PORTUNO e PORTUNALI
Nella sua più antica accezione Portuno appartiene al ciclo di Giano ed è collegato con la porta e con la casa in genere; perciò era raffigurato con la chiave in mano: clavim manu tenere fingebatur et deus putabatur esse portarum (Fest., 56). E poiché il porto è come la porta di entrata e di uscita delle merci, Portuno divenne anche dio dei porti e come tale ebbe un tempio presso il ponte Emilio, dov'era lo scalo delle merci (tempio identificato da taluni con quello rotondo detto di Vesta, presso l'attuale ponte Palatino), un flamine proprio (fl. Portunalis) e una festa (Portunalia) che cadeva il 17 agosto (giorno della dedicazione del tempio) e che il tardo calendario filocaliano chiama Tiberinalia.
Non si conosce quale fosse il rito speciale della festa. Un passo mutilo dello scoliaste veronese a Virgilio, Aen., V, 241, menziona le chiavi e il fuoco: Portunalia, qua apud veteres claves in focum add.... mare institutum, che il Wissowa supplisce con add[itas cre]- mare (si tratterebbe in questo caso di un bruciamento di chiavi di legno). Il mito in appresso associò a Portuno la Mater Matuta applicando ad essi la favola di Palemone e Leucotea (cfr. Ovidio, Fasti, VI, 485 e segg.).