PORTO GERMANO
Nome odierno dell'antica località di Aigosthena (τά Αἰγόσϑενα, Aegosthena), situata alle pendici del Citerone, in una profonda insenatura all'estremità E del Golfo di Corinto, nella Megaride, lungo la strada tra la Beozia e il Peloponneso.
I combattimenti che vi ebbero luogo nel 378 a. C. e la presenza dell'esercito di Archidamo, oltre al ricordo del luogo difficilmente accessibile, riaffiorano in Senofonte (Hell., v, 4, 18; vi, 4, 26). Il forte è anche menzionato da Pausania (i, 44, 5). Con la Megaride fece parte della lega achea nel 224; ceduta alla Beozia per breve tempo, rientrò nella lega dopo la seconda guerra macedonica. Le mura che difendono l'acropoli e l'intera cinta della città sono fra gli esempî migliori dell'architettura militare greca. L'acropoli è ad E, difesa da un possente poligono di mura in perfetto stato di conservazione soprattutto sui lati E e N-E, mentre i lati N, S ed O sono in parte rovinati; 8 grandi torri quadrate, inserite nella cinta, fanno da baluardi. Si nota un solo accesso ad O ed una posterula ad E. Le torri avevano spioventi con frontone piatto sul tetto, almeno su due lati, come dimostra chiaramente la torre dell'angolo S-E dell'acropoli; ogni torre era formata di due stanze, e l'accesso avveniva dal muro di cinta per mezzo di una scala. Dai lati N e S delle fortificazioni dell'acropoli si dipartono, verso il mare, i due bracci del muro di cinta della città; anche qui, grandi torri quadrate difendono il paramento: sul lato N si contano ancora 8 torri, mentre il muro e le torri del lato S sono pressoché scomparsi; il loro tracciato si può individuare all'esterno del letto del torrente. Tutta la costruzione è in duro calcare locale (una cava è identificabile all'interno della cinta della città) e in roccia conglomerata. L'opera presenta due aspetti: uno trapezoidale irregolare con faccia squadrata, databile al V sec.; l'altro isodomico regolare con faccia perfettamente squadrata, databile al IV sec., che secondo alcuni studiosi sarebbe da riferire agli inizî dell'età ellenistica. Le costruzioni romane (oggi scarsissime) all'interno della cinta non hanno portato modifiche al circuito delle fortificazioni; né, d'altra parte, nell'area della città sono stati rinvenuti resti notevoli di monumenti. È visibile la pianta (m 25,15 × 20,38) di una basilica paleocristiana absidata, con tre ampie navate; sulla cui area E si è impiantata una chiesetta bizantina; addossato al lato meridionale della basilica è un battistero quadrangolare.
Bibl.: D. Levi, in Enc. Ital., XIII, 1932, p. 593 con fig., s. v. Egostena; G. Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, I, 1894, col. 977, s. v. Aigosthena; E. F. Benson, in Journ. Hell. St., XV, 1895, p. 314 ss., Tav. IX-X; R. L. Scranton, Greek Walls, Cambridge 1941, pp. 81, 167, 176; N. G. L. Hammond, in Ann. British School, XLIX, 1954, pp. 104, 110, 112, 113, 1116, 117; A. W. Lawrence, Greek Architecture, Londra 1957, fig. 127; A. K. Orlandos, Τὸ ῎Εργον τῆς ᾿Αρχαιολογικῆς ᾿Εταιρεῖας κατὰ τὸ 1954, Atene 1955, p. 16 ss., figg. 16-18; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 392.