postumanismo
(post-umanismo), s. m. Fase storica che tende al superamento della centralità dell’uomo.
• Il post-umanismo si fonda sulla convinzione che, un giorno, l’uomo potrà finalmente farla finita con la banalità della propria condizione, con i limiti del proprio corpo. Il corpo, infatti, è deludente: ha solo due braccia e due gambe; le sue performance sono estremamente limitate; non è all’altezza delle sfide del mondo contemporaneo. (Michela Marzano, Repubblica, 16 gennaio 2010, p. 39, Cultura) • «La società dell’uomo biosoggettivo segue la concezione del “migliorismo”, per cui bisogna cambiare l’esistenza per migliorare. Ma credere che possiamo pervenire a una felicità superiore a quella che abbiamo è un fantasma comune nell’uomo di oggi, proprio come il post-umanismo è una fantasmagoria che segna il passaggio limite di una tendenza forte nella società attuale» (Yves-Charles Zarka riportato da Ornella Sgroi, Sicilia, 21 giugno 2012, p. 23, Cultura) • Ma l’esercizio non è forse encomiabile? E il desiderio di perfezionamento non va elogiato? Si può rispondere con Peter Sloterdijk, quando riflette su quella che chiama l’antropotecnica del postumanismo. Abbiamo ereditato dal Novecento la figura dell’oltreuomo, la spinta a sfidare i vincoli fisici, a superare ogni limite. Siamo tutti acrobati. (Donatella Di Cesare, Corriere della sera, 13 marzo 2016, La Lettura, p. 6).
- Derivato dal s. m. umanismo con l’aggiunta del prefisso post-.
- Già attestato nella Stampa del 14 settembre 2001, p. 34, Appunti (Gianni Vattimo), nella variante grafica post-umanismo.