Vedi PORTO BADISCO dell'anno: 1973 - 1996
PORTO BADISCO (v. S 1970, p. 639)
La scoperta della Grotta dei Cervi, rivelatasi di eccezionale interesse scientifico per la ricchezza e la varietà di pitture d'età preistorica, ha indotto la Soprintendenza Archeologica della Puglia a intraprendere una serie di esplorazioni tendenti a chiarire le facies culturali relative al succedersi delle frequentazioni umane nella caverna. Fruttuosi saggi di scavo, sia all'esterno che all'interno dell'antegrotta, sono stati determinanti per una migliore conoscenza delle caratteristiche speleologiche del complesso e del deposito antropozoico accumulatosi nei millenni. Una serie di scavi esplorativi nell'area sovrastante la grotta ha consentito di rinvenire quello che sembra essere il suo ingresso principale, venutosi ad aggiungere agli altri accessi già individuati.
Le nuove ricerche hanno inoltre chiarito la successione stratigrafica del giacimento archeologico, sinteticamente distinto dall'alto verso il basso in cinque strati: 1) deposito di superficie sterile di industrie; 2) terriccio nerastro compatto recante tracce di focolari con abbondanti resti carbonizzati di grano, macine, accurata industria litica e copiosa ceramica eneolitica con prevalenza di vasi del tipo Piano Conte (seconda metà del III millennio a.C.); 3) deposito di età neolitica tarda e finale con ceramica di tipo Piana e Serra d'Alto (3500-2500 a.C.); 4) deposito di età neolitica media con ceramica dipinta a bande rosse, impressa e graffita (prima metà del IV millennio a.C.); 5) riempimento di base sabbioso, sterile di industrie.
Lo strato 2, per l'abbondanza del materiale rinvenuto, fra cui figurano numerosi pugnali e cuspidi di selce di ottima fattura, peculiari di comunità dedite alla caccia, attesta una lunga permanenza umana nella grotta che si conclude con un gruppo di sepolture individuate nell'antigrotta. Dai livelli con ceramica tipo Serra d'Alto dello strato 3 proviene una bella pintadera, sorta di timbro che, intriso di ocra impastata con sostanze grasse, serviva per dipingersi il volto o il corpo in particolari cerimonie. Il motivo meandriforme del manufatto in argilla richiama la decorazione dipinta dei vasi di Serra d'Alto, d'ispirazione balcanica, e si ritrova rigoglioso nelle pitture di genere astratto e simbolico che ornano le pareti dei lunghi corridoi della grotta, fra altre schematicamente naturalistiche rappresentanti generalmente scene di caccia al cervo.
Bibl.: P. Graziosi, in RivScPr, XXV, 1970, p. 430 s.; id., Le pitture preistoriche delle grotte di Porto Badisco e S. Cesarea, in RendLinc, XXVI, 1971, pp. 67-70; F. G. Lo Porto, in Atti del X Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1970, Napoli 1971, p. 525 s.; P. Graziosi, Le pitture di Porto Badisco. Qualche osservazione preliminare, in Atti della XIV Riunione Scientifica in Puglia dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 1970, Napoli 1972, p. 17 s.; F. Lo Porto, in Le genti non greche della Magna Grecia. Atti dell'XI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1971, Napoli 1972, p. 486 s.; P. Graziosi, L'arte preistorica in Italia, Firenze 1973, p. 203 s.; F. Lo Porto, in La Magna Grecia nell'età romana. Atti del XV Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1975, Napoli 1976, p. 637 s.; id., in Locri Epizefirii. Atti del XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1976, Napoli 1976, p. 725 s.; P. Graziosi, Le pitture preistoriche della grotta di Porto Badisco, Firenze 1980.