posizione dominante
Significativo potere di mercato da parte di un’impresa rispetto alle altre. La nozione giuridica corrispondente si è sviluppata nel diritto antitrust (➔) dell’Unione Europea. La creazione o il rafforzamento di una p. d. non sono vietati se traggono origine dalla crescita interna dell’impresa, ma solo se conseguiti tramite una concentrazione tra imprese. Nella versione consolidata del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (➔ Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità Europea), l’art. 102/2008/TFUE vieta l’abuso di una p. d., ossia i comportamenti di un’impresa dotata di tale potere di mercato, soprattutto quelli volti a escludere dal mercato concorrenti ugualmente efficienti, in specie se europei.
La nozione di p. d. è stata evinta dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità Europee. Nonostante gli oltre 30 anni trascorsi, continua a mantenere una validità concettuale la definizione di ‘dominanza’, contenuta nella sentenza della Corte di giustizia nel caso United Brands Company del 1978: «una posizione di potenza economica, grazie alla quale l’impresa che la detiene è in grado di ostacolare la persistenza di una concorrenza effettiva sul mercato in questione, e ha la possibilità di tenere comportamenti alquanto indipendenti nei confronti dei concorrenti, dei clienti e, in ultima analisi, dei consumatori».
Per verificare la presenza di dominanza va accertato se la concorrenza (➔ concorrenza, tutela della), esistente o potenziale, non sia sufficiente a disciplinare i comportamenti dell’impresa. In altri termini, per individuare le possibilità di sostituibilità dal lato della domanda e dell’offerta bisogna, preliminarmente, definire il mercato geografico e del prodotto. La p. d. viene quindi identificata tenendo conto di due elementi principali, la quota di mercato dell’impresa e l’efficacia dei concorrenti (anche di quelli potenziali) a disciplinarne il comportamento. In generale, le probabilità che un’impresa divenga o sia dominante sono tanto maggiori quanto più elevata è la sua quota di mercato. Tuttavia, anche in tale condizione, l’ingresso nel mercato potrebbe essere facile a tal punto che l’impresa non riesce a esercitare durevolmente un potere significativo. Quote elevate costituiscono, pertanto, solo un indizio di dominanza. Viceversa, quote relativamente modeste portano a escludere una p. d.; in particolare, la Commissione europea ha determinato la quota di mercato al 40%, al di sotto della quale la p. d. è ritenuta «improbabile».
La valutazione della dominanza differisce, soprattutto per l’enfasi sul futuro, nel caso di abuso di p. d. rispetto a quello del controllo delle concentrazioni. Nel primo, è necessario accertare se la p. di rilievo dell’impresa nel mercato le consente l’esercizio di un significativo e duraturo potere. La p. d. deve perciò essere chiaramente stabilita, perché si possa evidenziare un abuso. Occorre, perciò, una verifica su eventuali nuovi ingressi nel mercato negli ultimi anni, se essi abbiano costituito una minaccia concorrenziale per l’impresa e se vi sia la possibilità di nuovi e tempestivi ingressi nel futuro, capaci di disciplinare l’impresa. Nel controllo sulle concentrazioni, invece, l’obiettivo è evitare un deterioramento delle condizioni concorrenziali come conseguenza dell’operazione. Pertanto, l’analisi è soprattutto proiettata verso il futuro e il ruolo degli ostacoli all’ingresso nel mercato è particolarmente rilevante.
La p. d. prescinde dalla dimensione assoluta dell’impresa, dall’elevatezza del suo fatturato o dal volume delle attività. Infatti, un fatturato elevato può discendere dalla dimensione del mercato o dal fatto che un’impresa opera in una pluralità di mercati, senza essere d. in alcuno di essi. Inoltre, la p. d. non è una nozione assoluta e un’impresa può essere d. relativamente solo ad alcuni aspetti della sua attività. Per es., un’impresa può risultare d. nei confronti dei suoi fornitori, senza esserlo nei confronti dei propri clienti. In tal caso, la sua presenza in una pluralità di mercati può consentirle di detenere una p. d. nel mercato degli input, senza che vi sia una pari condizione su quello dell’output.
Il concetto di p. d. è stato generalmente assimilato a quello di potere di mercato dell’impresa. Come il potere di mercato cresce via via che l’impresa si avvicina al monopolio (➔), e tanto più il mercato è isolato dagli altri, nel senso che le possibilità di sostituzione del prodotto con altri diversi sono basse, così la dominanza è articolata in termini di grado, nel senso che via via che essa aumenta, più semplice è provare gli effetti anticoncorrenziali dell’eventuale abuso.