recare da un luogo a un altro " (con implicita, dunque, l'idea del movimento); e quella di " avere in sé ", " recare in sé ".
Per la prima accezione, si veda Cv I VIII 9 è biasimevole muover la cosa d'un luogo dove sia utile e portarla in parte dove sia meno utile; IV XIII 11 e, al passivo, V 19; Pg VII 99 la terra dove l'acqua nasce / che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta; Pd VI 43, dov'è detto del sacrosanto segno dell'Impero, portato da li egregi / Romani incontro a Brenno, con intento ostile; If V 40 come li stornei ne portan l'ali..., e 84 (in questi due ultimi esempi è implicita nel verbo anche l'idea di " sostenere "); IX 70 un vento / che... / li rami schianta, abbatte e porta fori, " trascina "; così le ombre dei lussuriosi, che sono portate da la... briga (V 49); come variante, portar arme in luogo di poter arme, in Pd XVI 47 (ma l'indicazione dei codici, pur buoni, che la recano, non può essere accolta; cfr. Petrocchi, Introduzione 236 e ad l.). Si aggiunga Pg XI 70 convien ch'io questo peso porti, " trasporti " sulle spalle: parla Omberto Aldobrandeschi, impedito dal sasso / che la cervice... doma (vv. 52-53).
Anche in contesti figurati: s. Pietro è il gran viro / a cui Nostro Segnor lasciò le chiavi, / ch'ei [Cristo] portò giù, di questo gaudio miro, Pd XXIV 36; Venusso... / seco porta fuoco temperato, Fiore CCXVIII 5; CCXXX 10, Vn IX 5; io sono stato legno sanza vela e sanza governo, portato a diversi porti... dal vento... che vapora la dolorosa povertade, Cv I III 5. A questi esempi si può avvicinare il passo di Pd I 114 e 115 [tutte le creature] si muovono... / per lo gran mar de l'essere, e ciascuna / con istinto a lei dato che la porti. / Questi ne porta il foco inver' la luna; cfr. anche il v. 125. In riferimento a cose immateriali, si veda Vn II 5 l'alta camera [il cervello] ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni; Cv IV XXI 4 quando l'umano seme cade... ne la matrice, esso porta seco la vertù de l'anima generativa; I IV 10 e VII 13; Pg XI 35 Ben si de' loro [i penitenti] atar lavar le note / che portar quinci, " peccata quae portaverunt hinc, idest quae commiserunt in hoc mundo ", Serravalle; Pd XXII 40.
Sta a sé, anche per la forte pregnanza di significato, il passo di Pg XX 93, dove il sopruso di Filippo il Bello ai danni dei Templari, dettato dalla sua insaziabile cupidigia, è visto come una vera e propria invasione: Veggio il novo Pilato... / sanza decreto / portar nel Tempio le cupide vele, propriamente " recarsi ", " andare verso " (cfr. l'espressione ' far vela '): " Il Re di Francia... per sue lettere fece prendere tutti i Templari per lo suo Reame, avendo avuto prima licenzia dal Papa (ben che il Papa per piacere al Re gliela desse contro a sua volontà) [D. però dice sanza decreto, " senza autorizzazione alcuna "] e strignere tutte le loro chiese e magioni e possessioni, le quali erano quasi innumerabili di potere e ricchezze; e tutte quelle del Reame di Francia fece occupare il Re per sua Corte, et a Parigi fece prendere il Maestro del Tempio... " (Anonimo). La '21 legge porta: cfr. Petrocchi, Introduzione 201-202.
Nel senso di " arrecare " ricorre più volte l'espressione ‛ p. novella ' " notizia " (se vuo' ch'i' porti sù [sulla terra] di te novella, If XXVIII 92, ripreso al v. 133; così anche XXXII 111 e Pg V 50); oppure il verbo forma, sempre con sostantivi astratti, vari sintagmi: p. letizia, " apportare, procurare gioia " (Vn XXXI 17 74); p. pace, conforto, dolce (" dolcezza ": Rime LXVII 14, XCI 16 e 19); p. dolore e danno (Cv IV I 6), p. desiderio o lo fine d'ogni desiderio (II 16 e 9); porterò io lo mio consiglio e darollo...?, XXVII 8; e ancora: disonore dee ricevere quelli che a li buoni mala testimonianza porta, " fornisce " (XXIX 6); quel che mi convien ritrar testeso, / non portò voce mai, " non fu mai voce che 'l dicesse ", Buti (Pd XIX 8); e si aggiunga qui Pd XXXII 89 Io vidi sopra lei [la Vergine] tanta allegrezza / piover, portata ne le menti sante, anche se per la presenza di ne p. potrebb'essere inteso come " contenere " (v. oltre); ma più di un codice reca da le (cfr. Petrocchi, ad l.).
Sempre con riferimento a cosa, vanno considerati a parte sia i luoghi in cui p. vale più esattamente " consegnare " (l'arcangelo Gabriele portò la palma / giuso a Maria, Pd XXXII 112; e' vi piaccia portarle un gioelletto / ... a quella graziosa, Fiore CXXXVIII 5, ripreso in CXXXIX 5), sia quelli in cui significa invece " portar via ", talvolta con un'idea anche accentuata di violenza: nella selva dei suicidi le cagne miser li denti nelle carni di Giacomo da Sant'Andrea e quel dilaceraro a brano a brano; / poi sen portar quelle membra dolenti (If XIII 129); nella bolgia dei barattieri il diavolo Libicocco preseli [a Ciampolo] 'l braccio col runciglio, / sì che, stracciando, ne portò un lacerto (XXII 72); e nella contesa per l'anima di Bonconte: Tu te ne porti di costui l'etterno, Pg V 106 (dove si ha quasi un dativo etico, come in altri passi: v. oltre). Situazioni analoghe in If XXVII 114, dove l'oggetto è sottinteso (Non portar; non mi far torto: " Nol menare via, non mel tôre ", Lana), e in Fiore CXL 4; cfr. anche Pg XXV 81. Affini a questi si possono considerare altri esempi, sia pure in contesti ben diversi: Acciò che tutta piena / esperïenza d'esto giron porti..., If XVII 38; perché tutte le tue voglie piene [" i tuoi desideri soddisfatti "] / ten porti..., Pd IX 110; voglio... / che 'l te ne porti dentro a te (Pg XXXIII 77, con allusione al lume del mio detto del v. 75; e cfr. anche Pd XVII 91).
I pochi riferimenti a persone sono tutti nella Commedia. Riguardano per lo più D., che già all'inizio del viaggio si fa preconizzare da Caronte il proprio futuro di creatura destinata alla salvazione (If III 93 più lieve legno [cioè l'imbarcazione dell'angelo nocchiero; ma l'interpretazione è controversa] convien che ti porti, ti " trasporterà " nell'oltretomba); o che, non potendo superare da solo alcuni difficili tratti del percorso, ha bisogno di qualcuno che lo porti... in su la groppa (XII 95), il centauro; nella bolgia dei simoniaci invece è Virgilio che prende il discepolo con ambo le braccia e lo ‛ porta ' sovra 'l colmo de l'arco / che dal quarto al quinto argine è tragetto (XIX 128; cfr. pure XXIII 50 portandosene me sovra 'l suo petto). E anche: l'aquila apparsa in sogno forse d'altro loco / disdegna di portarne [" trasportare " me e Virgilio] suso in piede, tra i suoi artigli (Pg IX 27); o, con allusione a D. e Beatrice, nel contesto figurato di Pd II 20 La ... sete / del deïforme regno cen portava nel cielo della Luna. Cfr. inoltre Pg XII 48.
Nel senso di " condurre ", " accompagnare ", in If XIX 34 Se tu vuo' ch'i' ti porti / là giù per quella ripa che più giace, e, forse, XXVII 124, dove però si potrebbe intendere anche " portare su di sé ", visto che si tratta di un demonio che ‛ porta ' a Minòs l'anima di Guido da Montefeltro.
In Pg XXIV 131 il verbo significa " far arrivare " (ben mille passi e più ci portar oltre); in If XV 1 Ora cen porta l'un de' duri margini (gli argini di pietra che delimitano il sabbione infuocato), piuttosto " ci mena ", " ci conduce " - naturalmente in senso figurato - (e infatti li margini fan via, che non son arsi, XIV 141; il Porena dice: " ce ne porta, ci allontana dalla selva "). Non sarà quindi da consentire col Boccaccio: " E in quanto dice ‛ cen porta ' parla impropriamente, per ciò che il portare apartiene alle cose mobili, come sono i cavalli, gli uomini e le navi e le carra e simili cose, e non alle cose che non si muovono, ché son di quelle quei margini; e perciò si dee intendere che essi, se medesimi portando, andavano su per l'uno de' detti margini ".
L'idea del movimento viene meno quando il verbo significa " indossare ", " avere addosso ", detto di capi di vestiario: Cv I VII 7 se a me fosse comandato di portare due guarnacche in dosso, e sanza comandamento io mi portasse l'una...; Fiore CXVIII 12 io, che porto panni devisati, e XCV 13 (anche in contesto figurato: I' porto il manto di Pappalardia [" Ipocrisia "], LXXX 7 e CXX 13); Pg XXIV 43 Femmina è nata, e non porta ancor benda sui capelli, quindi è ancora giovinetta (e così Rime XCIII 9); Cv IV XXVII 13, Rime dubbie VI 3; in Rime LXXII 10 Amore... / nel suo capo portava un cappello, si noti il costrutto insolito.
Analogamente, detto di ornamenti: priegati... / che per l'amor di lui questa ghirlanda / deggie portare, Fiore CXLII 7; e così anche in Rime LVI 4, dove il verbo ha valore passivo: I' vidi a voi, donna, portare / ghirlandetta di fior gentile: " Normale è che l'agente sia preceduto da a dopo un infinito di forma attiva retto da un verbum sentiendi " (Contini). Si aggiunga, ancora in contesto figurato, Pg VII 114 [Pietro III d'Aragona] d'ogne valor portò cinta la corda, cioè " fu adorno d'ogni virtù " (Scartazzini-Vandelli; si noti che il verbo ha qui valore di ausiliare: portò cinta equivale a " cinse "). L'immagine è scritturale (Is. 11, 5 " Et erit iustitia cingulum lumborum eius, et fides cinctorium renum eius "), come rileva il Torraca, aggiungendo che essa " fa pensare alla cintura, che si cingeva al nuovo cavaliere, simboleggiante ‛ ogni nettezza e ogni cortesia, tutte virtù e tutte buone opere ', Perceforest CXXI, Ordine di cavalleria 181 segg. ".
Assenza di moto anche nei casi in cui p. significa " tenere in mano " (il verbo in sé non esprime movimento, anche se in movimento può essere rappresentato il soggetto): a messagger che porta ulivo [in segno di pace] tragge la gente, Pg II 70; Facesti come quei... / che porta il lume dietro e sé non giova, XXII 68; in mano un bordon di ladorneccio / portava, Fiore CXXIX 10; porto tuttor... l'arco teso, Cv 12; e così XIX 4, CLXXXII 14, CCXXVIII 9. Il caso più interessante è certamente quello di Bertrarm dal Bornio, che si aggira per la bolgia tenendo 'l capo tronco... per le chiome, / pesol con mano a guisa di lanterna (If XXVIII 121-122), e che così giustifica la sua pena: Perch'io parti' così giunte persone [padre e figlio], / partito porto il mio cerebro (v. 140). Analogamente: Falsembiante una bibbia al collo tutta sola / portava (Fiore CXXX 10).
Siamo dunque a quel gruppo di occorrenze da ricondurre all'accezione di " avere " (che infatti potrebbe sostituire p. in alcuni degli esempi ora visti); però anche in questo caso, come si è detto, il verbo assume vari significati.
Di un ‛ possesso ' vero e proprio - ma in contesto figurato - si può parlare solo in Fiore VIII 8, dov'è detto che Amore porta... la chiave di ogne mia quistione; in altri casi il verbo vale " produrre " (e quindi " avere "), detto di piante: i' ho veduto... / lo prun... / portar la rosa in su la cima, Pd XIII 135; l'isoletta del Purgatorio porta de' giunchi sovra 'l molle limo, " produce ed ha " (Scartazzini-Vandelli: cfr. Pg I 102; figurato, in Fiore XCIV 13); o anche, in senso diverso: cotanto quanto pare appresso / alo cigner la luce che 'l dipigne / quando 'l vapor che 'l porta più è spesso... (Pd XXVIII 24): " i vapori che lo producono ", Rossi-Frascino e altri; ma Casini-Barbi intendono " l'aria in cui si forma " (e quindi che lo " contiene "), come qualcuno fra gli antichi. Il Buti è un po' ambiguo: " cioè quando lo vapore che porta quel cerchio: imperò che di vapori si genera ".
Più frequente, specie nelle Rime, il senso di " avere in sé ", " contenere "; in tal caso p. è seguito per lo più da un oggetto astratto: i' vidi de le cose belle / che porta 'l ciel, If XXXIV 138; l'oblico cerchio che i pianeti porta, " contiene in sé le orbite, o vie circolari, dei pianeti " (Poletto: cfr. Pd X 14), trascinandoli nel suo moto; Cv II III 17; Ne li occhi porta la mia donna Amore, Vn XXI 2 1 (già citato al § 1); così Rime LXXX 9 gli occhi... / dentro portan la dolze figura, e 15 io ci porto entro [gli occhi] quel segnor gentile / che...; LVII 1, XC 60, Rime dubbie XIII 7 e XVII 1, sempre con il complemento ne li occhi; XIV 2 Questa donna... / porta nel viso [" Contiene nel suo sguardo ", Contini] la vertù d'Amore; Rime CII 61 io porto ne la mente donna, e XC 34; Rime dubbie XI 9 la morte, che porto vestita, " letteralmente ‛ di cui sono rivestito ' (per allusione al proprio pallore mortale) ", Contini; XV 9, XXVII 9; Rime XCI 50 gran disio ch'io porto; C 36 e 51, XL 2, CXVI 6; Cv III II 17 tu [Dio], bellissimo, bello mondo ne la mente portante, che traduce il " pulchrum pulcherrimus ipse / mundum mente gerens " di Boezio (Cons. phil. III m. IX 7-8), da cui il passo è ripreso; IV III 3 distrigare lo testo... secondo la sentenza che esso porta; II 18; If XXXIII 123 Come 'l mio corpo stea / nel mondo sù, nulla scïenza porto " meco, e quindi: ho, non so spiegare " (Mattalia). Il Contini attribuisce al verbo questo valore di " contenere " anche in Rime XLIV 14, dove si afferma che dall'amare senza essere riamati ven quanta pena Amore porta, " ogni pena che... ha in sé ". Barbi-Maggini intendono " quanto Amore fa soffrire ", cioè danno a p. il valore di " apportare "; ma anche da qui è facile risalire a un " comportare ", e quindi, di nuovo, " avere in sé ".
In due casi il verbo forma un sintagma che significa " aver nome ": il settimo cielo è quello che 'l vocabol porta / ... del suo caro duce, Saturno (Pd XXI 25; cfr. VIII 10-12 da costei [Venere]... / pigliavano il vocabol de la stella / che 'l sol vagheggia); in Fiore CCXI 9 Ben-Celare afferma che non c'è nessun, ch'un fatto saccia me' celare / che saprò io, e perciò porto il nome.
Con immagini diverse, ma sempre in quest'ambito di significato: Pg XXXIII 111 un'ombra smorta, / qual sotto foglie verdi... / sovra suoi freddi rivi l'alpe porta, " cioè ha " (Scartazzini-Vandelli); con riferimento agli stemmi araldici, in Pd XVI 127 Ciascun che de la bella insegna porta / del gran barone (" Tutte le famiglie... che portano nel loro stemma l'insegna di Ugo il Grande ", Chimenz), e XVII 72 [il] gran Lombardo / che 'n su la scala porta il santo uccello. E ancora: sovra i sepolti le tombe terragne / portan segnato quel ch'elli eran pria (Pg XII 18), da accostare, anche per il costrutto con il predicativo, ai segni (le P) impressi dall'angelo, che D. porta sulla fronte (XXI 23; si veda inoltre Vn IV 2 io portava nel viso tante de le sue [di Amore] insegne, che...); ‛ segni ' sono inoltre le " stimmate ", l'ultimo sigillo che le membra di s. Francesco due anni portarno (Pd XI 108). Cfr. anche Detto 91. All'idea di ‛ avere ' si associa dunque in questi esempi quella di ‛ mostrare ', che si riscontra in alcuni altri luoghi, in riferimento all'espressione del volto: Voi che portate la sembianza umile / ... mostrando dolore, Vn XXII 9 1 (già citato al § 8); cotante / persone, quante / sembiante portan d'omo, Rime LXXXIII 104; Rime dubbie II 7; se le fazion [" fattezze "] che porti non son false..., If XVIII 49; Dolcissima Morte... io porto già lo tuo colore, Vn XXIII 9. Analogamente, detto di particolari concreti, seguito da un predicativo: a ricordo della sua oltracotanza, Cerbero porta ancor pelato il mento e 'l gozzo, If IX 99; Catone lunga la barba... / portava, Pg I 35; Detto 169. In altri passi il verbo significa " tenere ", ma siccome il soggetto è visto sempre in movimento, p. indica più esattamente un " procedere tenendo ": Poco portäi in là volta la testa, camminai col capo rivolto al luogo ond'era venuto il suono dell'alto corno (If XXXI 19); Seguendo lui, portava la mia fronte / come colui che... (Pg XIX 40, e così XIII 131); portar convienmi il viso basso, " procedere a capo chino ", dice Omberto Aldobrandeschi (Pg XI 54: cfr. If V 110, dove manca, appunto, l'idea del movimento: china' il viso, e... il tenni basso; la cosa non cambia qualora s'intenda viso per " sguardo "). Analogamente: le faville / che m'infiammano il cor, ch'io porto anciso, Rime CIII 75; porto nascono il colpo [" la ferita "] de la petra, CII 15, e LXVIII 7: cfr. Cavalcanti Era in pensier 10 " per lo colpo ch'io porto ".
In altri sintagmi, con nomi che indicano un sentimento, il verbo vale " provare ", " nutrire ". Abbiamo così p. odio (Cv IV XIII 13), nimistate (Fiore CVI 4 e CXXXV 6), vergogna (Pg XXXI 43), accidioso fummo, " cioè il vizio dell'accidia " (Boccaccio: cfr. If VII 123); reverenza (Cv IV VIII 4) amore (Pg VIII 120; v. anche Rime CI 27, e l'amore ch'io porto al mio volgare, Cv I XII 3 [analogamente ai §§ 13 e 6]); fede (Vn XIII 3 quanto lo suo [di Amore] fedele più fede li porta, tanto...). La stessa espressione nelle parole di Pier della Vigna: fede portai al glorïoso offizio " della cancelleria, facendo ogni cosa dirittamente ", Buti (If XIII 62).
Sempre nell'ambito dei sentimenti: Rime XLIV 11 chi ama, / se non è amato, lo maggior dol porta, " soffre ", e XLII 14; Vn XXXIII 5 7; Fiore IV 9 pensa di portar [" sopportare "] in pacïenza / la pena che per me avra' a soffrire, e Detto 63. L'espressione acquista diverso valore in If XXVI 63: nella fiamma che racchiude Ulisse e Diomede del Palladio pena... si porta, " si sopporta ", ma nel senso di " si sconta " (si noti il costrutto, unico, con il ‛ si ' passivante).
Il costrutto pronominale, per " comportarsi ", si ha solo in Fiore LXXVII 13 tu ti se' portato come saggio.
Come assoluto: O frate, andar in sù che porta?, " che giova? " (Pg IV 127); e anche, seguito da proposizione: in Malebolge lo sito di ciascuna valle porta [" vuole di necessità; lat. fert ut ", Scartazzini-Vandelli] / che l'una costa surge e l'altra scende, If XXIV 39. In Fiore CXXVII 10 i' vi do la fè [" la parola "], tal com'i' porto, il Parodi intende " come è nella mia natura ".
Per porta variante di parta, in Pg XVIII 12, cfr. Petrocchi, ad locum.
V. anche PORTATO.