possa
Vale " potenza ", " forza ", variamente intese. Talora si tratta di " forza fisica ": di D., che su per le aspre salite del Purgatorio si sente la possa de le gambe [" potentiam ambulandi ", Benvenuto] posta in triegue (Pg XVII 75; e analogamente XXVII 75 la natura del monte ci affranse / la possa del salir più), o degli uomini in generale, in un passo in cui il vicino richiamo ai giganti e l'accostamento a mente conferiscono al sostantivo un più energico significato di " forza materiale " (Scartazzini-Vandelli): dove l'argomento de la mente / s'aggiugne al mal volere e a la possa, / nessun riparo vi può far la gente (If XXXI 56).
Più precisa l'allusione agli Aretini, che l'amara requisitoria di Guido del Duca trasforma in botoli... / ringhiosi più che non chiede lor possa, " quia praesumunt super vires eorum " (Benvenuto: cfr. Pg XIV 47). Qui p. vale " forza fisica " nel riferimento ai botoli " forza politica e militare " con riferimento agli Aretini (per quest'ultima accezione, cfr. Pg XVIII 123 tale... / tosto piangerà quel monastero, / e tristo fia d'avere avuta possa: è Alberto della Scala che approfitta del suo potere per far nominare il figlio illegittimo Giuseppe abate di San Zeno); cui può aggiungersi ancora il senso di " potere economico " se, come vogliono alcuni, la possa / di nuovo acquisto (Pg XX 56) va intesa quale " potenza di nuove ricchezze " (Chimenz, come già Benvenuto e altri; Mattalia; ma cfr. ACQUISTO). Più sfumato e generico il valore del termine nell'esclamazione che deplora la vana gloria de l'umane posse (XI 91): quella che gli uomini vanamente traggono dalle opere del loro ingegno, come suggerisce il contesto.
Va considerato a parte il passo di Pg XXV 57, dove si parla della formazione dell'essere umano: la virtute attiva / ... imprende / ad organar le posse ond'è semente, " ad faciendum organa potentiis corporalibus, sicut oculum visui, aurem auditui " (Benvenuto; il Mattalia rileva la stretta connessione del sostantivo al verbo: " ‛ possa ' e ‛ potenza ' e ‛ organo ' sono concetti interdipendenti; non c'è funzione o facoltà senza organo corrispondente... ").
In Pg XXIII 79 il sostantivo indica " facoltà ", " capacità ", e insieme anche " eventualità ": Se prima fu la possa in te finita di / peccar più, che sovvenisse l'ora / del buon dolor ... / come se' tu qua sù venuto ancora?, cioè " se la facoltà di peccare venne meno in te prima che arrivasse l'ora del pentimento " (Casini-Barbi).
Nelle tre occorrenze del Paradiso il vocabolo indica una " forza " spirituale: quella di convinzione che alle preghiere per Traiano rivolte a Dio da s. Gregorio conferisce la viva spene da cui sono animate (XX 109), o quella d'ispirazione che D. invoca per i suoi versi brevi dalla diva Pegasea (XVIII 87); o ancora la " potenza ", la " capacità " dell'alta fantasia che il poeta sente venir meno di fronte alla visione di Dio, " quia... altius non potuit ascendere " (Buti; cfr. XXXIII 142), giacché nostro intelletto, per difetto de la vertù da la quale trae quello ch'el vede, che è virtù organica, cioè la fantasia, non puote a certe cose salire (però che la fantasia nol puote aiutare, ché non ha lo di che), sì come sono le sustanze partite da materia, de le quali se alcuna considerazione di quella avere potemo, intendere non le potemo né comprendere perfettamente (Cv III IV 9). V. anche NONPOSSA.