post-umanista
(post umanista), s. m. e f. e agg. Chi o che tende a superare i limiti e la centralità dell’uomo.
• Per i post-umanisti, invece, trasformare il proprio corpo, migliorarlo e «aumentarlo» significa modificare l’identità umana, opporsi a ogni forma di determinismo, affermare la libertà senza limiti di una volontà onnipotente. Ognuno di noi può diventare ciò che vuole, manipolando il proprio corpo fino a che non diventi un ipercorpo senza difetti. (Michela Marzano, Repubblica, 16 gennaio 2010, p. 39, Cultura) • Analogamente al padre della pop art, [Damien] Hirst ha due identità: una pubblica e una privata. […] I suoi esordi sono segnati dalla creazione di uno stile scandaloso. Siamo nei primi anni Novanta, dominati dalla Young british art. In consonanza con i protagonisti di quel gruppo, Hirst muove dalla lezione dei post umanisti: Francis Bacon e Lucien Freud. Lavora sulla corporeità. (Vincenzo Trione, Corriere della sera, 26 novembre 2010, p. 56) • è sicuramente vero che nella nostra società ci sia il rischio che lo sviluppo del proprio talento venga vissuto in modo autonomo, ripiegato, indifferente a quella rete di rapporti che ci lega, o dovrebbe legarci, alla nostra comunità. Ma questo certamente non è da imputare alla tradizione cattolica, se mai a un eccesso di individualismo che affonda le sue radici nella progressiva scristianizzazione post-umanista. (Stefano Gheno, Avvenire, 25 settembre 2014, p. 3, Idee).
- Derivato dal s. m. e f. e agg. umanista con l’aggiunta del prefisso post-.
- Già attestato nella Stampa del 28 ottobre 1994, p. 25, Spettacoli (Lietta Tornabuoni), nella variante grafica postumanista.