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PORTO

di M.E. Savi - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)
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PORTO

M.E. Savi

Con il termine p. si indicano sia gli approdi marini, naturali o artificiali, sia quelli fluviali, muniti di strutture per l'attracco delle navi e il carico e lo scarico delle merci (v. Arsenale).Nel Medioevo venivano distinti i 'p. legittimi', sottoposti alla giurisdizione delle autorità e regolati da un complesso sistema burocratico e fiscale (controllo della licentia navigandi, ispezione doganale), e i 'p. non legittimi', dove giungevano le merci di contrabbando. Nelle regioni che ereditarono la tradizione romana, essendo le acque di pertinenza statale, l'autorità politica si riservava il diritto di esigere i tributi statuali, a cui si aggiungevano le tasse destinate alla manutenzione del p. stesso (ormeggio, occupazione di suolo pubblico, servizi di custodia e di polizia, ecc.).Non è sempre riscontrabile una continuità tra epoca romana e medievale nei siti portuali: molti grandi p. dell'Antichità scomparvero, o per la perdita di importanza del loro entroterra, oppure a causa delle mutate condizioni geografiche (p. alla foce dei fiumi, p. artificiali; Schmiedt, 1978).In epoca tardoantica sorsero però nuovi p. e acquistarono rilievo approdi già di limitata importanza come per es. il p. di Genova e il p. di Amalfi, che soppiantò i p. del golfo di Napoli: Baia, Miseno, Pozzuoli. Ancora nell'Alto Medioevo le tecniche di costruzione per le strutture subacquee dovevano essere quelle romane (opere in calcestruzzo individuate a Ravenna), mentre per i pontili, le darsene e le calate si utilizzavano strutture a palafitta (Schmiedt, 1978).Se per i p. marini le notizie sono fornite dalla fotografia aerea e dall'archeologia sottomarina, per quelli fluviali le uniche informazioni provengono dalle fonti. Nonostante la modestia delle infrastrutture (Fasoli, 1978), questi ebbero notevole importanza per la progressiva rovina della rete viaria e determinarono lo sviluppo urbanistico e sociale delle città, come per es. a Cremona, dove ben un terzo della popolazione traeva sussistenza dalle attività connesse al p. (Guidoni, 1989).Nel periodo centrale del Medioevo i grandi p. italiani furono sostanzialmente quelli delle repubbliche marinare, in particolare di Venezia, Pisa e Genova, le quali riuscirono, tramite la fondazione di colonie in tutto il Mediterraneo, a creare una solidissima rete commerciale.Caratteristiche peculiari aveva il p. di Venezia, che coincideva con la città. L'area portuale cominciò a definirsi a partire dal sec. 13°: i commerci si concentrarono nell'isola di Rialto (ufficio pesi e misure, inizi sec. 13°; ufficiali sopra Rialto, addetti al controllo fiscale e di polizia, 1229), mentre la Ripa Sancti Marci si specializzò nell'attività cantieristica (arsenali della Repubblica: Vetus dei secc. 12°-13°, Grando del 1326, Novissimo del 1473; squeri privati, magazzini, granai e xenodochio, Ca' di Dio; Concina, 1987; 1989).Il p. 'di catena' di Porto Pisano - protetto, ma anche insidiato dalle secche - di origine romana, fu oggetto di continue e costose opere di manutenzione a causa del basso fondale. Collegato a Pisa - dove si trovavano le infrastrutture portuali (arsenali, darsena, dogana) - tramite canali, lungo i quali risalivano le navi, esso cadde in rovina nel 1290 a opera dei Genovesi, che, bloccandone il canale maggiore di accesso con una galea affondata allo scopo, ne alzarono il fondale con i resti delle torri distrutte (Garzella, 1987; Redi, 1987).Anche Genova, come Venezia, appare definita dal p., fulcro urbanistico ed economico della repubblica, amministrato da speciali magistrature - i Sabarbarii dal sec. 13°, dal 1363 i Salvatores portus - e protetto da un'adeguata legislazione. A tale organizzazione corrispose, tra il 1128 e il 1300, un'intensa attività edilizia (molo Vecchio, pontili di legno, calate, due posti per le segnalazioni luminose, lavori di scavo del fondo marino, palazzo a mare e, a ponente, darsena con torri; Poleggi, 1977; Balard, 1987; Massa Piergiovanni, 1987; Heers, 1989).Il pur importante p. di Marsiglia non riuscì a eguagliare quelli delle città marinare italiane a causa della divisione, che si rispecchia nella struttura bipolare dell'abitato, tra la città mercantile, legata al p., e la città vescovile. Anche le sue attrezzature portuali erano piuttosto modeste e le banchine in pietra non comparvero prima del 14° secolo. Strutture limitate rispetto ai p. italiani ebbero anche le città portuali del vicino regno di Aragona, con l'eccezione degli imponenti arsenali conservati a Valencia e a Barcellona.Nell'Europa settentrionale esisteva fin dall'epoca romana una rete di trasporto marino e fluviale sostanzialmente conservata nel Medioevo. I grandi p. dell'Europa settentrionale - approdo delle navi e centri di mercato - si trovavano spesso all'estremità di grandi vie fluviali, come avveniva per i p. inglesi, sia fluviali sia marini, con i vantaggi (legame con l'entroterra) e gli svantaggi (interramento e correnti) che ciò comportava. A questi ultimi si tentò di ovviare con opere di ristrutturazione, come la sistemazione degli argini con terrapieni in terra e tronchi oltre a moli e banchine, tra i secc. 12° e 13°, e canalizzazioni; per es. per il p. di Bristol, a partire dal 1239, la canalizzazione del fiume Frome. Alcuni grandi p. erano distinti in settori in base alle merci: per es. a Londra nell'area di Queenhite, riservata al grano, si trovavano, intorno al 1300, le misure e i magazzini per la conservazione delle merci. Intorno ai p. si costituivano inoltre dei veri e propri quartieri per mercanti stranieri, come, sempre a Londra il quartiere della Hansa, sul luogo dell'od. stazione di Cannon Street, con edifici per abitazione, per assemblee, per rappresentanza (Hutchinson, 1994).Nelle Fiandre lo sviluppo dei p. si ebbe a partire dalla seconda metà del sec. 9°, con la nascita sulla Schelda di Anversa e di Gand, citata come portus nell'865. Dal sec. 13° comparvero nella regione le gru - nel 1290 ca. a Bruges, nel sec. 15° ad Anversa e a Gand - e i fari, per es. a Calais, Nieuport, Ostenda e Blankenberge (Rickaert, 1987).

Bibl.: V. Scrinari, s.v. Porto, in EAA, VI, 1965, pp. 390-393; C.E. Dufourq, La vie quotidienne dans les ports méditerranéens au moyen age (Provence-Languedoc-Catalogne), Paris 1975; E. Poleggi, Il porto di Genova, Genova 1977; A. Lewis, The Sea and the Medieval Civilization, London 1978; J. Rougé, Ports et escales dans l'Empire Tardif, in La navigazione mediterranea nell'Alto Medioevo, "XXV Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1977", Spoleto 1978, I, pp. 67-128; G. Schmiedt, I porti italiani nell'Alto Medioevo, ivi, pp. 129-254; H. Ahrweiler, Les ports byzantins (VIIe-IXe siècles), ivi, pp. 259- 283; C. Cahen, Ports et chantiers navals dans le monde méditerranéen musulman jusqu'aux croisades, ivi, pp. 299-313; G. Fasoli, Navigazione fluviale. Porti e fiumi sul Po, ivi, II, pp. 465-609; C.G. Mor, Diritti pubblici e privati a terra nell'Europa Occidentale, ivi, pp. 623-642; E. Ashtor, Il regime portuario nel califfato, ivi, pp. 651-684; G. Vismara, Il diritto del mare, ivi, pp. 689-730; L. Grossi Bianchi, E. Poleggi, Una città portuale del Medioevo. Genova nei secoli X-XVI, Genova 1980; U. Pizzarello, Pietre e legni dell'arsenale di Venezia, Venezia 1983; G. Contamine, Equipement et installations portuaires en France, de la fin du Moyen Age aux temps modernes, in I porti come impresa economica, "Atti della diciannovesima Settimana di studi, Firenze 1987", Firenze 1987, pp. 7-19; M. Balard, Le système portuaire génois d'outre-mer (XIIe-XVe siècles), ivi, pp. 21-39; V. Piergiovanni, Dottrina e prassi nella formazione del diritto portuale: il modello genovese, ivi, pp. 146-168; P. Massa Piergiovanni, Fattori tecnici ed economici dello sviluppo del porto di Genova tra Medioevo ed età moderna, ivi, pp. 169-214; E. Pitz, Hafenbau und Hafenbetrieb zu Hamburg in hansischer Zeit, ivi, pp. 307-345; M. Rickaert, La gestion des ports flamands au Moyen Age, ivi, pp. 347-368; E. Crouset Pavan, Le port de Venise à la fin du Moyen Age: entre la lagune et la ville un "effet" portuaire?, ivi, pp. 625-652; K. Friedland, Kaufmannschaft und Bürgerrecht in Lübecker Hafen, ivi, pp. 675-688; E. Concina, Venezia: arsenale, spazio urbano, spazio marittimo. L'età del primato e l'età del confronto, in Arsenali e città nell'Occidente Europeo, a cura di E. Concina, Venezia, 1987, pp. 11-32; P. Correo, Arsenali, costruzioni navali e attrezzature portuali in Sicilia (secoli X-XV), ivi, pp. 33-50; G. Garzella, L'arsenale medievale di Pisa: primi sondaggi sulle fonti scritte, ivi, pp. 51-61; F. Redi, L'arsenale medievale di Pisa: le strutture superstiti e i primi sondaggi archeologici, ivi, pp. 63-68; D. Ellmann, Gli arsenali delle città anseatiche, ivi, pp. 199-203; s.v. Hafen, in Lex. Mittelalt., IV, 1988, coll. 1825-1835; Il sistema portuale della Repubblica di Genova, (secc. XII-XVIII), Genova 1988; F. Rossi, L'arsenale di Venezia, in Il Mediterraneo: i luoghi e la memoria, Taranto 1989, pp. 27-89; P. Schiappacasse, L'arsenale e la marina genovese dalle origini al secolo XIX, ivi, pp. 93-127; J. Heers, Paysages urbains et sociétés dans les différents types de "villes portuaires" en Méditerranée occidentale au Moyen Age, in Città portuali del Mediterraneo. Storia e archeologia, "Convegno internazionale, Genova 1985", a cura di E. Poleggi, Genova 1989, pp. 11-24; D. Sourdel, J. Sourdel-Thomine, Le villes portuaires de l'Orient méditerranéen pendant le haut moyen age d'après les sources arabes, ivi, pp. 27-31; I. Seioutou, Città portuali dell'isola di Creta alla fine del Medioevo, ivi, pp. 39-47; M. Balard, Villes portuaires et fondouks génois en Mer Egée et en Méditerranée orientale (XIVe-XVe siècles), ivi, pp. 75-84; M. Xyda, La città portuale di Chios e i problemi di salvaguardia delle strutture storiche, ivi, pp. 85-88; J. Hodziiossif Guiral, Commerce maritime et paysage urbain à Valence, ivi, pp. 141-150; J. Hinojosa Montalvo, Ciutades portuarias en la Corona de Aragón durante la baja edad media: los ejemplos de Mallorca, Valencia y Alicante, ivi, pp. 151-165; E. Guidoni, La città-porto fluviale in Italia, ivi, pp. 213-219; E. Concina, Mercanti in crisi e "honor civitatis": struttura e lingua tra l'"arsenatus communis" e il "chanal di San Marcho", 1270-1370, ivi, pp. 219-229; E. Crouzet Pavan, Le port de Venise aux XIVe et XVe siècles: faux-semblant, definitions, mutations, ivi, pp. 231-249; D. Calabi, P. Marochiello, Rialto: un porto e un mercato tra persistenze e declino, ivi, pp. 251-261; G. Rossetti, Pisa: assetto urbano e infrastruttura portuale, ivi, pp. 263-286; G. Uggeri, Aspetti archeologici della navigazione interna nella Cisalpina, in Aquileia e l'arco adriatico (Antichità altoadriatiche 36), Udine 1990, pp. 175-196; A. Marchiori, Sistemi portuali della Venetia Romana, ivi, pp. 197-225; L. Bartacchi, Il sistema portuale della metropoli aquileiese, ivi, pp. 227-253; R.C. Davis, Shipbuilders of the Venetian Arsenal, Baltimore-London 1991; P.A. Toma, Storia del porto di Napoli, Genova, 1991; M. Mollat de Jourdin, L'Europa e il mare, Bari 1993; G. Hutchinson, Medieval Ships and Shipping, Leicester 1994.M.E. Savi

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