PORTICELLO
Insenatura del litorale calabrese posta all'imboccatura Ν dello Stretto di Messina ove è stato scoperto nel 1969 il relitto di una nave che trasportava, tra varie merci, alcune statue greche di bronzo ridotte a pezzi. Il naufragio avvenne negli anni immediatamente precedenti il 400 a.C.
Il relitto fu oggetto di continue depredazioni; secondo testimonianze dell'epoca, oltre alle ancore di piombo, furono sottratte anfore, ceramiche e parti di statue che risultano disperse a eccezione di una testa maschile barbata con tenia, di dimensioni maggiori del naturale, che, immessa sul mercato antiquario di Basilea, è stata riconsegnata allo Stato italiano nel 1993. Databile nel secondo quarto del V sec. a.C., la testa - forse appartenente a una statua di divinità piuttosto che di atleta - risulta danneggiata da interventi moderni che hanno corroso profondamente la patina originaria del bronzo.
Nel 1970 una missione del Museo dell'Università di Pennsylvania ha condotto una campagna subacquea permettendo la localizzazione, il rilievo e il recupero dei materiali superstiti, compresi alcuni elementi dello scafo. La tesi che le statue in bronzo rinvenute a P. debbano essere distinte dal relitto della fine V sec. a.C. è oggi da escludere. Il carico commerciale della nave era composto da anfore del Bosforo tipo «Solokha II», anfore di Mende, anfore «greco-occidentali» e puniche, calamai acromi, piccoli lingotti, granelli di una lega di piombo (72-74%), argento (23%) e rame, oltre a statue di bronzo, sia in grossi spezzoni anatomici (un torso e fianco giovanili, una mano, piedi) sia in schegge minori, riferibili a un vecchio forse ammantato (se a esso vanno collegati i frammenti di un panneggio) e ad altre due figure maschili nude e stanti. Particolare interesse ha destato il ritratto senile barbato, quasi a grandezza naturale, denominato il «filosofo di P.» espressivamente caratterizzato dall'incipiente calvizie, la fronte corrugata, il naso aquilino e la lunga barba. A lungo è stata sostenuta l'ipotesi che debba trattarsi di un filosofo greco: ignoto, poiché il nome di Caronda (Holloway, 1988 e 1991) è motivato solo dalla vicinanza di P. a Reggio e dalle azioni di Dionisio I contro quella città nel 387 a.C. Le sembianze sono genericamente quelle di un sapiente e intellettuale (Ardovino), richiamando i ritratti di Sofocle (Freí) o suggerendo, sulla base di un'interessante lettura stilistica, il possibile ritratto «di ricostruzione» del poeta Esiodo (Arias; v. ritratto: Grecia).
Forti e giustificate resistenze hanno incontrato anche le interpretazioni scaturite dalla duplice edizione dell'intero complesso dei bronzi di P. (nel 1984 e nel 1987, con le ricerche subacquee americane). Da un lato vi è la tesi che i soggetti siano, con tutta probabilità, soltanto due: un vecchio logorato dall'età che si appoggia a un bastone e una seconda figura maschile (Paribeni); dall'altro, si è supposto un gruppo con il giovane Achille, un personaggio sconosciuto (il padre, un compagno?) e il centauro Chirone, le cui fattezze mitologico-mostruose sarebbero quelle del presunto «filosofo» (Sismondo Ridgway, 1986 e 1993). Anche la cronologia ha subito conseguentemente forti oscillazioni. Ma per il ritratto di P., nonostante il tentativo di posticiparlo alla fine del IV- inizî III sec. a.C., è indubbia ormai una data anteriore alla fine V sec. a.C., verosimilmente tra il 450 e il 430 a.C.
Persiste la questione sulla natura composita del carico della nave sulla quale i bronzi erano stati imbarcati per il loro valore metallico. Infatti, malgrado le opinioni contrarie di taluni, essi erano soltanto rottami destinati, insieme ai lingotti e al metallo in grani, all'approvvigionamento di una fonderia: molti pezzi recano segni di lesioni, di forti colpi e di evidenti deformazioni, mentre uno dei piedi di statua presenta il tenone di base segato. Materiale riciclato, quindi, e venduto come rottame per essere fuso e riutilizzato. Non è possibile, per il momento, individuare con sicurezza l'origine dei bronzi. La rotta tenuta dalla nave al momento del naufragio sembrerebbe avvalorare la tesi di una navigazione locale lungo la costa Ν della Sicilia, e renderebbe poco convincente (anche se non impossibile) un lungo viaggio dal Mediterraneo orientale. Poiché nel contrasto che oppose Dionisio I ai Cartaginesi alla fine del V sec. a.C. violente azioni militari travolsero molte colonie siceliote (Selinunte e Himera nel 409 a.C., Agrigento nel 406 a.C., cui si aggiunse la punica Mozia tra 397-396 a.C.), è dunque da considerare siciliano l’empòrion dove i rottami di statue potevano essere destinati e venduti.
Bibl.: Per il relitto e il suo carico: C. J. Eiseman, B. Sismondo Ridgway, The Porticello Shipwreck. A Mediterranean Merchant Vessel of the 415-385 Β. C., College Station (Texas) 1987; D. W. J. Gill, The Date of the Porticello Shipwreck. Some Observations on the Attic Boisais, in IntJNautA, XVI, 1987, pp. 31-33; A. J. Parker, Ancient Shipwrecks of the Mediterranean and the Roman Provinces, Oxford 1992, pp. 332-334. - Sui problemi storico-artistici, la cronologia e la provenienza del «filosofo» di P. e degli altri frammenti di statue: F. V. Frazzoli, L. Vlad Borrelli, P. Fiorentino, Indagini XRF su frammenti di statue bronzee sottoposte a corrosione marina, in Applicazione dei metodi nucleari nel campo delle opere d'arte. Atti del Convegno Roma-Venezia 1973, Roma 1976, pp. 339-356; A. M. Ardovino, Il relitto di Porticello ed il cosiddetto «filosofo», vci AnnPerugia, XX, 1982-83, pp. 57-78; J. Frei, Ein unbekannter kynischer Philosoph, in HefteABern, X, 1984, pp. 19-25; E. Paribeni, Le statue bronzee di Porticello, in BdA, LXIX, 1984, pp. 1-14; P. Fiorentino, M. Marabelli, M. Micheli, Indagini e intervento di conservazione sui reperti bronzei di Porticel- lo, ibid., pp. 15-24; C. Rolley, Die griechischen Bronzen, Monaco 1984, p. 40, passim-, Β. Sismondo Ridgway, The Bronzes from the Porticello Wreck, in H. Kyrieleis (ed.), Archaische und klassische griechische Plastik. Akten des Internationalen Kolloquiums, Athen 1985, II, Magonza 1986, pp. 59-69; P. E. Arias, Le presenze dell'arte greca, in S. Settis (ed.), Storia della Calabria, I, Roma- Reggio Calabria 1987, pp. 414-418; C. Sabbione, Il relitto di Porticello, in E. Lattanzi (ed.), Il Museo Nazionale di Reggio Calabria, Roma-Reggio Calabria 1987, pp. 174-179; R. R. Holloway, Gli eroi di Riace sono siciliani?, in SicA, XXI, 1988, p. 25; C. C. Mattusch, Greek Bronze Statuary. From the Beginnings through the Fifth Century B.C., Ithaca-Londra 1988, pp. 198-200, passim·, C. Rolley, Les bronzes grecs et romains: recherches récents, in RA, 1990, pp. 407- 410; AA.VV., Basilea. Antikenmuseum. Consegna di testa maschile barbata in bronzo allo Stato italiano, in BA, VIII, 1991, p. 163; R. R. Holloway, The Archaeology of Ancient Sicily, Londra-New York 1991, pp. 111-112; M. Paoletti, La «testa di Basilea» e il saccheggio di Porticello, in Magna Graecia, XXVIII, I-3, 1993) pp. 5-7; B. Sismondo Ridgway, Nuove considerazioni sui bronzi di Porticello, ibid., pp. 1-4; L. Todisco, Scultura greca del IV secolo, Milano 1993, p. 109; M. Paoletti, La nave di Porticello: una rotta siciliana, in Klearchos, XXXIII, 1991, in corso di stampa; E. Lattanzi, Un'altra testa del relitto di Porticello, in Atti dell'VIII Rassegna di Archeologia Subacquea, Giardini-Naxos 1993, in corso di stampa; M. Paoletti, La nave, di Porticello: alcune osservazioni sulla rotta e sul carico, ibid.