PORTOCANNONE (A. T., 24-25-26 bis)
Paese del Molise in provincia di Campobasso, situato su un colle, a 148 m. s. m., poco lontano dalla foce del Biferno nell'Adriatico. Cinto dai ruderi delle mura di Portocanduno, o di Cliternia (?), con un castello dal quale si gode ampia vista fino al mare, l'antico centro fu spesso distrutto da incursioni barbaresche. Albanesi immigrati nel 1466 ricostruirono l'abitato e ne accrebbero la popolazione, conservando il loro rito greco, ma nel 1734, fu loro imposto dal vescovo di abolirlo, anzi di smettere i loro pochi canti, tra cui la nenia per i morti; essi però serbano ancora usi e costumi della patria di origine. La popolazione fa parte del gruppo albanese di Ururi, Montecilfone, Campomarino nel Molise. L'enumerazione saltuaria e lacunosa dei fuochi (1595: fuochi 41, ab. 225; nel 1648: 20 1/3 (?); nel 1669: 38, cioè ab. 209) non ci dà un concetto esatto della popolazione, nei secoli passati: la specificazione di fuochi straordinarî nel 1595 fa sospettare che siano quelli degli Albanesi appunto, e che quelli del 1648 siano stimati a metà, senza alcun computo singolare; nel 1800, si calcolavano 500 ab. Nel 1921 e nel 1931, secondo i censimenti, il comune contava rispettivamente 2034 e 2338 abitami. Il territorio (13,41 kmq.), pianeggiante, produce granaglie, legumi, vino, olio. Guglionesi (km. 4) è la stazione ferroviaria più prossima.