Vedi POTENTIA dell'anno: 1965 - 1996
ΡΟΤΕΝΤIA (v. vol. VI, p. 411)
Città della Regio V augustea (Picenum), fondata presso la foce del fiume Potenza (Flosis) nel 184 a.C. Il suo nome è menzionato da Cicerone (Har. resp., 63; Brut., 79), da Livio (XXXIX, 44, 10; XLI, 27, 11), da Plinio (Nat. hist., III, 3, III), da Mela (Il, 65) e da altre fonti (Vell., 1, 15, 2; Itin. Anton., 313, 1; An. Rav., 31, 44; 46, 8; Tab. Peut., 5, 5; Strab., ν, 4, 2; Ptol., Geog., III, 1, 18). Saggi di scavo praticati tra il 1976 e il 1977 hanno accertato sulla sommità della collina di Montarice la presenza di tracce di un insediamento dell'Età del Bronzo. Nell'occasione sono stati recuperati anche due frammenti di ceramica attica figurata, relativi rispettivamente a una kỳlix a figure nere e a un cratere a calice a figure rosse. Sulle pendici S della collina sono stati raccolti frammenti di ceramica d'impasto e di vasellami tornito, alcuni databili in età protostorica; tra questi si segnala un frammento di kỳlix a figure nere, in cui si può riconoscere parte di una figura panneggiata seduta. I frammenti delle due kỳlikes sono stati attribuiti al Gruppo di Haimon (490-480 a.C.), mentre il frammento di cratere a calice alla bottega del Pittore dei Niobidi.
I materiali ceramici documentano la continuità di vita sulla collina dall'Età del Bronzo all'Età del Ferro. L'insediamento protostorico di Montarice si colloca in un territorio abitato in un arco di tempo compreso tra la metà del VI e il V sec. a.C.; necropoli picene di vaste proporzioni sono state individuate sia a Recanati sia a Portorecanati.
Sono noti inoltre diversi resti di insediamenti disposti lungo la bassa vallata del fiume Potenza. Si è proposta dunque l'esistenza di un percorso stradale protostorico che, distaccandosi dalla via litoranea, toccava i siti di Leonessa, Montarice, Castelfidardo; questo tracciato stradale sembra ancora in uso in epoca romana e nell'Alto Medioevo.
Si ripropone la stessa situazione constatata in connessione con altre antiche foci di fiumi nella regione medioadriatica, in particolare quella dell’Ariminus (Marecchia) e del Pisaurus (Foglia). Qui è stata accertata in età protostorica la presenza di un insediamento presso la foce, utilizzata come porto-canale nel contesto della frequentazione della rotta costiera da parte di naviganti greci diretti al delta del Po. Anche in questo caso gli abitati preromani di Covignano e di Novilara sono i centri di altura che determinano un avamposto costiero rispettivamente nei siti su cui sorsero Ariminum e Pisaurum. Per analogia si potrebbe proporre lo stesso rapporto di dipendenza in età protostorica tra l'abitato sul colle di Montarice e l'avamposto sull'antica foce del Potenza, nel luogo su cui in seguito è stata fondata la colonia di P., nello stesso anno (184 a.C.) della consorella Pisaurum.
Gli scavi in atto hanno confermato con documentazione archeologica questa circostanza; P. è stata ubicata su un terrazzo naturale, sulla sinistra dell'antica foce del Potenza, sopraelevato di una decina di metri rispetto alla vicina linea di costa. Uno spesso strato antropico, immediatamente al di sopra del terreno vergine e sotto i resti della città romana, sembra documentare il passaggio tra l'abitato indigeno e l'aggregato urbano successivo.
L'area della colonia fino a ora esplorata è di circa 1 ha, mentre quella dell'intera città doveva estendersi almeno per 4 ha, come si è dedotto dai dati forniti dal rilievo aereofotografico e dai resti archeologici rinvenuti nel luogo. Recenti scavi hanno riportato alla luce i resti di un tempio su podio, di un attiguo porticato, di un'ampia area pubblica pavimentata e di un edificio con mosaici. L'intero complesso monumentale è caratterizzato da una pianta regolare e da strutture murarie conservate nel primo spiccato, con disposizione spesso simmetrica. La fase edilizia più antica dell'impianto risale almeno alla fine del II-inizî I sec. a.C.; esistono anche attestazioni di varî interventi successivi, documentati fino al V sec. d.C.
Significativa è la scoperta dei resti del podio di un tempio in calcare, costituiti dalla cornice di base e da alcuni blocchi relativi alla parete e alla cornice di coronamento, per una altezza totale di m 1,78 (6 piedi romani); la pianta risulta di m 8 X 16,50 c.a, esclusa la scala di ingresso sul lato orientale. Si trattava probabilmente di un edificio di culto a unica cella, prostilo, tetrastilo, di ordine dorico, come risulterebbe da un capitello dello stesso materiale rinvenuto nelle vicinanze. La datazione proposta va dalla fine del II alla metà del I sec. a.C. Il tempio era circondato almeno su tre lati da un portico (m 49 X 25), in origine a una sola navata e aperto verso l'interno del piazzale; a una fase edilizia successiva si riferisce il muro che chiude l'intero portico e che determina la seconda navata.
A Ν di questo significativo luogo di culto è stata rinvenuta un'estesa area, forse pubblica, pavimentata in opus spicatum e circondata da un colonnato almeno su due lati. Alcune monete recuperate in fondazione datano la fase originaria di questa struttura alla metà del I sec. a.C. Sul lato O è stata messa in luce parte di un ampio edificio, costituito da una serie di ambienti con pavimenti a mosaico e pareti affrescate; esso è stato datato alla fine dell'età repubblicana e considerato di destinazione pubblica. Si tratta in definitiva di un complesso monumentale di prestigio, nel quale si potrebbe riconoscere l'area forense, monumentalizzata poco dopo la fondazione della colonia.
Altre strutture sono state rinvenute poco a Ν della città. È stata messa in luce una vasta necropoli datata dai materiali rinvenuti tra il II sec. a.C. e il IV sec. d.C. e riferibile quindi all'intero periodo di vita di Potentia. Sono stati anche scoperti nella stessa zona resti di una villa rustica, mentre dall'area adiacente del colle Burchi provengono resti edilizi e testimonianze epigrafiche.
Dopo l'abbandono in età tardoantica, la riscoperta del sito della città avvenne già nel Quattrocento da parte di Biondo Flavio e proseguì nel secolo successivo con Leandro Alberti. Un agglomerato di ruderi è segnalato presso la foce del fiume Potenza nella Carta del Piceno nella Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, dipinta verso il 1580-1581 da E. Danti.
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(M. Luni)