POSTUMIA (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Trieste, e stazione di confine sulla ferrovia che unisce questa città con Lubiana. Postumia, il cui nome si vuole discenda da Arae postumae, segno del limite estremo, per un certo tempo, della conquista romana verso la Sava (di qui lo sloveno Postojna; in tedesco fu chiamata Adelsberg, o monte dell'aquila, sotto il cui nome la località fu conosciuta prima dell'unione all'Italia), sorge a 554 m. s. m., in mezzo a una vasta conca, sormontata a NO. dal margine meridionale e orientale della Selva di Piro (M. Secco 1313 m.), a E. dal Pomario (1268 m.), che la separa dal finitimo bacino carsico del Circonio, e a S. dall'Ossoinizza (820 m.) e dai M. Ferusi (391 m.). Tra l'uno e l'altro di questi due ultimi rilievi disegna il suo corso la Piuca, modesto torrente subalveo, che proviene dal M. Gradisca (791 m.) e attraversa la conca stessa (per una quindicina di km. all'incirca) per uscirne, con percorso sotterraneo, verso Planina, passare in territorio iugoslavo, dove muta nome (Unz o Unec), e finire poi alla Sava (col nome di Ljubljanica). La parte occidentale della conca è drenata dal Rio del M. Re (o Nanosca), che affluisce alla Piuca presso Ottocco; così ingrossato il torrente continua il suo decorso all'aperto, fino a che la formazione arenaceo-marnosa dell'Eocene superiore, su cui ha disteso finora il suo letto, non fa posto al tipico calcare cretaceo fortemente fessurato, di un pianoro (Alpe Gora), che dalla vetta del M. Sovici (674 m.) si protende per 2,5 km. verso NE.; quivi le acque sono riuscite ad aprire facilmente tutta una rete di meandri sotterranei nella sbarra rocciosa, che probabilmente la Piuca superava ancora nel Pliocene con un decorso subaereo. La valle chiusa di Postumia comunica così con quella di Planina, a cui confluiscono del pari, per nascosto cammino, le acque del più vasto fra i laghi temporanei della regione carsica, il Circonio. I canali sotterranei che la Piuca s'è scavati fra la conca di Postumia e quella di Planina e che formano, insieme con gli altri dovuti ai suoi affluenti, un unico labirinto intercomunicante, ancora in parte inesplorato, appaiono nel loro complesso disposti in modo che i rispettivi livelli vanno decrescendo da E. verso O. Già all'imbocco attuale della grotta (quota 531) è facile riconoscere che i banchi calcarei dell'altopiano del Sovici sono inclinati di circa 45° da NE. in SO. La lenta, continua migrazione dell'alveo della Piuca fu accompagnata e in parte determinata da tutta una serie di crolli di assestamento; a questi si deve il decorso molto complicato dei condotti (disposti all'ingrosso in larghi anelli), nei quali le acque cercarono, volta per volta, di regolarizzare il proprio deflusso. In definitiva, anche per il più modesto carico liquido che le mutate condizioni meteorologiche riserbarono alla Piuca dopo il Pliocene, questa venne tutta contenuta dal bacino occidentale, il bacino oggi attivo, mentre gli altri canali, abbandonati, iniziavano quella trasformazione da cui doveva uscire uno dei più meravigliosi complessi di grotte che si conoscano.
Questo, nella parte finora esplorata e riconosciuta, ha uno sviluppo lineare di circa 15 km. (comprendendovi le grotte di Ottocco e il cavernone di Planina), sistemati con opportune provvidenze: gallerie artificiali, allargamenti, strade, scale, ponti, parapetti, ecc., il braccio orientale, dal Grande duomo al Calvario, è servito da una piccola ferrovia di 1600 metri di lunghezza, in modo che è possibile circolare con facilità e sicurezza attraverso almeno tutto il percorso congiungente l'odierno ingresso con l'abisso della Piuca, oltre il quale un laghetto-sifone preclude la via verso la caverna di Planina. Il sistema sotterraneo di Postumia, come è attualmente ordinato, risulta in sostanza di tre anelli (Braccio mediano e orientale dalla Sala del bivio al Calvario: km. 1,25; Grotta del Paradiso: km. 0,8; Grotta nera: km. 1,2), riuniti da condotti naturali (braccio orientale dall'ingresso alla Sala del Bivio: km. 1; Calvario: km. o,3) o artificiali (Galleria Bertarelli, m. 495) e completati da una serie di cavità laterali (Grotta dei nomi antichi: m. 200; Grotta tricolore: m. 770; Grotta dell'uomo nudo, m. 400; il Tartaro, m. 550), che corrispondono per lo più a vecchi alvei di affluenti della Piuca. Il corso attuale del fiume è seguito solo nella parte settentrionale del sistema (Abisso della Piuca: m. 770), di recente collegata con le altre grotte: solo in queste perciò si ha il caratteristico sviluppo delle concrezioni, alla cui incredibile varietà di tinte e di movenze è dovuta forse la più sottile magia di questi spettacoli. Dove i cunicoli si allargano, ne risultano vani talora di vaste proporzioni, come il Grande duomo (45 m. di larghezza, 30 di lunghezza, 30 di altezza, capacità 40 mila mc.), la Sala da ballo (47 × 28 × 12 m.), il Cavernone dei concerti (43 × 70 × 33 m., capacità 85 mila mc.), ecc., i cui nomi, dovuti per lo più alla fantasia popolare, rivelano felicemente le caratteristiche più evidenti (v. anche grotta, XVII, tavv. CIX-CX).
L'esplorazione e la valorizzazione turistica delle grotte di Postumia hanno avuto uno sviluppo decisivo solo nell'ultimo cinquantennio, e più specialmente dopo l'annessione all'Italia. Sebbene l'accesso e le prime cavità laterali fossero noti e visitati certo fino dal tardo Medioevo (la Grotta dei nomi antichi ha iscrizioni di varî secoli: la più antica oggi leggibile è del 1412, ma ve ne era una del 1213), la ricognizione del vasto labirinto è in sostanza piuttosto recente. Se è vero che i primi studiosi che percorsero la regione e la esplorarono con intenti scientifici furono degli stranieri (precursore il tedesco A. Schilde, che vi lavorò fra il 1805 e il 1852), va aggiunto che la grotta, prima del 1923, non poteva off0ire al pubblico che piccola parte dei suoi tesori, anche per lo stato in cui erano ridotte le sue strade, profondamente corrose dallo stillicidio e quasi impraticabili. Con i lavori compiuti dopo il 1923 (creazione dell'Azienda demaniale di Postumia, poi resa autonoma) non solo vennero migliorate grandemente le condizioni della viabilità nelle vecchie grotte (che finivano al Calvario), ma queste furono, come si è accennato, messe finalmente in comunicazione diretta, per mezzo di gallerie artificiali, una di 495 m (Galleria Bertarelli), l'altra di 106 m., con altre due delle più interessanti cavità della zona, la Grotta nera (così detta dal colore che le concrezioni hanno assunto per la fuliggine delle torce) e l'Abisso della Piuca, immane voragine che si sprofonda a picco per ben 65 m. e che nel fondo si apre con un ampio vòlto sopra una caverna laterale attraverso la quale romba il fiume. Le grotte sono illuminate elettricamente, ed ospitano, nella ricorrenza della Pentecoste e della prima domenica di settembre, la folla che accorre a celebrarvi le feste tradizionali; nella Grotta del gufo si tennero neI 1929 quattro concerti, cui assistettero complessivamente 50 mila persone.
Il movimento turistico, che durante il periodo austriaco aveva segnato il suo massimo nel 1914 con 40 mila visitatori (ma con una media di poco più di 15 mila fra il 1900 e il 1910), salì ad oltre 200 mila nel 1929 (nel 1932 la crisi lo ha alquanto contratto), ciò che dimostra come Postumia goda ormai di rinomanza mondiale. In pari tempo il centro abitato ha visto più che triplicare la sua popolazione, passata da 1896 a 4260 ab. (da 4548 a 6692 nel comune che abbraccia kmq. 111,75) fra il 1921 e il 1931.
V. tavv. XXIII e XXIV.
Bibl.: Buona la bibl. nell'opera di L. V. Bertarelli-E. Boegan, Duemila Grotte, Milano 1926, p. 339 segg. Ottima la recente guida di G. A. Perco-S. Gradenigo, Postumia e il fantastico mondo sotterraneo attraverso le sue celebri grotte, Postumia 1930, di carattere divulgativo.