possibile
Il termine (dal latino possibilis, forma nominale o ‛ casualis ' del verbo posse; greco δυνατόν) indica una possibilità nell'ambito del pensiero o dell'essere e, nell'accezione più ampia, si oppone a ‛ impossibile ' (v.). In rima si trova la forma tronca (Pd III 125 e XXXII 144).
La nozione di p. ha il suo fondamento in Arist. Metaph. V 12, 1019a 32-b15, Interpr. 12-13 e Anal. pr. I 8-22, e ha ricevuto molteplici articolazioni soprattutto in rapporto al problema di ciò che, in logica, si dice p. in contrapposizione a ‛ impossibile ' e in distinzione da ‛ necessario ' (tutto ciò che è necessario è p., non viceversa) e da ‛ contingente ' (p. può essere suo sinonimo, e allora assume il valore di ‛ non impossibile e non necessario '; o può distinguersi da esso, conservando l'accezione di ‛ non impossibile '); sia in rapporto al problema dell'onnipotenza di Dio, a proposito del quale vengono fissate le nozioni di p. " per respectum ad aliquam potentiam, sicut quod subditur humanae potentiae, dicitur esse ‛ possibile homini ' ", e di p. " absolute, ex habitudine terminorum... quia praedicatum non repugnat subiecto " (così Tomm. Sum. theol. I 25 3 e 46 1 ad 1).
Come aggettivo, il termine designa l'intelletto p., che è l'equivalente del νοῦς τῷ πάντα γίνεσται di Arist. Anima III 5, 430a 14-15 (cfr. 4, 429a 16 e 22), cioè dell'intelletto ‛ col quale si diventa tutte le cose ' (da non confondere con il παθητικὸς νοῦς o " intellectus passibilis ", o passivo, di Anima III 5, 430a 24, che designa la fantasia o cogitativa).
Secondo D. l'intelletto p. è creato direttamente da Dio ed è ricco dei germi del sapere o forme universali. Così in Cv IV XXI 5 La quale [anima in vita], incontanente produtta, riceve da la virtù del motore del cielo lo intelletto possibile, e 7 la vertude intellettuale possibile; in Pg XXV 65 è ricordato l'errore di Averroè, che fe' disgiunto / da l'anima il possibile intelletto; cfr. Mn I IV 1.
Costruito con ‛ come ' (‛ per quanto ', ‛ per quel che ') o con ‛ quanto ', p. designa spesso la capacità propria di una natura contingente, che ha una sua limitazione o ‛ misura '. Per il primo caso, cfr. Cv II VII 6 Onde io pensando spesse volte come possibile m'era, me n'andava quasi rapito, e IV XXIII 1 Poi che dimostrata sufficientemente pare la diffinizione di nobilitade, e quella per le sue parti, come possibile è stato, è dichiarata. Per il secondo caso, cfr. Cv IV XXII 1 quanto più mi sarà possibile, per quanto la mia capacità me lo consentirà; Pd III 125 La vista mia, che tanto lei [Piccarda] seguio / quanto possibil fu, e XXXII 144 drizzeremo li occhi al primo amore, / sì che, guardando verso lui, penètri / quant'è possibil per lo suo fulgore (si tratta dei limiti della capacità intellettiva di D. di andare dietro allo sguardo e immergersi nella contemplazione di Dio).
In tutti questi luoghi viene indicato il limite massimo ‛ positivo ' di una potenza o possibilità umana; ma in Cv III XV 10 è fornito il limite massimo ‛ negativo ' della conoscenza, mediante l'indicazione degli oggetti posti fuori della portata dell'intelletto umano: Onde, con ciò sia cosa che conoscere di Dio e di certe altre cose quello esse sono non sia possibile a la nostra natura, quello da noi naturalmente non è desiderato di sapere.
Altrove il termine sta in contesti in cui si precisa il limite di una potenza di un paziente rispetto all'azione di un agente (per le nozioni di ‛ potenza attiva ', propria dell'agente, e di ‛ potenza passiva ', propria del paziente, anche in rapporto alle potenze o facoltà umane, v. POTENZA): Cv III XIV 2 discendendo la loro virtù ne le pazienti cose, [gli agenti naturali] recano quelle a loro similitudine, tanto quanto possibili sono a venire, e 3 Dio questo amore a sua similitudine reduce, quanto esso è possibile a lui assimigliarsi; cfr. IV XXIII 5 ciascuno effetto, in quanto effetto è, riceve la similitudine de la sua cagione, quanto è più possibile di ritenere.
In III VII 16 l'espressione ‛ fare p. ' vale " far ritenere possibile "; nel caso, rendere credibili i miracoli, operati da Cristo e dai santi, su cui si fonda la fede, e dei quali non sempre si ha diretta esperienza, mediante la vista di quel miracolo in terra che è la Donna gentile. In due luoghi (II I 13 posto che possibile fosse, e II XIV 16 ponemo che possibile fosse) il termine occorre in argomentazioni logiche al fine di mostrare l'assurdo di certe asserzioni e con ciò confermare la tesi proposta dall'autore. Si notino i seguenti costrutti: IV XIV 10 [abito e privazione] sono a uno medesimo subietto possibili, cioè, possono accadere; Pg III 77 sì che possibil sia, sì possa (in forma impersonale; latino possibile sit); XI 51 possibile a salir, " che possa essere salito da " (Sapegno); Vn XXV 8 la quale... sia possibile d'aprire per prosa, che possa essere chiarita in prosa.