PORTOVENERE (A. T., 24-25-26)
Paese della Liguria, nella provincia della Spezia, situato all'estremità SO. del Golfo della Spezia, sullo stretto di fronte all'isola Palmaria. Le case del caratteristico paese, ammassate lungo il mare, sono dominate dai ruderi del castello medievale, sorgente più in alto sulle pendici del colle che s'innalza alle spalle del paese; su un promontorio che si spinge verso SO. e donde si gode una splendida veduta sul golfo e sulla costa verso le Cinque Terre, sorge la chiesa di S. Pietro nel luogo dove la tradizione collocherebbe un tempio di Venere. Portovenere è meta frequente di turisti per le bellezze naturali dei suoi dintorni; gli abitanti sono occupati nelle industrie del Golfo della Spezia ed esercitano la pesca e l'agricoltura; il territorio è sede altresì di importanti stabilimenti militari. Il paese, unito alla Spezia da un servizio di vaporetti e da uno automobilistico, possiede un piccolo porto. Contava, nel 1931, 1200 ab., mentre l'intero comune ne contava 5930 nel 1921 e 6858 nel 1931, viventi, oltre che nel centro capoluogo, nei paesetti di Le Grazie e di Fezzano o nelle case sparse. Il territorio comunale (7,18 chilometri quadrati) comprende l'ultimo tratto del promontorio sudoccidentale del Golfo della Spezia, il quale precipita con pendii a picco sull'aperto Mar Ligure ma scende molto più dolcemente verso il Golfo; e inoltre l'isola Palmaria, con la Grotta dei colombi, che diede resti dell'uomo dell'età della pietra, e la minore del Tino. La coltura più importante è quella dell'olivo, alla quale si associano talora i seminativi.
Il paese è caratteristico per l'aspetto antico, tra militare e peschereccio. Oltre al castello e a varie torri, possiede ancora la diruta chiesa di S. Pietro (sec. VIII-XIII), ora restaurata, e la parrocchiale di S. Lorenzo (sec. XII). Nei dintorni, e nelle vicine isole di Palmaria (Torre della Suola, sec. XVI) e Tino (resti dell'abbazia di S. Venerio, del sec. XI) sono le cave pressoché esaurite del celebre marmo nero e giallo, detto portoro, da cui anticamente si cavarono anche grandi colonne.
Storia. - Nominato primamente in una lettera del pontefice Gregorio Magno a San Venanzio, vescovo di Luni, si pensa sia il Portus Veneris dell'Itinerario marittimo romano.
Nell'età romano-bizantina, rimane incerta la sua identificazione col κάστρον Βενέρης di Giorgio Ciprio; se ne ha notizia sicura, come sede d'un'abbazia, dalle lettere di S. Gregorio Magno (anno 594); le leggende di S. Venerio testimoniano, nella stessa età, le sue relazioni con la Corsica. Di nuovo riappare l'attività marittima di questo porto, nel periodo carolingio. Sui primi del sec. XII, i Genovesi, intesi principalmente a ostacolare l'espansione di Pisa, vi fondarono un castello e poi un vero stabilimento coloniale. Pietra angolare di questa dominazione nella Riviera di Levante, seminarium nautarum, Portovenere partecipa vigorosamente a tutte le imprese e fazioni esterne e interne del comune genovese. Dal sec. XIV comincia a perdere importanza politica e commerciale, col sorgere della Spezia a capoluogo; rimane però una delle principali fortezze della repubblica, di nuovo poderosamente munita nei secoli XVI e XVII contro le incursioni turchesche.
Bibl.: E. Repetti, Dizionario fisico storico della Toscana, Firenze 1841; G. Casalis, Dizionario ecc., Torino 1847; C. Manfroni, La marina di Portovenere, La Spezia 1899; E. Pandiani, Gli statuti di Portovenere, Genova 1901 (v. la recensione di U. Mazzini, in Giornale storico e letterario della Liguria, II, La Spezia 1901); H. Nissen, Ital. Landeskunde, I, Berlino 1902, p. 147; U. Formentini, La Spezia e la sua provincia, La Spezia 1924; id., L'abbazia di S. Pietro in Portovenere, in Giorn. storico e lett. della Liguria, n. s., V, Genova 1929; id., Monumenti di Portovenere, Restauri 1929-34, La Spezia 1934.