DE' ROSSI, Porzia
Figlia di Giovanni (o Giacomo, secondo il Manso) de' Rossi pistoiese e di Lucrezia Gambacorta di Napoli, nacque a Napoli tra il 1510 e il 1520.
Varie congetture sono state fatte intorno all'origine della famiglia patema. Oriundi certamente di Pistoia, la tradizione, che fa capo al Manso, parla di una famiglia nobile pistoiese che si sarebbe stabilita nel Regno di Napoli in seguito alla cacciata dalla loro città d'origine, dove essi avevano posseduto "varie baronie". Il Nerucci invece, contestando innanzitutto il rapporto tra la famiglia De' Rossi ancora esistente a Pistoia e questi De' Rossi segnalati a Napoli, ha sostenuto che la famiglia avita della D. non sarebbe stata di origine nobile, bensì plebea, probabilmente della Val di Nievole. Comunque stiano le cose, sulla fama di "nobiltà" della D. influì la ben più certa nobiltà della famiglia materna dei Gambacorta, trasferiti a Napoli dalla città di Pisa al tempo di Alfonso I d'Aragona.
Il padre morì assai presto e così la D. rimase sotto la tutela della madre e soprattutto dei cinque fratelli (Jacopo Maria, Fabio, Cesare, Scipione, poi abate di S. Maria della Valle di Giosafa, e Anton Maria) e in compagnia di una sorella, che andrà sposa, in successive nozze, a Lelio dell'Antoglietta, Onofrio Correale e G.B. Carafa.
Nel 1536, ancora giovanetta, andò sposa a Bernardo Tasso, portando in dote la somma assai considerevole di 5-000 fiorini, che furono versati dai fratelli solo in parte: il resto sarebbe stato pagato in rate successive dopo il matrimonio.
La coppia si stabilì a Salerno, nella casa di Bernardo, il quale ci ha lasciato nelle sue lettere un bellissimo ritratto spirituale della sua giovane sposa: affetto, stima, intesa spirituale e soccorso reciproco furono i sentimenti che costantemente alimentarono la loro unione matrimoniale. Nel 1537 nacque la prima figlia, Cornelia, e nel 1542 un figlio, cui fu messo il nome di Torquato, ma che morì ancora in fasce.
Nella primavera del 1543 la D. con la famiglia si trasferì a Sorrento, dove già abitava la sorella Ippolita e suo marito Onofrio Correale, col quale Bernardo Tasso era in buoni rapporti di amicizia. Si stabilirono in una casa sul mare, presa in affitto dalla famiglia Mastrogiudici. Un periodo felice si apriva per la De' Rossi. Il marito si assentava di quando in quando per seguire e servire Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, del quale era il segretario, ma godeva di un periodo di relativa tranquillità e poteva dedicarsi con più agio agli studi. A Sorrento ' dunque, come narra il Serassi (in Vita di B. Tasso, Roma 1785, poi Firenze 1858, p. 36) "in mezzo agli studi poetici del marito, nella maggior quiete e contentezza domestica, e tra gl'influssi favorevoli di quel purissimo cielo, rimase gravida di Torquato", il quale nacque l'11 marzo 1544. Bernardo in quel momento era assente, ma l'anno seguente raggiunse la famiglia per tornare a stare di nuovo nella casa di Sorrento, dove egli avrebbe potuto servire più da vicino gli affari del suo signore.
Le vicende legate alla sollevazione contro il viceré di Napoli Pedro de Toledo (1547), alla quale prese parte assai attiva il principe di Salerno, proprio dietro consiglio del suo segretario, segnarono l'inizio di molte amarezze per la De' Rossi. Separata di nuovo dal marito, con due figli da educare, in una situazione assai delicata per via della parte avuta da Bernardo nelle lotte che dividevano il Regno, ella cadde sempre più sotto la tutela non sempre disinteressata dei fratelli, i quali non avevano mai visto di buon occhio il cognato. Nel 1550 la D. lasciò Salerno, dove ormai non poteva più contare molto sulla presenza e sulla protezione del marito, per andare a stare nel palazzo della famiglia materna, Gambacorta, a Napoli. Qui però venne a trovarsi in una posizione assai ambigua: protetta dalla famiglia, ne è allo stesso tempo suo ostaggio. I provvedimenti del 1552 contro il Sanseverino, passato alla parte francese durante il suo soggiorno a Venezia, e contro i suoi alleati rimasti in città (dichiarati formalmente "ribelli"), segnarono non solo l'inizio del forzato esilio per Bernardo, che non potrà più rientrare a Napoli, ma soprattutto il principio di gravi disgrazie finanziarie e famigliari per la De' Rossi.
In quanto ribelle, a Bernardo, e di conseguenza alla sua famiglia, vennero confiscati tutti i beni (in sostanza la bella casa di Salerno) e alla D. i fratelli si rifiutarono di pagare le successive rate della dote, costringendo la sorella ad una situazione di totale dipendenza finanziaria. Inutilmente Bernardo cercherà di farla uscire dal Regno. Solo uno dei fratelli sembra le sia venuto in aiuto, l'abate di S. Maria, Scipione, che probabilmente si adoperò a trovarle un rifugio nel convento di S. Festo, da dove si sperò sarebbe stato più facile per lei fuggire da Napoli e ricongiungersi col marito a Roma. Solo Torquato, com'è noto, raggiunse il padre, a Roma nel 1554, portando con sé per sempre il ricordo struggente della forzata separazione dalla sua amatissima madre.
La D., ancora giovane, ma sopraffatta dai dispiaceri e dalla solitudine, dopo breve malattia, si spense a Napoli nell'inverno del 1556.
I fratelli della D. alla morte di lei entrarono in possesso dei beni dotali e si rifiutarono di versare le rate della dote che ancora dovevano, nonché di mettere a disposizione dei figli, Cornelia e Torquato, i beni della madre. La lite tra i parenti della D. e Bernardo fu ripresa da Torquato alla fine della sua vita. Nel 1595. sebbene ormai ogni testimonianza risultasse a favore della tesi degli eredi, il protocollo si concluse senza sentenza (Solerti, I, pp. 780 s.; II, pp. 63-72).
Fonti e Bibl.: G. B. Manso, Vita di T. Tasso, Venezia 1621, pp. 7 ss.; B. Tasso, Lettere, Padova 1751, I, n. 137; II, 1, nn. 36, 49, 59 s., 62, 96, 101, 108, 112, 127, 137, 140 s., 162; II, 2, nn. 4, 9, 42, 46, 49; P. A. Serassi, Vita di Tasso, Firenze 1858, pp. 36 ss.; B. Capasso, Il Tasso e la sua famiglia a Sorrento, Napoli 1866, pp. 85 s., 107; G. Tigri, Notizie biogr. di P. D., Pistoia 1871; A. Solerti, Vita di T. Tasso, Torino-Roma 1895, I, pp. 4-21; II, pp. 63-72; P. D. Pasolini, Igenitori del Tasso, Roma 1895 (in frontespizio ritratto della D. conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze); G. Nerucci, La P. D. madre del Tasso, Pistoia 1901.